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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Incontri

Resistere... in arte

L'incontro che ha inaugurato ieri pomeriggio, giovedì 15 maggio, Resistere, la rassegna-festival culturale della libreria Palazzo Roberti, ha avuto come protagonista l'Italia dei tesori di Vittorio Sgarbi

Pubblicato il 16-06-2017
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Rinascimento in bianco e nero

Un fiume in piena lo Sgarbi junior, così si è ribattezzato Vittorio Sgarbi nel corso dell’incontro che ha inaugurato ieri pomeriggio, giovedì 15 maggio, Resistere, la rassegna-festival culturale della libreria Palazzo Roberti. L’omaggio era rivolto allo Sgarbi senior, suo padre Giuseppe, scrittore esordiente qualche anno fa (ultranovantenne) e ora nella rosa dei selezionati al premio “Viareggio Rèpaci” con il suo terzo libro Lei mi parla ancora (Skira Edizioni). È uno dei tre motivi per cui ha dichiarato di essere felice in questi giorni, Vittorio Sgarbi, oltre che per il buon esito dell’acquisto da parte della casa editrice della sorella Elisabetta del 95% della Baldini&Castoldi e per la notizia che l’imprenditore Sergio Cervellin − presente in prima fila − ha acquistato il Catajo di Battaglia Terme, la celebre reggia sui Colli Euganei.
Il racconto di viaggio di Sgarbi alla scoperta di artisti immensi parte da lontano, dagli anni della gioventù in cui era alle dipendenze della Sovraintendenza di Venezia, e proprio dai territori del Vicentino e del Bassanese, pieni di tesori che estrae dalla valigia dei ricordi, come le fasi del distacco dell’affresco di Jacopo da Ponte da casa Dal Corno di piazzotto Montevecchio, da allora custodito al museo civico − ma anche la cartolina che raffigura un camino gotico pieno di fascino presente in una delle case adiacenti, e in seguito, tra tanti incontri, l’incanto di fronte alle ceramiche di Federico Bonaldi.
Ricorda ai Bassanesi, che le statistiche dicono poco frequentatori del museo locale, il valore del “nostro” Martirio di Santa Caterina di Jacopo Bassano, e l’importanza in termini di identificazione col territorio di quei pittori che presero il nome dalla loro città; ricorda le bellezze inimitabili della Vicenza palladiana; informa sulla presenza vicina di un tesoro rivalutato di recente, riferendosi alla scoperta dell’opera di Giovanni Indemio Vicentino (Demio), artista del Cinquecento di Schio, tra i primi esponenti del Manierismo.

Vittorio Sgarbi, al Castello degli Ezzelini

Di questa corrente artistica, che interessa i tempi a cui guarda il quarto volume dell’opera Tesoro d’Italia presentato ieri al Castello, intitolato Dall’ombra alla luce, Sgarbi ha sottolineato l’effetto di crisi, di schiacciamento che ebbe su tanti artisti, impossibilitati a competere in luminosità e in celebrità con astri come Michelangelo e Raffaello, e la necessità di intraprendere un viaggio collettivo alla riscoperta delle loro opere, di quelli che sono passati alla storia come artisti minori o che rimangono sconosciuti, in nome di una narrazione dell’arte che guardando al passato, ai tesori d’Italia, ha ancora tanto da dire, e che fiorisce rinnovata in seguito a ogni nuova scoperta.
Ripensando alle figure che hanno contribuito ad arricchire, con competenza, questo tipo di narrazione, Sgarbi ha citato con ammirazione personaggi come Gian Antonio Cibotto, Goffredo Parise, Neri Pozza, quest’ultimo ricordato come artista e intellettuale, ma anche come modello di quell’opera di divulgazione dell’arte che tiene conto della complessità e della bellezza del racconto: ha lodato il suo La putina greca, il secondo libro di una trilogia dedicata a Venezia, un libro di pittura e sulla pittura dove l’utilizzo del Veneto entra come elemento stilistico che avvicina agli artisti e alle loro opere.
A confermare la ricchezza del tesoro d’Italia, la proiezione dal palco allestito al Castello di una serie di immagini di capolavori rimasti “in ombra” tratte dal volume. La copertina raffigura un particolare del dipinto di Rosa da Tivoli Capre al pascolo che invita al sorriso, ma scelto perché «negli occhi delle capre di Rosa da Tivoli c’è una verità dolente, un’alternativa coscienza del mondo, un’umanità mascherata».
A fare da contraltare a tanta bellezza, qualche incursione critica nel dedalo dell’arte contemporanea e tra le circonvoluzioni del linguaggio che spesso le sono proprie, anche con l’aiuto della maschera dell’italiano medio interpretata magistralmente da Alberto Sordi: «Spero che anche la vostra nuova direttrice del museo − rivolgendosi a Chiara Casarin − abbandoni la qualifica di “curatrice indipendente”, un termine insopportabile che pare contenere la negazione di quanto vorrebbe affermare».
Con l’invito a recarsi a Trieste, a visitare le sue "Stanze segrete", la mostra allestita al Salone degli Incanti, che fino al 20 agosto esporrà centinaia di opere della collezione Sgarbi-Cavallini, «sul fronte-mare di Trieste proprio di fronte a Eataly», Sgarbi ha concluso il suo intervento durato circa due ore, generoso e applauditissimo dal folto pubblico intervenuto all’appuntamento, passando anche il testimone al protagonista del primo incontro di oggi pomeriggio: Oscar Farinetti.




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