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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

G8

Aria di Cadore

Commercio, turismo, congiuntura economica. Intervista in enoteca a Teresa Cadore, volto noto del commercio bassanese e per due mandati presidente mandamentale di Confcommercio Bassano

Pubblicato il 02-10-2023
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Rinascimento in bianco e nero

Aria di Cadore.
Non siamo ad Auronzo o a San Vito di Cadore, ma all’enoteca Sant’Eusebio dell’hotel Alla Corte a Sant’Eusebio di Bassano del Grappa, sede della rubrica delle “interviste in enoteca” ai personaggi del nostro territorio.
L’aria che tira, in questa occasione, è quella dell’attuale congiuntura economica e delle sue ripercussioni sul turismo e sul commercio cittadino. E ne parliamo con Teresa Cadore, volto notissimo del mondo del commercio nel settore moda e abbigliamento, esponente dell’importante e storica famiglia di commercianti di Bassano che, come si suol dire, non ha bisogno di presentazioni.

Teresa Cadore (foto Alessandro Tich)

Parlare con lei della situazione del turismo e del commercio significa affrontare temi che da sempre hanno contraddistinto la presenza associativa, l’interesse di analisi e il ruolo anche sindacale del suo impegno pubblico: per lunghi anni Teresa Cadore ha difatti affiancato l’attività imprenditoriale in negozio alle sue responsabilità ai vertici di categoria.
È stata presidente mandamentale di Confcommercio Bassano (già Umce, Unione mandamentale del Commercio, Turismo e Servizi) per due mandati, dal 2007 al 2010 e dal 2014 al 2016. Attualmente è consigliere nel CdA dell’associazione di categoria e complessivamente ha fatto parte della giunta di Confcommercio Bassano nei vari ruoli (consigliere, vicepresidente, presidente) dal 1995 al 2016.
Di esperienza quindi, e non solo perché è una commerciante, ne ha da vendere.

Teresa Cadore, da anni ci riempiamo la bocca con le tre parole “Bassano città turistica”. È davvero così?
Bassano è sicuramente una città turistica. Diciamo che per il potenziale artistico, culturale e soprattutto per l’entusiasmo dei suoi operatori, potrebbe essere una meta che - usiamo un termine e sdoganiamolo - “fattura” di più. Nel senso che potrebbe esprimere numeri più importanti di quelli che attualmente sta esprimendo.

Bassano il sabato e la domenica è piena. È questo il turismo?
No. Siamo onesti nel fotografarlo. Sicuramente è piena di famiglie, e questo è molto bello, che vengono a fare la passeggiata e vengono molto volentieri perché - e uso un termine tradizionale, ma che esprime molto bene il concetto - Bassano è una bomboniera. Per cui è una città che è curata, è una città che piace. Quella che facciamo dall’inizio di via Jacopo Da Ponte fino al Ponte è sempre una passeggiata che si fa volentieri, il Brenta è meraviglioso. Però è un turismo che esprime quella che è la potenzialità economica degli italiani, oggi. Gli italiani devono fare i conti con l’inflazione, con i tassi bancari per cui molte famiglie si sono viste il mutuo raddoppiare, con il caro carburanti, eccetera. Quindi, che cosa può destinare una famiglia a una giornata di questo tipo? Può destinare delle cifre estremamente contenute. Per cui vengono volentieri a mangiare il gelato, a bere il caffè o l’aperitivo, magari qualcuno si spinge anche al ristorante o in pizzeria. Ma è chiaro che questo tipo di movimenti e questi flussi sono sempre interessanti, perché la città è viva, però non possono esprimere poi dei numeri che si riflettano nel famoso fatturato, nel lavoro, nelle possibilità di dare occupazione.

Allora di cosa avrebbe bisogno Bassano per fare il salto di qualità?
Bassano avrebbe bisogno di portare un turismo di fascia più alta. Ma non perché questo sia selettivo. È un turismo che si porta dietro a raggiera una serie di consumi che poi mettono in moto tante realtà. Mia madre diceva sempre: “Se va bene per il grande, va bene anche per il piccolo”. E un concetto semplice, ma che esprime molto. Dove c’è lo spazio per realtà particolari, di grande attrazione, che facciano numeri, poi c’è spazio anche per realtà più piccole che si agganciano e vivono di questo smalto.

