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Mi ha portato la cicogna

All’Oasi Parco RAASM di San Zeno di Cassola le cicogne sono diventate stanziali. E nascono anche le nuove generazioni. Censiti dalla Lipu ben 11 nidi attivi per un totale di 13 giovani cicognini osservati

Pubblicato il 03-07-2024
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Elena Pavan

“Mi ha portato la cicogna”.
Questa volta non è una leggenda per i bambini: perché è stata proprio la cicogna a farli nascere.
È quello che direbbero, se potessero parlare, i cicognini che in questi mesi hanno visto la luce all’Oasi Parco RAASM di San Zeno di Cassola, esempio unico nel suo genere di area naturalistica realizzata e sviluppata in ambiente urbano e produttivo.

Foto di Fabio Moretto e Paolo Vacilotto dell’associazione Lipu

Tra le tante specie di uccelli che vivono stabilmente negli oltre 12 ettari di verde che circondano l’azienda RAASM c’è infatti anche la cicogna bianca (Ciconia ciconia) o cicogna europea, che da secoli nidifica sul nostro continente.
Anche in tutta l’area circostante il parco è possibile avvistare le cicogne mentre volano nei dintorni, setacciano i campi o riposano sui lampioni.
È uno spettacolo a cui non siamo più abituati, a maggior ragione in un contesto fortemente antropizzato come il nostro territorio, e che quindi lascia sempre a bocca aperta.
E ancor di più in primavera, quando questi elegantissimi volatili sistemano i nidi, stanno di vedetta, si ritrovano e si corteggiano con i caratteristici battiti di becco e alla fine danno vita alla nuova generazione.
Quelle europee sono le classiche cicogne dell’immaginario collettivo, con il becco e le lunghe zampe di tonalità rosso-arancio e col piumaggio candido del corpo su cui spiccano le penne remiganti delle ali di un lucido colore nero.
Le cicogne baby non hanno ancora le stesse caratteristiche dei loro genitori: il loro becco è di colore grigio scuro e solo verso il terzo anno di età prende la gradazione aranciata.
Quella di mamma e di papà cicogna è una famigliola molto unita e soprattutto molto attenta alla distribuzione delle responsabilità.
Una volta all’anno, la femmina depone le uova, che vengono poi covate a turno per poco più di un mese da entrambi i genitori fino alla schiusa.
Dopo circa due mesi, i piccoli saranno già pronti a lasciare il nido, pur restando dipendenti dai genitori ancora per qualche settimana. Durante questo periodo, maschio e femmina si dividono equamente i compiti, tra cui nutrire i cicognini e proteggere il nido, in preparazione del “grande viaggio” che li aspetta.

La cicogna, per sua natura, è infatti un uccello migratore.
Tra agosto e settembre, gli stormi di questi grandi e sontuosi trampolieri migrano dall’Europa verso l’Asia e verso l’Africa, dove trascorrono l’inverno, percorrendo ogni giorno fino a 100 chilometri nel lungo viaggio che non li vede mai sorvolare il Mediterraneo perché per mantenersi in volo hanno bisogno di correnti termiche d’aria che non si formano sull’acqua.
Ma se una colonia di cicogne trova un habitat con condizioni particolarmente favorevoli per la nidificazione, per cibarsi e per la “vita di gruppo”, trattandosi di una specie con un forte istinto di aggregazione, può anche decidere di annullare il biglietto aereo per la migrazione autunnale e di diventare stanziale.

È quello che è accaduto all’Oasi Parco RAASM, dove da anni è stata messa in atto una politica di reintroduzione in Italia della specie, che per lungo tempo era stata ritenuta a rischio di estinzione nel nostro Paese a causa dell’attività dell’uomo che le aveva reso avverso il territorio, costringendola a proseguire oltre.
Oltre alla presenza nel parco dei più maestosi alberi, nella grande area naturalistica dell’azienda sono stati innalzati alti tralicci dove le cicogne possono fare il nido e sono state installare delle telecamere in modo da poterle monitorare e proteggere.
L’Oasi Parco RAASM collabora inoltre con diverse associazioni animaliste: in questo modo anche cicogne esterne, se ferite od ammalate, possano trovare qui accoglienza per un periodo temporaneo di cura e convalescenza.
La “prima casa” delle cicogne di San Zeno è la grande voliera di oltre 1000 metri quadrati di superficie ubicata nell’area a nord-ovest del parco, adatta al volo come dice il suo stesso nome, dove gli esemplari vengono introdotti per circa due anni e mezzo.
Una volta liberati, questi splendidi uccelli rimangono a circoscrivere il proprio habitat, a trovare il cibo, ad aggregarsi assieme agli altri e a nidificare all’interno dell’oasi naturalistica aziendale, dando vita alla loro presenza in pianta stabile.
Ed è così che dentro il parco la cicogna, fedele all’antico modo di dire che ne fa un simbolo amato di fertilità nella tradizione popolare, porta anche i nuovi nati.

I lieti eventi nell’Oasi Parco hanno richiamato l’attenzione della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) che nei giorni scorsi ha compiuto un sopralluogo di osservazione sulla natalità della cicogna bianca nell’area naturalistica aziendale.
Nell’ambito del censimento europeo in corso sulla nidificazione in Italia, il referente Lipu Paolo Vacilotto, naturalista ornitologo, insieme ad altri collaboratori sta infatti raccogliendo i dati per il Veneto.
A San Zeno di Cassola presso la ditta RAASM, Vacilotto e il suo staff hanno censito ben 11 nidi attivi per un totale di 13 giovani osservati in 7 nidi.
Si tratta di circa la metà delle “sale parto” di questi stupendi trampolieri nella nostra Regione, dal momento che in Veneto le coppie di cicogne nidificanti censite dovrebbero essere oltre venti.
Largo ai giovani, dunque. Liberi di crescere e soprattutto di volare, come è giusto che facciano le nuove generazioni.
Può così capitare, facendo un giro in primavera sui percorsi dell’Oasi Parco RAASM, di sentire all’improvviso sopra i nidi il rumore di rapidi e ripetuti battiti, come il suono delle percussioni delle nacchere.
È il rumore inconfondibile di un amoroso flamenco: quello delle coppie di cicogne che si corteggiano tambureggiando col becco, pronte a generare una nuova nidiata.

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