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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

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Per un bacin a nord

La gestione delle emergenze, il problema siccità, la ricarica della falda, il bacino del Vanoi, gli ambientalisti. Intervista a Paolo Bordignon, candidato alla presidenza del Consorzio di Bonifica Brenta

Pubblicato il 11-12-2024
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Appuntamento in campo neutro, in un bar di Quartiere Firenze a Bassano, con Paolo Bordignon, per dieci anni sindaco e attuale vicesindaco di Rosà.
A Cittadella ci sono già stato, alla Torre di Malta, per la conferenza stampa di presentazione della sua candidatura a presidente del Consorzio di Bonifica Brenta e della sua lista “L’Acqua è Vita” in vista delle elezioni per il rinnovo delle cariche del Consorzio di domenica prossima, 15 dicembre.
Questa volta Bordignon mi viene incontro e l’intervista viene fatta, per così dire, a metà strada.

Paolo Bordignon (foto Alessandro Tich)

La sua candidatura e la sua squadra sono espressione della gestione uscente della presidenza Sonza, di cui si propongono come la continuità.
Nella contesa elettorale Bordignon dovrà vedersela con le altre due liste concorrenti: quella sponsorizzata dalle associazioni agricole di categoria, con Coldiretti capofila, e quella di Giustino Mezzalira.
Mi riferisce che prima di formare la sua squadra aveva fatto un passaggio con Coldiretti, per la quale aveva riservato qualche posto in lista, incontrando il segretario provinciale. Poi non c’è stato accordo e Coldiretti va per conto suo, ma dichiara: “Se verrò eletto voglio collaborare con loro e con tutti, perché i problemi del territorio non hanno colore, sono i problemi di tutti.”

Paolo Bordignon: lei si candida in continuità con la gestione uscente del Consorzio di Bonifica, per continuare le cose da fare e i progetti già avviati. Ma c’è qualcosa che lei vuole portare anche come valore aggiunto, come novità?
“Già portare avanti il percorso fatto finora, sono 28 milioni di opere in cantiere. Per cui bisogna terminare quelle e altre opere. Una prima cosa importante che bisogna fare, secondo me, è fare degli accordi scritti con i Comuni e le Protezioni Civili per quanto riguarda il cambiamento climatico. Questo è essenziale perché sempre più spesso si interviene nelle emergenze. Dopodiché bisogna fare un salto di qualità nel lavoro con le scuole. Bisogna andare nelle scuole, spiegare l’importanza dell’acqua e il ruolo dei Consorzi, che quasi tutti ancora non conoscono. Credo sia importante far capire questo messaggio ai ragazzi, ma in generale alle persone che attualmente non sanno qual è il ruolo del Consorzio.

Ancora qualcosa?
Poi ci sarà sicuramente da lavorare nel discorso energetico. Le centraline idroelettriche e il fotovoltaico permettono di recuperare energia con minori costi, e questo per calmierare i prezzi per il futuro. Se ci sarà un altro attacco dei prezzi dell’energia, lo dovremo sopperire con quello che facciamo noi. Abbiamo già investito nell’ultimo mese 450mila euro in impianti fotovoltaici sopra gli stabili del Consorzio. Questo è il futuro: le famose Comunità Energetiche che portano un beneficio soprattutto agli utenti.

Cosa vuol dire sul piano pratico “fare degli accordi coi Comuni per il cambiamento climatico”?
Già adesso si fanno degli accordi per fare delle opere. Ad esempio, se un Comune ha un’opera su una strada con un ponte, i lavori vengono fatti sempre dal Consorzio in collaborazione col Comune. A volte il Comune mette i materiali e il Consorzio i mezzi e il lavoro. Ora dobbiamo fare degli accordi coi Comuni e con le Protezioni Civili per le emergenze. Perché se capita un’emergenza, come ad esempio è successo a Marostica, il Consorzio è un ente in più che può dare una mano perché ha mezzi e personale specializzato. Per cui è un apporto in più che può dare ai Comuni.

Parliamo della “grande sete” che ogni tanto arriva nella pianura agricola con i periodi di siccità. In conferenza stampa a Cittadella lei ha fatto capire che per quanto riguarda la ricarica della falda il Consorzio è “sul pezzo” e ha fatto l’esempio del suo Comune, Rosà…
Io da sindaco avevo fatto un contratto con il Consorzio per fare la ricarica della falda su 7 ettari di terreno di proprietà del comune di Rosà, nella zona Prese, tra Rosà e Tezze. Abbiamo dato quest’area che si chiama AFI, Area Forestale di Infiltrazione, dove c’è una piantumazione e in mezzo ci sono dei piccoli fossi che infiltrano circa 500 litri di acqua al secondo per la ricarica della falda. Però c’è da dire questo: se non c’è acqua, non ricarichi. Per cui, per avere acqua bisogna pensare a qualcosa di diverso, ai bacini a nord, e a trattenerla quando ce n’è troppa.