Cosa fare per portare un turismo di fascia più alta?
Due cose. Una, che conosciamo, sono gli eventi artistici. Ancora tutti ricordiamo la mostra del Da Ponte. Sicuramente le ultime mostre sono state interessanti. Oggi la parte culturale è certamente una grande attrattiva. Tutti dicono che ha senso investire, più che su tante iniziative, magari su una o due all’anno, però impattanti.
E l’altro grande tema sono i collegamenti.

Collegamenti, in che senso?
Quello che io sento molto, ma sento anche da altre persone che conoscono bene il tessuto economico e il tessuto territoriale, è che noi ci troviamo su un asse territoriale, Trento-Bassano-Venezia, molto interessante per il turismo dal nord Europa. Sarebbe molto utile se noi potessimo avere, almeno un paio di volte al giorno, due corse ferroviarie che siano più rapide e dirette.
Non pensiamo al contesto attuale in cui la Germania sta vivendo una recessione importante, per cui quest’estate è mancato il turista tedesco, quello con i soldi.
Sentivo anche stamattina nel mio settore che anche in tutta la fascia dell’Alto Adige, che era abituata ad avere tanti turisti dalla Germania, i tedeschi magari sono andati in vacanza ma non hanno speso sul resto e comunque sono molto mancati.
Quando però - speriamo nel giro di un paio d’anni - saremo fuori dal grosso di questa situazione che purtroppo ha molto a che fare anche con la guerra in Ucraina, i flussi dovrebbero stabilizzarsi e potrebbero quindi arrivare quelle fasce di turisti.
Sono i turisti più maturi, dai 50 anni in avanti, che hanno superato gli step della famiglia da costruire e dei ragazzi da crescere, hanno dei budget più importanti, possono dedicarsi più giorni di vacanza. Questo tipo di turismo è ovviamente un turismo che può dare molta più soddisfazione. E dalla soddisfazione nascono gli investimenti e i posti di lavoro.

Riguardo sempre ai collegamenti. Secondo lei, l’accessibilità alla Bassano “turistica” può essere favorita anche dalla nostra nuova e cara, in tutti i sensi, Superstrada Pedemontana?
Non ho grandi competenze per poterlo dire. Sicuramente, dal punto di vista del lavoro, questa Pedemontana sta aiutando molto tutti gli operatori professionali. È chiaro che se ci mettiamo nei panni delle famiglie che fanno la gita domenicale, è costosa. Però per un operatore economico che deve muoversi in giornata - e sappiamo che il tempo per raggiungere un fornitore, un contatto o un colloquio di lavoro è denaro - sicuramente, dal punto di vista del business, è molto interessante.
Certamente potrebbe portare anche degli altri flussi, però il tipo di turismo che io immagino e che vedo soprattutto sulla tratta dell’alta velocità di Torino-Milano-Venezia è un turismo che magari non ha più tanto piacere di usare la macchina, ma userebbe ben volentieri un treno comodo e ben collegato. La Pedemontana farà il suo, ma penso che lo farà di più dal punto di vista dei collegamenti industriali ed economici.

Una città, turistica o no, senza negozi è come un cielo senza stelle. Il commercio come sta?
Il commercio è strettamente legato all’economia, ai numeri. Perché il commercio ha dei costi fissi. Nel momento in cui uno alza la fatidica serranda, i costi partono. Se poi uno vuole essere in regola con tutti gli adempimenti burocratici, i canoni, le manutenzioni, le assicurazioni e tutto quello che ci vuole per essere perfettamente a norma, è molto costoso e richiede fatturati. Per esprimere anche attività nuove, ci vogliono numeri. Ci vuole cioè un afflusso di clienti che possano spendere. Sicuramente gli operatori, e soprattutto i giovani, stanno facendo degli sforzi per tornare ad aprire. Abbiamo delle novità, però noi non vedremo situazioni particolarmente importanti fintanto che avremo proprio i numeri alla base, cioè dei numeri di possibilità di spendere più alta.

