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D’Annunzino

Pietrosante 3. Bassano del Grappa in Azione contesta il “machismo patriarcale” del “personaggio pseudo-dannunziano in doppiopetto, alla ricerca di una visibilità da presenzialista di talk show”

Pubblicato il 07-07-2022
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“Personaggio pseudo-dannunziano, fatto di doppiopetto e pizzetto curato, alla ricerca di una visibilità da presenzialista di talk show”.
È la descrizione del consigliere comunale Gianluca Pietrosante resa da Bassano del Grappa in Azione, il gruppo cittadino del partito di Carlo Calenda.
Anche gli “Azionisti” bassanesi intervengono sulle affermazioni di Pietrosante in consiglio comunale, tramite un comunicato stampa dai toni fortemente polemici trasmesso in redazione dal coordinatore di Bassano del Grappa in Azione Simone Cavallin, che pubblichiamo di seguito.

Gianluca Pietrosante (foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet)

Con un’unica annotazione da parte di chi vi scrive: l’accostamento di Pietrosante alla figura di un “personaggio pseudo-dannunziano” è certamente evocativo, almeno dal punto di vista dell’immagine stereotipata che solitamente si ha del Vate di Pescara.
Ma ricordo che un personaggio storico precursore dei diritti delle donne conquistati nel ‘900 è stato proprio Gabriele D’Annunzio che durante la Reggenza Italiana del Carnaro a Fiume promulgò uno Statuto assai emancipato (La Carta del Carnaro, 1920) che sanciva “la sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione” e pari diritti e doveri “per i cittadini di ambedue i sessi”.
Non c’era quindi una molecola di patriarcato o di cultura patriarcale in quell’esperimento politico e di governo terminato con l’annessione di Fiume al Regno d’Italia.
Così, tanto per specificare.

COMUNICATO STAMPA BASSANO DEL GRAPPA IN AZIONE

Tutti hanno visto e sentito che cosa è stato detto

Nel corso del Consiglio Comunale di Bassano del Grappa, dello scorso 30 giugno, discutendo di “calo demografico”, il consigliere di maggioranza Gianluca Pietrosante (Lista #Pavan sindaco) risponde alla collega Paola Bertoncello (Partito Democratico) dicendole che il tasso negativo demografico è da intestare al suo partito che, attraverso le sue politiche culturali, mira alla “distruzione della vita intesa come continuazione della società”. E si riferisce, citandola chiaramente, alla legge sull’aborto, “costata 6 milioni di vittime”.
È un dato oggettivo argomenta il consigliere Pietrosante che “chi uccide i propri figli non ha futuro”. Ma secondo il consigliere, l’aborto è solo un esempio dell’espressione di questa cultura della “distruzione della vita”, e chiama in causa “il relativismo culturale, il Sessantotto, la distruzione del patriarcato a favore dell’ideologia femminista, politiche che tentano di far sì che la demografia sia sempre meno in Italia”.

Ma di cosa bisogna sorprendersi?

Ora, non sorprende Gianluca Pietrosante. Il suo personaggio pseudo-dannunziano, fatto di doppiopetto e pizzetto curato, alla ricerca di una visibilità da presenzialista di talk show gli permette, con la stessa noncuranza di scrivere i suoi pamphlet su “La voce del patriota” e la millanteria di proferire asserzioni di questo tipo ai microfoni del consiglio comunale.
Quello che sorprende è il silenzio di chi gli sta seduto accanto. Il silenzio del Sindaco che non può ignorare che nei sottopancia televisivi del “Pietrosante (s)ragionamento” compare il suo nome (Lista #Pavan sindaco). Impressiona il silenzio dei liberali (Forza Italia, se ci sei batti un colpo!), all’epoca protagonisti di quella legge e oggi ostaggio delle percentuali del populismo meloniano. E non dice nulla “Impegno per Bassano”? che avrebbe un impegno anche verso le donne, non solo verso gli uomini che aspirano al machismo patriarcale. No, non è Pietrosante a fare rumore, né le sue parole (che sono spesso meno interessanti dei suoi outfit). Il rumore è ancora una volta quello del silenzio di fronte ad una ideologia morta e sepolta, ma ora riesumata perché così vogliono i sondaggi (nonostante le urne, molto spesso, mettano fine ai vari Sboarina).

La posizione di Azione: no agli slogan, sì alla serietà

È più facile, ovviamente, dire che le donne non fanno figli anzi, che se ne sbarazzano perché intrappolate in una “cultura della morte”, che chiedersi come favorire la genitorialità.
Azione, attraverso il suo documento programmatico, il “Next generation Italia”, ha posto la questione alla radice del suo stesso progetto politico, partendo proprio da bambini, giovani e donne.
Il “foglio del come” di Azione concretizza una serie di interventi per il sostegno delle famiglie che vanno dalla creazione di servizi per la prima infanzia, ad interventi strutturali per le donne, per la loro carriera, il loro salario e per le pari opportunità.
Altro che la nostalgia per la “distruzione del patriarcato”. Il vero obiettivo è eliminare la disparità di genere con interventi più significativi: congedi di genitorialità che equiparino uomo e donna; realizzare una fiscalità differenziata, per rimuovere alla radice il vantaggio, all’interno delle famiglie, di far lavorare l’uomo; creare percorsi di eradicazione degli stereotipi di genere nelle scuole, nelle università e nelle aziende, l’introduzione di corsi di educazione sessuale, che includano anche nozioni relative alla parità di genere.
È evidente che evocare fantasmi e giocare sulla “paura” è remunerativo in termini di follower sui social, ma non è questo che i cittadini chiedono sia loro restituito quando attribuiscono rappresentatività, attraverso il loro voto.
Azione ha posto bambini, giovani e donne, ai primi tre posti del proprio programma.
Per questo Azione non può fare silenzio, ma questo non significa fare rumore. Significa proporre una politica seria.

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