Ecco, “bacini a nord”. Lei mi porge su un piatto d’argento la domanda sul bacino del Vanoi. E allora, che mi dice?
Il Consorzio è stato l’unico ente che ha fatto non un progetto, ma un’ipotesi di progetto o chiamiamolo pure un progetto preliminare. Lo ha fatto con dei soldi nazionali, perché ha ricevuto un contributo nazionale per la progettazione, e lo ha proposto a Roma. Dopodiché è partita tutta l’attività della procedura che riguarda il Ministero, per cui il Consorzio è parte terza. È il proponente, è colui che gestisce un po’ tutto l’iter, però l’ente preposto è il Ministero.

Ma adesso che si è concluso il dibattito pubblico sull’ipotesi progettuale del Vanoi, cosa succede?
C’è il Ministero che raccoglie tutto il dibattito e tutte le varie osservazioni, che sono osservazioni che riguardano la parte tecnica. Nel dibattito sono intervenuti tutti, anche i comitati. Ripeto: questa non è un’opera del Consorzio, questa è un’opera nazionale e di interesse nazionale. Non è che il Consorzio sia quello che la vuole per forza. Il Consorzio l’ha proposta come alternativa e come beneficio nel caso ci sia la siccità. Abbiamo visto in Sicilia: se non ci sono questi invasi, non si va da nessuna parte. Per cui l’attività sarà molto lunga, il Ministero ha una proposta di un progetto. Il progetto vero e proprio viene poi fatto dal Ministero, con dei tecnici specializzati, ci sono delle ditte specializzate che controlleranno i monti e la valle. Cioè tutte cose in cui il Consorzio non entra. Il Consorzio è stato il primo ente a proporlo, come soluzione ai problemi.

In conferenza stampa a Cittadella, parlando proprio del Vanoi, lei ha dichiarato: “Non serve essere ambientalisti. Siamo già noi, ambientalisti. I veri ambientalisti sono le persone del mondo agricolo che ogni giorno sono sul territorio e toccano i problemi”. Come mai questo suo intervento sugli ambientalisti?
L’ho detto perché in tutte le conferenze dei servizi fatte dal Consorzio sulla proposta del progetto sono intervenuti anche gli ambientalisti che sono veramente delle persone che non pensano a quello che è il futuro. Se l’acqua non viene trattenuta quando c’è, a nord, e rimandata giù quando siamo in assenza, non c’è un problema di scambio. È inutile dire che andiamo a infiltrare e ricaricare la falda se non c’è acqua. L’acqua bisogna farla calare quando c’è. E il problema di fondo tra la Regione Veneto e la Regione Trentino Alto Adige è che c’è un contratto che stabilisce che loro, i trentini, possono trattenere tanta acqua soprattutto per quanto riguarda le centraline idroelettriche. Quindi, per far andare le centraline idroelettriche hanno bisogno di più acqua e non te ne danno un centimetro in più. E allora, se c’è siccità noi qui abbiamo avuto dei danni enormi, milioni e milioni di euro, là hanno prodotto energia lo stesso. Per cui bisogna cercare di farla con tutti i crismi, perché l’ambiente va rispettato e soprattutto la sicurezza idraulica va rispettata fino in fondo, ma è una proposta in più che dobbiamo fare. È lo stesso discorso della Pedemontana.

Cioè?
Tutti non la volevano, forse l’abbiamo fatta troppo tardi e magari in modo impattante sul territorio. Se la facevi prima, la facevi in maniera molto meno impattante e la potevi fare anche in maniera diversa. In Italia purtroppo è così. Sul Vanoi il Consorzio ora si ferma, non è un’opera del Consorzio. È un’opera che serve a tutti.

In definitiva, perché votare per la sua lista?
Sicuramente perché è una continuità di quello che ha già fatto il precedente mandato, di cui io facevo parte all’interno del CdA. Ribadisco che ci sono 28 milioni di opere da fare. Tra queste il pluvirriguo nel Bassanese, a Rosà, a Cartigliano. Tutti interventi come il pluvirriguo di Colceresa che abbiamo inaugurato poco tempo fa. La continuità è quella di fare soprattutto delle opere che sono per il territorio, non sono impattanti, sono rispettose dell’ambiente e soprattutto sono vicine all’agricoltura. Sull’agricoltura ci siamo accorti, credo anche troppo tardi, che è il punto di forza dell’Italia. I coltivatori, quelli in “fascia 3”, sono quelli che alle cinque del mattino si alzano e sono sul pezzo sul territorio, sono quelli che lo vivono. Gli ambientalisti lasciano invece il tempo che trovano. Se uno va alle riunioni solamente per fare cagnara, non è questo lo spirito di lavorare per il territorio.

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