Parliamo tanto di turismo, il commercio è ovviamente collegato, c’è l’esigenza di portare le persone qua. Lei ha parlato di arte e cultura, c’è l’enogastronomia e tutto quello che vogliamo. Ma siamo nel cuore di un importante distretto produttivo. Questo mondo produttivo dove lo mettiamo?
Io direi che bisogna metterlo nella posizione preminente. Sono molto sincera nel dire quello che gli operatori del settore sanno: tutto il settore del turismo, nel senso di ricezione alberghiera, dell’enogastronomia ma anche di tutto il nuovo fervore del mondo del vino, esprime margini e utili finali che sono molto contenuti. Allora se noi vogliamo aspirare ad utenti che abbiano più possibilità economiche, anche italiani, dobbiamo pensare a quali sono le attività che possono far crescere le posizioni professionali dei giovani. Le industrie fiorenti, che operano in nicchie dove possono avere del know-how ed esprimere prodotti sui quali sono leader: queste sono le aziende che possono fornire prospettive di lavoro interessanti, che fanno crescere il reddito delle famiglie, possono esprimere annualmente dei premi di produzione importanti che poi si traducono nella spesa e nei consumi. Ecco, siccome di attività di questo tipo ne abbiamo veramente di validissime, io cercherei di capire quali opportunità diamo a loro se hanno necessità di crescere e di espandersi. Sempre, premetto, nella tutela dell’ambiente e del territorio che però è fattibile oggi, con tutto quello che esprime il mondo delle nuove tecnologie. Se noi guardiamo al Trentino e all’Alto Adige, al percorso che da Trento va fino a Brunico, noi vediamo un’espansione di aziende che si inseriscono nel territorio in maniera molto armonica e che hanno saputo sviluppare settori che sono rispettosi dell’ambiente.

Lei è una nota commerciante del settore abbigliamento. Se lei dovesse scegliere un vestito ideale per la città di Bassano, pensando al suo carattere, che vestito sceglierebbe?
Questa non me l’aspettavo…! Ma…pensandoci…direi che sceglierei un nuovo blazer. Una nuova giacca, molto informale, che vada bene per tutti i contesti. Col blazer uno è sempre a posto. È a posto in una situazione formale, ma anche se va a passeggio. Che so, i signorotti di campagna inglesi possono passeggiare lungo il Brenta con un blazer di velluto e con le sneaker, avere una t-shirt. Per cui è una giacca passe-partout, che mette a posto tutti. Sei presentabile e anche comodo. Le va bene questa risposta?

Va benissimo, perfetta.

L’accostamento del vino

Ed eccoci quindi, in conclusione, al consueto momento in cui il patron dell’enoteca Sant’Eusebio Roberto Astuni associa un particolare vino, in base alle sue caratteristiche, al personaggio intervistato.
“Ci ho riflettuto molto, devo dire, perché Teresa rappresenta innanzitutto la “bassanesità” - spiega Astuni -. Io la trovo sempre una persona rassicurante. Quando parli con lei, lei ti rassicura sempre su tutto. Quindi, la scelta doveva essere in un vino sicuramente bassanese, sicuramente rassicurante. Quando un vino è rassicurante? Quando sta bene un po’ con tutto.”
“Ho scelto pertanto un “Brenta” delle contesse Bianchi Michiel qui di Sant’Eusebio, quindi Le Vie Angarano - continua -. Si tratta di un Vespaiolo, che cambiando etichetta, cambiando nome e soprattutto non abbinandolo più solamente agli asparagi è un vino che adesso si vende tranquillamente tutto l’anno. Quindi confermo che la scelta nostra, dei ristoratori che hanno deciso di non abbinarlo più all’asparago si è rivelata vincente perché ne vendi molto di più. Una scelta commerciale, e qui entra in gioco ancora un accostamento con Teresa.”
“Si tratta di un vino rassicurante - conferma Astuni - perché si sposa con tutto: con gli antipasti, coi primi, coi secondi, eccetera. È un vino assolutamente locale, sia nel nome che nei vitigni, non a chilometro zero ma addirittura a metri zero e questa è stata la mia scelta.”
E allora cin-cin con il vino passe-partout, come il blazer passe-partout scelto da Teresa Cadore per vestire idealmente la città di Bassano.
E arrivederci al prossimo G8, leggasi “Gotto”, per versare l’attualità in un bicchiere.

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