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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

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Evoluti e felici?

Un ritratto di Telmo Pievani, per Kum!, dedicato a Charles Darwin: Il rivoluzionario riluttante

Pubblicato il 26-10-2019
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Curare, educare, governare”: sono i tre mestieri impossibili, secondo Sigmund Freud, ma possibile è, invece, guardare in faccia questi tre bellissimi volti della cura per farne il tema di un festival, come è accaduto nella terza edizione di Kum!, ad Ancona, lo scorso fine settimana.
La rassegna culturale diretta dal celebre psicoanalista Massimo Recalcati, un evento che cresce ogni anno in termini di numeri e di qualità, ha visto come ospiti e relatori negli spazi della splendida Mole Vanvitelliana, edificio che fu a sua volta luogo di cura (un ex lazzareto) che domina il porto del capoluogo marchigiano, diversi esponenti del mondo culturale vicini e noti sul territorio: tra questi Telmo Pievani, protagonista di una conversazione con Mario Cucca, sul tema — ancora una volta triplice — Creazione, invenzione, evoluzione, e poi domenica 20 ottobre del “Ritratto” dedicato a Charles Darwin intitolato: Charles Darwin. Il rivoluzionario riluttante. Telmo Pievani è professore ordinario al dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Padova, sua è la prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche; tra i molti incarichi che ricopre, fa parte nel Consiglio scientifico internazionale del Muse di Trento, è socio effettivo dell’Istituto veneto di Scienze, Lettere e Arti, per la classe di Scienze, e socio non residente dell’Accademia olimpica di Vicenza, per la classe di Scienza e Tecnica.
Nell’auditorium della Mole, Pievani ha tratteggiato nel suo ritratto dedicato a Darwin un profilo in parte inedito del grande scienziato inglese, ed è partito da una data, il 1859, anno di pubblicazione de L’origine delle specie (per selezione naturale), opera dove il naturalista ha illustrato la sua teoria dell'evoluzione. Darwin ha deciso di consegnare alla stampa il libro, e quindi di divulgare i risultati del suo lavoro all’età di cinquant’anni, quindi non proprio all’apice della parabola consueta di uno scienziato, ma soprattutto a più di un ventennio di distanza dal celebre viaggio sul “Beagle” dove ebbe modo di intraprendere le sue osservazioni rivoluzionarie.

Telmo Pievani

Le origini della riluttanza nell’affermare tali scoperte si possono rintracciare nella splendida autobiografia di Darwin, di cui ci siamo occupati nella nostra rubrica “Modalità lettura” www.urly.it/332y8, nel suo Viaggio di un naturalista intorno al mondo e poi nella sterminata corrispondenza che tenne con amici e colleghi, oltre che nelle “ragioni di stato” del mondo scientifico, culturale e religioso dell’epoca.
Affascinante, per Pievani ma anche per i non addetti ai lavori, è la possibilità di ripercorrere, leggendo, e di seguire da vicino proprio passo passo, i ragionamenti intrapresi da uno scienziato nel momento stesso in cui prendono forma nella sua mente, e questo grazie alla sterminata mole di appunti e di note e a un altrettanto sterminata voglia di scrivere e di raccontare che non ha mai abbandonato Darwin, neanche nei momenti più bui. Un grande scrittore dunque, oltre che grande scienziato.
Tanto ritardo nell’annuncio della scoperta della nuova teoria sull’evoluzione fece rischiare a Darwin l’affronto del superamento a opera di Alfred Russel Wallace, che lavorando nelle Isole del Pacifico meridionale era sostanzialmente giunto alle sue stesse conclusioni, tanto che solo grazie all’intervento di studiosi e scienziati amici la teoria della selezione naturale è oggi conosciuta come “Darwin-Wallace”, e anche i passaggi tragicomici di questo accomodamento le cui cifre non sono l’ambizione né la temerarietà sono raccontati da Darwin nelle lettere e da Pievani al pubblico con umana simpatia.
L’utilizzo distorto della teoria sull’evoluzione e la selezione naturale delle specie operata nel Novecento dal nazismo, ricordata in un successivo appuntamento di Kum! dall’ esperto di epigenetica Ernesto Burgio, appare lontana, aliena da questi racconti, ma tanta “riluttanza” espressa nei comportamenti di uno scienziato, spesso guidati da un tipo di mente un po’ sibilla, forse celava ragioni altre per non consegnarla con fiducia non tanto ai libri, tanto meno ai fringuelli, ma nelle mani tanto evolute degli uomini.

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