Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Pubblicato il 26-08-2010
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“Altro che «magnagati», i vicentini si sono mangiati anche l'orso Dino.” Titola così, riferendosi alla nota vicenda del plantigrado di casa nostra, il “Giornale” di Vittorio Feltri.
L'articolo in questione - come numerosi altri pezzi pubblicati sulla stampa nazionale e locale sia cartacea che online - si riferisce alla notizia della presunta triste fine dell'animale, “colpevole” di aver devastato venti arnie e mangiato un vitello di un allevatore dell'Altopiano di Asiago. L'ennesima scorribanda per la quale l'orso sarebbe stato “giustiziato” a colpi di fucile dall'allevatore medesimo, e quindi servito a tavola in una cena tra cacciatori per espiare la sua “pena del contrappasso”.
In attesa che la notizia venga confermata o smentita dalle indagini in corso, non possiamo non notare quanto la storia dell'orso “de noantri” stia nuocendo all'immagine dei vicentini, dell'Altopiano e dell'intera nostra provincia.
Il titolo del “Giornale” è un concentrato di ironia, e sull'intera vicenda - vera o falsa che sia - non ci facciamo una bella figura.
A rendersene conto è anche il Comune di Gallio, nel cui territorio - secondo le parole del cacciatore “pentito” che ha raccontato la storia al “Giornale di Vicenza” - sarebbe stato compiuto il “misfatto” dell'uccisione della bestia e del successivo rito gastronomico-tribale.
Al punto che il sindaco di Gallio, Pino Rossi, ha annunciato querele “considerato il danno d’immagine arrecato, qualora le cose non risultassero vere a seguito della sicura apertura di un’inchiesta delle autorità competenti”, avvertendo inoltre che il Comune “si costituirà parte civile qualora fosse invece individuato un responsabile di questo atto criminale.”
L'Altopiano si stringe a coorte per difendere la sua reputazione, “macchiata” dalla presunta vendetta di un bracconiere senza scrupoli.
Ma la falla, oramai, si è aperta: e sulla visitatissima pagina di facebook “l'orso Dino deve vivere!” (con un esercito di 15 mila membri) appaiono sempre più insistentemente messaggi che invitano a boicottare i prodotti dell'Altopiano di Asiago.
Si prospettano tempi duri per la Tosella e il Mezzano dop? Staremo a vedere. Fatto sta che dai sempre crescenti risvolti negativi della Dino-story non ci guadagna, davvero, nessuno.
E' vero: ci piacerebbe pensare all'Altopiano come un Parco di Yellowstone in versione nostrana, dove l'orso - pur con tutte le precauzioni del caso - sia integrato nella fauna locale diventando risorsa di richiamo turistico.
Ma Yoghi e Bubu sono un'altra cosa.