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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Industria

Fitch declassa la Banca Popolare di Vicenza

L'agenzia internazionale di valutazione del credito e rating valuta al ribasso il giudizio a lungo termine di otto banche italiane di media dimensione. Tra queste c'è anche la Popolare di Vicenza. “L'Italia è a rischio recessione”

Pubblicato il 28-11-2011
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La pressione dei mercati finanziari e delle agenzie di rating mette alle corde il sistema bancario italiano, stretto tra i due fuochi della discesa dei tassi di interesse e dei costi della raccolta in crescita.
Sotto la lente degli osservatori, in particolare, ci sono gli istituti di credito di media dimensione, che si trovano in queste ore a fare i conti con il giudizio dell'agenzia internazionale Fitch Ratings, che l'altroieri ha rivisto al ribasso la valutazione a lungo termine e l'outlook - e cioè il giudizio sulle prospettive - di otto banche italiane.
Tra gli istituti di credito colpiti dal downgrade c'è la Banca Popolare di Vicenza, declassata di un livello dal giudizio “BBB” a “BBB+”.

Le altre banche interessate dall'abbassamento del rating sono Bpm (Banca Popolare di Milano), Popolare di Sondrio, Credem (Credito Emiliano), Credito Valtellinese, Bper (Banca Popolare dell'Emilia Romagna), Veneto Banca e Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio.
Dopo il declassamento dello scorso mese di ottobre che ha riguardato diversi grandi istituti di credito italiani, il giudizio delle agenzie si concentra ora sulle banche di dimensioni più piccole.
Secondo Fitch, che già il 7 ottobre aveva abbassato il rating del nostro Paese a “A+”, “l'Italia probabilmente è già in recessione” e le banche di media dimensione prese in considerazione si trovano in un contesto operativo “che potrebbe peggiorare ulteriormente a causa dei rischi insiti nell'attuale situazione di mercato” e nel quale “la redditività operativa si è contratta”.
Sempre secondo il giudizio dell'agenzia internazionale di rating, sugli istituti di credito in questione pende la prospettiva che le svalutazioni dei crediti (e cioè l'ammontare dei crediti che la banca non riesce a riscuotere) “rimangano elevate”.
Per questo motivo l'agenzia segnala “la necessità di operare con un grado maggiore di asset liquidi e con livelli di capitale più alti.”
In altre parole, le banche declassate dovranno effettuare aumenti di capitale, sulla falsariga di quanto già fanno o stanno per fare i grandi gruppi bancari italiani.
Fitch ricorda che nel 2011, tra gli istituti presi in esame, soltanto la Popolare di Milano ha aumentato il proprio capitale, anche se tutti “hanno preparato piani di rafforzamento, per la maggior parte emettendo bond convertibili”.
Le banche italiane di media dimensione hanno comunque “generalmente mantenuto una solida raccolta strutturale”. Tutti questi fattori, secondo Fitch Ratings, potranno avere come conseguenza “una ripresa del consolidamento del settore bancario italiano”.
Sarà una via senza alternativa: per l'agenzia, infatti, “per le banche più deboli potrebbe diventare impossibile competere con successo nel nuovo contesto”.

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