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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Mostre

Un giro in gondola nell'arte di Giampaolo

Fino a domenica 27 agosto, a Palazzo Bonaguro, è aperta e visitabile l’interessante antologica dell’artista bassanese

Pubblicato il 20-08-2023
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Brassaï. L’occhio di Parigi

A Palazzo Bonaguro, è aperta e visitabile fino a domenica 27 agosto un’antologica dell’artista bassanese di origine veneziana Giordano Giampaolo.
Inaugurata venerdì 4 agosto, l’esposizione che porta il titolo Impetuose visioni: la poetica dell'istinto è ospitata al piano nobile dello storico Palazzo di Angarano, edificio da anni coi connotati un po’ sfocati che ebbe natali fastosi e che fu a lungo di proprietà veneziana. Promossa dall'associazione Promo Bassano con il Comune e realizzata a cura del fertile gruppo Lampi Creativi (www.lampicreativi.it), la personale si snoda in un itinerario che attraversa vari periodi che hanno caratterizzato l'attività artistica di Giampaolo.
Ad accogliere salendo le scale è una piccola sezione dove sono collocate anche delle sculture dedicata alle “Trasparenze”, opere recenti realizzate con carta velina su legno ombrose ma piene di delicatezza, che evocano bendaggi provvidenziali, anche amorosi, ma pure velature nebbiose che sanno di giorno appena sorto, di paesaggi nascosti da trine leggere. Nel salone del piano nobile si apre lo spazio dedicato a Venezia, città natale e amata. Domina la scena una lunga vetrata piombata costruita a incastri di materiali assemblati, in parte dichiarativi della loro appartenenza come il rettangolo giallo di vetrata a rullo. L’insieme raffigura una grande gondola con gondoliere in un alternarsi di pieno e di vuoto, di pienezze colorate e di trasparenze marine destabilizzanti dominate dalla presenza del vetro o dell’aria. «Sulla panchina del passeggero ci sono alcuni frammenti creati dal mio maestro, Emilio Vedova, il gondoliere sono io, lo porto in giro per Venezia» spiega Giampaolo e continua: «La narrazione che contraddistingue un’opera spesso viene dopo, non sempre la precede», e in questo si legge chiaramente l’amore per quella “poetica dell’istinto” che la mostra racconta e va a rappresentare.

Giordano Giampaolo (foto L. Vicenzi)

Altre opere sono dedicate a Venezia e ai suoi riferimenti iconici, anche nelle altre stanze, dove passano in rassegna i periodi in cui Giampaolo suddivide i suoi lavori, contraddistinti nel tempo dall’uso di diversi materiali e tecniche padroneggiate con abilità e sapienza. Il suo percorso artistico parte dagli studi accademici (alle Belle Arti di Venezia ha frequentato il corso di pittura tenuto da Edmondo Bacci e in seguito un corso tenuto da Emilio Vedova, nel cui studio ha operato per alcuni anni). Restauratore, ha lavorato anche alla Fenice, occupandosi di stucchi e gessi del Teatro. Pittura, ceramica, incisione, lavori su vetro, performance dal vivo, come quella realizzata a Palazzo Sturm nel 2010 con la collaborazione del pubblico: una creatività che si esprime attraverso tecniche e materiali diversi e inconsueti, privilegiando un linguaggio dinamico che l’artista definisce figurativo-gestuale. Nelle sale oltre ai dipinti si incontrano opere a stampa, creazioni realizzate a smalto a tinte vivaci, come in Gerusalemme liberata, grandi collage su tele nere di juta dove dominano invece il tono della melanconia e l’immobilità: «Questa è la sezione del mio periodo nero» ha spiegato.
Le opere colorate, carnali, figurative, dagli anni Ottanta raccontano con stabili riferimenti a grandi maestri del passato una rinascita anche personale e un fermento artistico che allarga l’approccio a tecniche e materiali fuori dal comune (il cofano di un auto, ante di frigorifero, radiatori). Le pecore diventano motivo conduttore per diverse opere disseminate nella sezione “Risveglio”: sono pecore che non vogliono più fare vita da pecora; in un dipinto di grandi dimensioni, stanche di brucare, la notte alzano lo sguardo a guardare la luna.
Mito e realtà si intrecciano nei soggetti: ci sono cavalli, tori e dame; gatti, galline e crostacei; biciclette, finestre e gondole, a costruire modellato in un immaginario fantastico un mondo che si trasfigura e diventa segno, esito di un gesto, macchia di colore, astrazione.
Parla di eclettismo riferito all’opera di Giampaolo Mario Guderzo, nell’introduzione al piccolo catalogo realizzato per l’occasione, illustrando ciò che spinge un artista a “vedere oltre”. Una poliedricità che qui si concretizza a pieno nella frenesia dell’atto creativo, si usino le mani, si impugni un pennello o un flessibile, ogni mezzo è lecito.
Oltre che in mostra, le creazioni di Giampaolo sono visibili al laboratorio di restauro Futuro Antico di Fabiola Scremin, figura di spicco molto attiva nel mondo dell’arte non solo sul territorio, moglie dell’artista e curatrice delle sue opere (in via Campo Marzio, in città). Entrambi attualmente oltre al resto organizzano e insegnano in corsi di approccio a varie tecniche artigianali e artistiche nei laboratori di Multiplo (dal titolo di un’opera del 1974 di Giampaolo recentemente rivisitata in veste di installazione) a San Giuseppe di Cassola.
L’antologica di Palazzo Bonaguro è visitabile a ingresso libero nei seguenti giorni e orari: giovedì e venerdì dalle ore 16.30 alle 20; sabato e domenica dalle ore 10 alle 12 e dalle 16.30 alle 20.

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