Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
4-11-18 Settembre 2025
19 Aug 2025 21:12
19 Aug 2025 15:25
19 Aug 2025 14:10
19 Aug 2025 13:48
19 Aug 2025 13:03
19 Aug 2025 12:07
20 Aug 2025 07:53
20 Aug 2025 07:44
20 Aug 2025 07:42
20 Aug 2025 00:29
19 Aug 2025 21:40
19 Aug 2025 21:32
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Pubblicato il 29-05-2010
Visto 3.582 volte
Il ciclo culturale Incontri senza Tossine, una serie di quattro appuntamenti specifici sulla salute e l’alimentazione organizzato dalla libreria La bassanese in appendice agli Incontri senza Censura, è iniziato con una serata dedicata al “Cibo quotidiano”. Ospite dell’appuntamento Carlo Cambi, famoso giornalista ed enogastronomo, che ha presentato in anteprima i contenuti del suo prossimo libro, “No food” e che ha parlato a lungo, con un fiorire anche colorito, da vero toscano, portando esempi ed informazioni aggiornate, dell’attualità della ristorazione, di problematiche riguardanti il “biologico e il non-biologico”, del moltiplicarsi di truffe al consumatore e delle catene del resto immaginabili, ma eticamente impensabili, inanellate ad interessi economici che governano l’industria alimentare mondiale.
Ad introdurre la serata Gianpaolo Giacobbo, giornalista che collabora dal 2001 al progetto Porthos, “una cellula di resistenza creativa, indipendenti da sempre ci occupiamo di vino, cibo e cultura”, recita il motto del direttore di Porthos, Sandro Sangiorgi.
Cambi, tra le altre cose fondatore della rivista “Wine Passion”, direttore editoriale di “Le vie del Gusto”, attualmente docente di Teorie e politiche del turismo all’Università di Macerata, con “Il Mangiarozzo”, Newton Compton Editori, affiancato con successo da “Le ricette e i vini del Mangiarozzo” e da “Gli agriturismi del Mangiarozzo”, ha imposto un nuovo modo di recensire i ristoranti d’Italia: meno critica fine a se stessa, o peggio pilotata da interessi altri, più attenzione a fornire informazione, e un invito esplicito e chiaro al rispetto della cultura e dell’etica dell’alimentazione. A fronte del festival delle pentole che impera in TV, che propone soffritti dall’alba al tramonto, della moda dilagante del packaging “ambientally correct” che dipinge con un green poco veritiero prodotti e i luoghi destinati alla nostra spesa, del balletto di carte delle “autocertificazioni poco certificanti” e della consapevolezza del triste destino di molti contributi all’agroalimentare della comunità europea, la ricetta proposta da Cambi invita al rispetto delle caratteristiche dell’identità, della storicità, della relazionalità che sono legate al cibo. Sono questi i tre ingredienti che garantiscono da soli la “sanità” di ciò che si mette in pentola, e che ci nutre.
Marco Bernardi Carlo Cambi e Gianpaolo Giacobbo
Nonostante tante informazioni allarmanti arrivino sempre più numerose, e a più voci, al consumatore, è sempre difficile pensare di essere finiti in pasto a cattive nutrici. Si pensa che nessuna madre, consapevolmente, infilerebbe negli zaini dei propri figli merendine che contengono grassi idrogenati sapendo con che cosa vengono prodotti, eppure certi comportamenti fanno parte del nostro quotidiano. L’invito che arriva da Cambi è proprio quello di ripensare certe abitudini e di recuperare il rapporto il più possibile diretto col venditore del settore agroalimentare. La rintracciabilità è importante, dovrebbero diventarlo sempre di più anche il desiderio di informazione e la riscoperta di gusti non omologati, in nome della tradizione di una cucina sana che fortunatamente ancora ci appartiene.