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Marco PoloMarco Polo
Giornalista
Bassanonet.it

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Stefano Braghin si prepara al congedo: “Seeber è un collega molto competente”

“La squadra andrà ritoccata ma la base è buona. Dispiace per la retrocessione, abbiamo pagato le troppe assenze. La salvezza in C1 l’anno scorso? Per me è come un torneo vinto. Rimpianti? Stadio e strutture del vivaio”

Pubblicato il 14-05-2012
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Stefano Braghin e il Bassano Virtus. Una storia che termina dopo tre anni molto intensi a cavallo tra la Seconda e Prima Divisione. Al direttore generale, arrivato dall’Alessandria con grosse credenziali, è stato affidato il compito di ristrutturare da in cima a fondo la società Bassano Calcio. A Braghin è spettato il compito di creare le solide fondamenta per permettere al club di battagliare nelle leghe professionistiche per molti anni riducendo l’indispensabile sostentamento, di risorse e mezzi, che la Diesel riversava nella gestione della squadra. Un ruolo delicato insomma nelle mani di un grandissimo professionista. Fino al 31 maggio il dirigente di Ivrea lavorerà fianco a fianco con Werner Seeber per cedere poi il volante del club giallorosso proprio al neo direttore generale altoatesino. “Seeber è un collega molto bravo – spiega Braghin – che ho avuto la fortuna di incontrare già da avversario. È una persona seria che conosce già l’ambiente e questo è un fatto da non sottovalutare perché gli permetterà di muoversi da subito meglio di come ho fatto io. È un collega che ho sempre stimato, ha tutto per far bene a patto che venga messo nelle condizioni di lavorare serenamente. Andrà supportato ma credo che trova una buona base. La squadra andrà rivista e ricalibrata a seconda della categoria ma possiede dei più che discreti valori”.

Allora direttore, com’è cambiato il Bassano dopo la sua gestione e cosa il suo lavoro lascia in eredità?

Il 1 giugno Stefano Braghin sbarcherà alla Juventus. Fino ad allora assisterà Seeber ad integrarsi nella nuova società (foto Roberto Bosca)

“Sinceramente questo tipo di valutazione spetta alla proprietà, il sottoscritto non è la persona più indicata per rispondere. Quello che posso dire è che ho lavorato con impegno, cercando di fare il meglio possibile facendo crescere la società secondo le linee guida indicatemi dalla famiglia Rosso e dal signor Masiero. In primis ottimizzazione dei costi e riduzione della perdita cercando comunque si centrare il risultato sul campo. Uno dei capisaldi del mio lavoro è stato quello di formare e rendere autonomi il più in fretta possibile i ragazzi che lavorano in sede, visto che agli inizi erano piuttosto giovani e con esperienza limitata. Secondo me questo è avvenuto e oggi sono dei validi professionisti. Ecco questa è una buona eredità che posso lasciare a chi viene dopo di me. Io ho messo tutto me stesso, sta ad altri giudicare se in questo triennio ho centrato bene gli obiettivi o meno”.

Cosa si porterà appresso Stefano Braghin dall’esperienza vissuta a Bassano del Grappa?
“Di certo ho conosciuto una proprietà molto importante, persone che vedono il calcio sotto un punto di vista molto virtuoso. Sono stato a stretto contatto con imprenditori di grandissimo successo, mi sono arricchito professionalmente dalla mentalità di un gruppo mondiale come la Diesel, ho cercato di carpire i segreti del loro lavoro e del lavoro successo. Altra cosa che mi porterò dentro è l’amicizia e i legami sinceri di tante persone o collaboratori che in questi giorni mi stanno tempestando di chiamate. Infine mi porto il grandissimo campionato dell’anno scorso perché quella salvezza la equiparo ai tre campionati che ho vinto nella mia carriera”.

C’è un obiettivo, non prettamente agonistico, sul quale puntava molto ma che non le è riuscito di portare a compimento?
“Questa è una società giovane che è in crescita costante. È ovvio che c’erano tante cose da fare o che potevano essere fatte meglio. Dal punto di vista delle strutture, soprattutto per quel che riguarda il vivaio, c’è molto da fare. Probabilmente il rimpianto più grande è stato quello di non essere ancora riuscito a dotare il settore giovanile di un terreno sintetico per consentire alle varie squadre di lavorare in maniera adeguata. È un progetto sul quale stavamo lavorando e che continueremo a portare avanti anche in questo periodo insieme a Seeber perché possa realizzarlo lui in un prossimo futuro. Altra obiettivo che non considero raggiunto riguarda gli spettatori. La stagione è stata difficile però avrei voluto vedere più gente sugli spalti del “Mercante”.

La stagione è culminata con una retrocessione. Ad un certo, addirittura, punto si temeva che un’eventuale discesa in C2 potesse significare un addio della Diesel (anche se la più grande azienda del territorio non è l’unica che vorrebbe portare avanti un progetto calcistico in città). Il futuro prossimo è nebuloso perché la vicenda calcioscommesse, che vede il Piacenza coinvolto, potrebbe riscrivere la classifica e perché il varo della probabilissima serie C unica renderebbe la retrocessione solo virtuale (ma nulla di definitivo è atteso prima di metà luglio). In ogni caso l’ultimo posto si è concretizzato e ha molti padri. C’è qualcosa che potendo tornare indietro rifarebbe?
“In estate siamo partiti dal presupposto di confermare il blocco dello scorso anno e arricchirlo con degli arrivi che però fossero in linea con un budget che non prevedeva investimenti ma solo l’acquisizione di elementi svincolati, e con un monte stipendi non particolarmente alto, o da settori giovanili. Purtroppo gran parte dei veterani sono stati spesso indisponibili e anche la condizione atletica, stando spesso fermi, non era quasi mai delle migliori. Quindi la squadra che abbiamo pensato in estate non si è quasi mai vista. Inoltre abbiamo cambiato il nostro credo tattico (dal 4-3-1-2 al 4-2-3-1 ndr) ma che dopo due mesi di lavoro è stato posto in soffitta il novo corso a causa proprio di infortuni vari. Sento parlare di un mercato estivo disastroso, certo non potevamo permetterci dei giocatori di livello assoluto come qualche anno fa avveniva qui a Bassano ma sorrido perché gente come Scaglia, Ferretti e lo stesso Gasparello si sono comportanti più che degnamente. Credo che i nostri problemi non stanno racchiusi nel mercato estivo ma nel non aver potuto per troppi mesi contare su un nucleo duro attorno al quale avevamo pensato la squadra. Non a caso quando mister Brucato ha avuto la squadra al completo, che non era la stessa di Jaconi, ha potuto marciare su altri livelli rispetto a prima”.

Probabilmente però era un rischio elevato non inserire in questo gruppo collaudato qualche alternativa in più ai vari Porchia e ai vari Mateos visto che erano reduci da una stagione tiratissima come la precedente.
“In realtà è difficile dirlo perché Porchia è stato quasi sempre fuori per infortuni traumatici, Mateos h avuto una stagione un po’ travagliata ma non sarei così certo che sia dipeso dallo sforzo profuso la scorsa stagione. Oggettivamente l’anno scorso siamo stati graziati dal punto di vista fisico, quest’anno al contrario è stato un calvario per via di troppi infortuni. Ripeto quando la squadra titolare è scesa in campo con un minimo di continuità i risultati sono arrivati, soprattutto dopo gennaio quando la rosa è stata rinforzata e Brucato è riuscito a tirarne fuori le qualità che c’erano”.

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