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Cronaca

La morte non ha colpevoli

Tutti assolti “perché il fatto non sussiste” i tre imputati al processo di Bassano per il decesso di cinque lavoratori all'ex Tricom-Pm Galvanica di Tezze. Le proteste dopo la sentenza: urla e lancio di uova contro il Tribunale

Pubblicato il 24-05-2011
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“Tutti assolti perché il fatto non sussiste''. E' la sentenza del gup Deborah De Stefano del Tribunale di Bassano del Grappa nel processo con rito abbreviato nei confronti dei tre imputati che dovevano rispondere delle morti di cinque dipendenti della ex Tricom-Pm Galvanica di Tezze sul Brenta.
Si conclude così il procedimento che a seguito di una prolungata e tormentata vicenda giudiziaria era chiamato a stabilire le eventuali responsabilità sui cinque casi di decesso per malattia collegati, secondo l'accusa, al “cromo killer” contenuto nelle lavorazioni aziendali.
Il giudice ha respinto le richieste del Pubblico Ministero, il procuratore capo Carmelo Ruberto, che al termine della sua requisitoria aveva chiesto per i tre imputati condanne complessive per 12 anni e 8 mesi di reclusione, e nella fattispecie: 5 anni e 4 mesi per l'ex amministratore delegato Tricom ed ex amministratore unico della Pm Galvanica (succeduta alla Tricom nel sito aziendale di via Tre Case) Paolo Zampierin; 4 anni per l'ex presidente del Consiglio di Amministrazione della Pm Galvanica Adriano Sgarbossa e 3 anni e 4 mesi per l'ex responsabile dell'impianto di cromatura della Tricom, nonché ex sindaco di Tezze ed ex assessore provinciale Rocco Battistella.

Il corteo di protesta del Comitato per la Difesa della Salute di Tezze e Bassano dopo la lettura della sentenza

I tre imputati erano accusati di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime ed omissione di cautele per la sicurezza e l'integrità fisica dei lavoratori.
A sostegno dell'impianto accusatorio, il PM Ruberto in sede di requisitoria aveva anche ottenuto dal giudice l'acquisizione degli atti della sentenza con la quale, nel 2006, il giudice Paola Cameran del Tribunale di Padova, sede distaccata di Cittadella, aveva condannato lo Zampierin a 2 anni e 6 mesi di reclusione per lo sversamento del cromo esavalente nella falda da parte della Pm Galvanica e al pagamento di 2 milioni e mezzo di euro di risarcimento alle parti civili.
Elementi che, presumibilmente, non sono stati ritenuti sufficienti dal giudice per accertare la “sussistenza del fatto”.
Alla lettura della sentenza, giunta solo dopo pochi minuti di camera di consiglio, sono seguiti momenti di grande tensione: durissima la reazione dei famigliari dei lavoratori deceduti e del “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa”, presente - come in occasione di ogni udienza - all'esterno del Tribunale con un presidio.
In una via Marinali blindata per oltre un'ora dalle forze dell'ordine in assetto anti-sommossa, esponenti del Comitato hanno gridato frasi di protesta e lanciato alcune uova in direzione del palazzo di giustizia, prima di incamminarsi in corteo verso le piazze con uno striscione recante la scritta “la morte sul lavoro non è mai una fatalità”.
In precedenza il Comitato per la Difesa della Salute di Tezze e Bassano aveva diffuso un volantino nel quale viene reclamata “dignità e forza alla lotta dei lavoratori per la propria sicurezza nei posti di lavoro e nel territorio”.
“Alta mortalità tra chi ha lavorato alla Tricom - afferma il comunicato -, muri e pavimenti impregnati di cromo, perizie mediche ed indagini epidemiologiche, riesumazione di salme e inquinamento delle falde acquifere fino alla bassa padovana non sono bastate ai giudici per affermare con certezza che questi lavoratori sono morti a causa delle condizioni di lavoro in cui dovevano operare. La giustizia non è uguale per tutti.”
La sentenza del Gup di Bassano scrive la parola “fine” alla complessa vertenza giudiziaria. Resta comunque la possibilità, qualora lo si ritenesse opportuno, di ricorrere in appello.

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