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Dopo 10 anni di tour mondiale come star dello spettacolo di magia dal record d’incassi con “THE ILLUSIONISTS”, Andrew Basso lancia in esclusiva in Italia il suo nuovo One Man Show “Credi nell’Impossibile” dove presenterà in 90 minuti il suo repertorio di magia e pericolose fughe mozzafiato mai viste prima.
Saranno 90 minuti incalzanti, in cui gli spettatori diventeranno parte integrante dello show.
“Gran parte dello show avrà dei numeri mai visti. Sono tornato in Italia con questo nuovo spettacolo perché voglio togliere il fiato a chiunque verrà a vederlo”. Dice Basso prima della nostra intervista.
Andrew Basso. Foto by Konopix
All’attivo 300 spettacoli l’anno con oltre mezzo milione di spettatori a Broadway, con il suo “The Illusionists” Andrew Basso si conferma l’illusionista da superare dopo Houdini e Copperfield, considerato oggi il più grande al mondo.
Ci siamo fatti una bella chiacchierata al telefono cercando di capire chi è Andrew Basso e il suo rapporto con la magia.
La sua arte prende ispirazione dai più grandi miti delle imprese impossibili, parliamo di David Copperfield e Harry Houdini. Le sue performances sono una rielaborazione di ciò che hanno fatto prima di lei?
È inevitabile. Se si vuole affrontare la magia al giorno d’oggi, si deve dare credito a chi, prima di te, ha fatto scuola. Anche se la mia passione per la magia nasce da bambino quando ho visto per la prima volta un mago che fece sparire una pallina rossa ricomparsa nella mano di mia mamma Clara. Fu quello l’inizio del mio viaggio, il sogno di diventare un mago. Certo, ho cercato di imitare i grandi, ma poi ho trovato la mia strada.
Ho letto che all’età di dodici anni si chiese come poter diventare come Houdini. Cosa risponderebbe a un bambino che le chiedesse come diventare Andrew Basso?
Il motto dello spettacolo e il titolo del mio libro è “Credi nell’impossibile”. In queste parole riassumerei il mio suggerimento, qualunque sia il sogno. Se si abbandonano le paure e non si bada al giudizio degli altri, i sogni si possono realizzare.
La magia è razionale?
La magia non si basa su principi razionali. È facile pensare che uno scienziato con grandi conoscenze sia spinto dal desiderio di comprendere l’impossibile. La verità è che alcuni hanno bisogno di risposte, altri si lasciano semplicemente trasportare dalla magia.
Quanti piani B ci sono in ogni performance che fa?
Aggiungerei al piano B il CDEF. Le variabili sono stabilite dalle persone. Quando interagisci con gli altri, i numeri di magia non sono mai identici; quindi, i piani di riserva sono una costante naturale. Altra cosa è quando presento un numero di escapologia pericolosa. Le cose potrebbero davvero andare storte. Qui sì che è molto importante che io abbia un piano B sicuro, per la mia salvezza.
Immaginiamo che i suoi allenamenti siano costanti, ma ripetitivi. Con che stato d’animo li affronta?
Nelle tournée in America sono arrivato a fare uno o più spettacoli al giorno. Con questo ritmo ci si avvicina alla perfezione tecnica. Le luci sono perfette, la nota della musica cade nell’istante esatto per creare la suspence; quindi, il rischio è che diventi automatico ripetere la stessa performance. Se dovessi fare lo show davanti all’obiettivo di una telecamera probabilmente mi spegnerei. Il pubblico per me è sacro e per loro il momento è unico. Non potrei mai deludere me stesso non emozionandomi assieme a loro, non entrando in empatia con lo stupore che provano.
L’impresa più affascinante di Copperfield è stata la sparizione della Statua della Libertà. Le hanno mai chiesto di far sparire il ponte di Bassano?
Qualcuno me lo ha chiesto e ho risposto che potrei per qualche secondo farlo sparire, ma credo che i bassanesi lo rivorrebbero indietro subito. In realtà ho in mente qualche impresa eccezionale. Ora sto realizzando tutte quelle che sognavo da bambino. Direi che lo show di Bassano rappresenta già una bella impresa. Con nuovi elementi e numeri che si vedranno per la prima volta. Un sogno però ce l’ho: conquistare i veneti con questo spettacolo.
Qual è per lei il pubblico più entusiasta e quale teme di più?
Sicuramente ho temuto quello di New York. È un pubblico che vive di grandissimi spettacoli, musical magistrali, teatro. Ci si colloca tra elevatissimi professionisti. La competizione è alle stelle e all’inizio ho provato un po’ d’ansia da prestazione. Poi ho imparato a conviverci e mi sono concentrato sul viaggio che faccio assieme al mio pubblico. Ora mi entusiasmo con loro creando una connessione unica in ogni spettacolo.
Chi fa teatro ha il suo gesto scaramantico prima di entrare in scena. Lei ne ha uno?
Confermo che anch’io ho un rituale. Prima che si apra il sipario chiudo gli occhi e cerco di parlare con il me bambino, quello che a sette anni sognava tutto questo e lo sta facendo. A volte parlo con Houdini, il mio mentore, il mio maestro. A volte guardo in alto e parlo con mia mamma che è venuta a mancare un paio di anni fa. È un momento di connessione molto intimo, più che gesto scaramantico vero e proprio.
Lei con cosa si emoziona nella vita di ogni giorno?
Sto vedendo l’Italia con occhi diversi e mi commuovo molto. Dopo dieci anni di vita frenetica in America apprezzo la nostra realtà. A me piace molto osservare le persone. Entrare in un panificio di un paese, nel negozietto che vende tante piccole cose, la coppia di anziani che attraversa una piazza. Osservo come fossi un regista e colgo i momenti e le emozioni che scaturiscono dal lento ritmo della quotidianità. Quando riesco a generare un sorriso agli altri mi emoziono.
Crederemo nell’impossibile al PalaBassano2 il 28 ottobre?
Direi di sì. Questo è uno show totalmente nuovo, avrà un allestimento con un palco da concerto, dei maxischermi per non perdersi i dettagli. Racconto il mio viaggio nell’impossibile dove gli spettatori saranno protagonisti con me.
Il little trick accaduto durante l’intervista
Durante l’intervista per Bassanonet Andrew Basso fa la sua magia senza che nessuno se ne sia accorto. Nel salutarci chiede se fosse successo niente durante la registrazione. Stupiti chiediamo se ci avesse fatto sparire l’orologio. Ci accorgiamo in un secondo momento che sono spariti dieci secondi dell’audio, ripreso poco dopo come nulla fosse. (per la precisione l’intervista è stata fatta da un numero fisso e registrata con un cellulare)
Ora crediamo tutti nell’impossibile.
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