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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Interviste

A tu per tu con il Prof.Giorgio Pegoraro

Sulla scacchiera della cultura

Pubblicato il 25-08-2009
Visto 4.532 volte

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Rinascimento in bianco e nero

Assessore, lei si è messo in gioco nuovamente dopo aver già donato molto tempo e tante energie alla sua città, cosa l’ha spinta ad accettare questo impegno?

Sono già stato Assessore alla Cultura e alle Attività Museali nel primo quinquennio della passata amministrazione, dal 1999 al 2004, poi l’incarico non mi è stato rinnovato e molti dei progetti cui ho dato vita non hanno avuto continuità, penso ad esempio all’opera di recupero degli affreschi che testimoniano la ricchezza artistica e culturale della città, a quello del Da Ponte, o alla bellissima scena di vita cortese conservata presso Casa Finco, e poi alle iniziative di valorizzazione del passato illustre di Bassano e del suo territorio, un tema di studio e di approfondimento cui mi sono interessato con impegno come antichista e traduttore. La nostra città ha una storia importante che ha visto scorrere negli scenari che ben conosciamo protagonisti e comparse illustri, Dante Alighieri, Teofilo Folengo, Robert Browning e anche William Shakespeare, sto ricercando e raccogliendo da tempo le testimonianze del suo passaggio. Bassano ha dato i natali a tanti grandi uomini di cultura come ad esempio Jacopo Vittorelli che ci ha lasciato le sue meravigliose Anacreontiche, la loro presenza e le loro opere sono tesori preziosi, patrimoni della memoria che devono essere rivalutati. Sono stato per lunghi periodi Direttore degli Istituti di Cultura Italiana all’estero, ho soggiornato e vissuto per anni a Budapest, Strasburgo, Helsinki, e poi a Grenoble e a Stoccarda e posso testimoniare da conoscitore della realtà europea che la nostra città possiede un patrimonio di bellezza, di cultura e di spessore artistico che vale la pena di valorizzare e su cui è d’obbligo pensare di investire impegno e denaro. Avevo molti altri progetti personali in via di attuazione prima del conferimento dell’incarico, la pubblicazione di una raccolta di articoli scritti per il Giornale di Vicenza sull’Archeologia delle parole, quella delle “Anacreontee” e le mie ricerche su Shakespeare, per il momento dovrò accantonarli, ma lo faccio volentieri mosso da un nuova sfida entusiasmante.

L'Assessore alla Cultura Prof. Giorgio Pegoraro


Lei è un Maestro scacchista: le sue mosse per la cultura a Bassano

Gli scacchi sono un mio amore da sempre, si tratta di un “nobil ziogo” maestro di vita, l’ho appreso da un amico, Nicola Canal. Negli scacchi c’è la ricerca attiva di una verità che parte da zero, ci sono delle convenzioni, le regole, e c’è un avversario, gli scacchisti che si affrontano sono anche dei duellanti. La conoscenza, la padronanza del gioco mi sono servite e mi servono ancora nella vita e nel lavoro per la loro spinta a promuovere ed esercitare, a rendere acuta, la capacità di saper vedere e scegliere. Nelle mie passate esperienze mi sono spesso considerato un promotore, un suscitatore di eventi, è questo quello che intendo fare, certo con l’indispensabile aiuto di collaboratori preziosi, si dà sempre il meglio di sé quando si fa parte di una squadra. Alcune anticipazioni che posso dare in questa fase di avvio del mio incarico riguardano i progetti di due mostre dedicate al Da Ponte e alla sua famiglia di artisti in occasione delle celebrazioni del cinquecentenario; mi piacerebbe anche arricchire ulteriormente l’evento cogliendo l’occasione per mettere in luce la storia illustre della stampa bassanese con l’esposizione delle meravigliose incisioni del Dürer conservate al Museo Civico. Mi piacerebbe continuare a proporre l’iniziativa degli Incontri Culturali presso la Chiesetta dell’Angelo: l’ho sempre considerata un polo, un centro culturale destinato a tutte le associazioni del territorio per dar loro occasione di mettere in luce progetti, iniziative, attività, e di attuare sinergie. Anche l’impostazione random degli Incontri resta per me un sinonimo di libertà di espressione, di apertura a ciò che cresce culturalmente sul territorio. Nel 2003 avevo dato vita ad un gruppo artistico, un centro dedicato ai giovani e all’arte contemporanea, si chiamava 0+, mi piace porre attenzione e cogliere gli impulsi che nascono nuovi, vanno valorizzati, incentivati. Accanto a questo penso ad un progetto di recupero degli edifici patrimonio dell’architettura bassanese, come quelli che ci ha lasciato il naturalista Alberto Parolini.

Quest’anno Marostica ha festeggiato il 25° Anniversario del Circolo Scacchistico, lo ha fatto con una manifestazione articolata a rilevanza nazionale. Il suo intervento “Gli scacchi tra storia e gioco” è stato molto apprezzato. La conoscenza e l’amore per la Storia, per l’identità e le radici, sono requisiti fondamentali per un amministratore

In quell’occasione nel mio intervento ho invitato Marostica alla fondazione di un’Accademia degli Scacchi. La promozione di un’idea di crescita ulteriore, di prospettive più ampie, ha sì lo scopo di aiutare la diffusione del gioco che amo e che ebbe una così intensa e importante fioritura nell’Italia nel Rinascimento, ma vuol anche essere un incentivo a tradurre una passione in attività educativa che promuova la partecipazione attiva e diretta dei giovani, dei ragazzi. Affondare le radici nel passato è indispensabile per tendere con vigore e passione germogli buoni al presente.

Lei è alla Direzione dell’Associazione Dialogos e fa parte del Comitato Senecano che promuove il Premio Nazionale Certamen Senecanum dedicato agli studenti, alle scuole, come vede i giovani, le prospettive per il futuro della nostra città?

Sono fiducioso. Ho sempre apprezzato nel rapporto con gli altri la disponibilità ad ascoltare non disgiunta da una sana curiosità, quella che muove i giovani e il loro apprendere. Ai ragazzi, accanto al mondo della tecnologia in cui è indispensabile sapersi orientare nel presente e nel futuro, devono essere fatti percepire e conoscere anche i mondi paralleli del passato, coesistenti al “qui ed ora”, mondi le cui tracce sono presenti intorno a noi, e ciò per renderli più consapevoli anche della loro identità.

Nel gioco degli scacchi l’apertura è importante, la chiusura è fondamentale, quel che sta nel mezzo... è il bello della sfida, del gioco. Cosa pensa di chi non rispetta le regole?

Quella degli scacchi è considerata una disciplina. Esiste una forma di lotta nel gioco: nella partita ci sono capacità di analisi, intuito, senso estetico, competizione, bisogna volere a tutti i costi la vittoria per vincere, occorre creare, a seconda del proprio stile, dubbi, rischi, difficoltà, ma la vittoria deve essere “cortese”, la volontà di competizione non deve mai essere volontà di annientamento.

Il pezzo che ama di più, quello che vorrebbe essere sulla scacchiera

Il Re. Non per megalomania, ma perché è il pezzo che vede l’intera partita, quello che rimane sulla scacchiera fino alla fine, ma mi piace anche la possibilità che hanno certi pezzi di potersi muovere sia sulle caselle bianche che su quelle nere.

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