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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

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Attualità

Va noi no

Cinque associazioni bassanesi si uniscono in comitato contro il progetto del bacino e della diga del Vanoi che interessa anche i Comuni a valle come Bassano. “Basta allo sperpero del territorio e alla logica di predazione delle risorse”

Pubblicato il 10-08-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Questa è la storia della Valle del Vanoi alias Val Cortella in Trentino, ambiente di boschi e di prativi che attorniano il corso del torrente Vanoi, dove manca solo Heidi con le caprette che le fanno ciao.
In questa zona di Provincia Autonoma, con un’appendice che raggiunge il Feltrino bellunese, la Regione Veneto per il tramite del Ministeri delle Infrastrutture e delle Politiche Agricole e Forestali intende realizzare un lago artificiale, sbarrato da una diga di altezza complessiva di 123,97 metri dal basamento a valle.
Lo scopo è quello di ricavare una riserva d’acqua perenne in grado di risolvere il problema dei sempre più frequenti periodi di siccità nel bacino di pianura tra le province di Vicenza e Padova, a beneficio dell’economia agricola.

I rappresentanti del Comitato bassanese contro la diga del Vanoi (foto Alessandro Tich)

Stiamo parlando di una sorta di “Superstrada Pedemontana idrica”.
Le acque del torrente Vanoi, che verrebbero contenute nel grande invaso artificiale e rilasciate in caso di siccità a valle, confluiscono infatti nel torrente Cismon che a sua volta sbocca nel Brenta.
Con la realizzazione del progetto la Val Cortella verrebbe invasa da un serbatoio idrico lungo 4 chilometri e mezzo, di cui 4 in territorio trentino, da Lamon nel Bellunese a Canal San Bovo, per una superficie valutata in 1,2 chilometri quadrati e una capacità di 33 milioni di metri cubi d’acqua.
L’idea di erigere una diga sul Vanoi aleggia sui territori da almeno un secolo: nei vari decenni e a più riprese è stata valutata ma poi sempre scartata dalle autorità competenti dell’epoca a causa dei reali pericoli idrogeologici nell’area interessata.
Ora però si è passati dalle intenzioni ai fatti.

La Regione Veneto ha inserito il bacino del Vanoi nel Piano degli interventi per fronteggiare l’emergenza idrica, ha richiesto al Ministero per le Politiche Agricole e Forestali un finanziamento di 150 milioni di euro a copertura dell’intervento e ha affidato la progettazione del complesso della diga al Consorzio di Bonifica Brenta di Cittadella.
Il Consorzio di Bonifica, a sua volta, ha affidato a un Raggruppamento Temporaneo d’Imprese (composto da Lombardi Ingegneria Srl di Milano, capogruppo mandataria; Technital Spa di Verona, mandante e Lombardi SA Ingegneri Consulenti di Giubiasco, Svizzera, mandante) la redazione del DOCFAP, lo Studio di Fattibilità delle Alternative Progettuali, relativo al “Serbatoio del Vanoi - Realizzazione di un invaso sul torrente Vanoi a tutela dell’irrigazione nel comprensorio del Consorzio Bonifica Brenta”.
Nel frattempo, lo scorso 2 luglio si è conclusa la fase di consultazione preliminare del dibattito pubblico sul progetto, previsto dalla legge e obbligatorio perché la diga supererebbe i 30 metri di altezza, nel quale il Consorzio di Bonifica ha condiviso il DOCFAP con 143 enti e soggetti potenzialmente portatori di interesse.
Superata la pausa di agosto, sarà avviata l’azione di dibattito pubblico vero e proprio, con vari incontri organizzati in presenza e online, ma comunque rivolti ai soli “enti e soggetti interessati”, nei quali sarà possibile presentare proposte e osservazioni.
E tra i portatori di interesse accreditati alla fase di consultazione preliminare e di dibattito pubblico c’è anche il neo costituito comitato di associazioni del Bassanese contrarie al progetto della diga del Vanoi.

Associazione Acqua Bene Comune Vicenza; A.RI.A bassanese, Associazione bassanese per il Rispetto Ambientale; Centro di iniziativa politico culturale Romano Carotti; Consulta per l’Ambiente di Rosà; Italia Nostra, sezione di Bassano del Grappa.
Sono le cinque realtà associative del territorio riunite nella causa comune.
Si presentano in una conferenza stampa convocata in sala Tolio in città con l’intervento per A.RI.A bassanese della presidente Manuela Mocellin, del vicepresidente Claudio Bizzotto e di Eva Gatto; della referente locale di Acqua Bene Comune Vicenza Mariagrazia Parolin; di Paola Facchinello per il direttivo del Centro Romano Carotti; di Bruno Baruchello per il direttivo della sezione di Bassano di Italia Nostra e della vicepresidente della Consulta per l’Ambiente di Rosà Michela Cavallin.
I cinque sodalizi sono stati accreditati al dibattito sul Vanoi separatamente: tuttavia si sono coordinati in comitato per dare maggior peso e massa critica alla loro posizione sulla questione.
“Il consiglio comunale sappia che c’è una voce discorde rispetto all’uniformità di accogliere pedissequamente tutto quello che viene dal governatore Zaia e company”, dichiara nell’occasione Bruno Baruchello.
L’anno scorso il consiglio comunale di Bassano del Grappa ha infatti approvato la mozione a sostegno della realizzazione del bacino del Vanoi, analogamente a tutti gli altri Comuni di pianura del Vicentino e del Padovano lungo l’asta del Brenta.
I Comuni a monte, del Trentino e del Bellunese, hanno invece espresso la loro ferma opposizione ad un progetto “calato sulla testa della popolazione locale senza confronto con il territorio”.
Lo scorso 12 luglio, inoltre, il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha trasmesso una diffida al Consorzio di Bonifica Brenta a non dare seguito al progetto.

In sostanza, le associazioni del comitato bassanese, dopo aver preso conoscenza dei documenti sul progetto in quanto accreditate alla consultazione preliminare, ribadiscono il problema all’origine di tutte le preoccupazioni e cioè il rischio idrogeologico della Val Cortella che nella Carta di Sintesi della Pericolosità della Provincia di Trento è classificata a livello P4, ovvero il grado di rischio più elevato.
“Il possibile allagamento dei territori a valle dell’invaso in caso di ipotetico collasso della diga, aggravato anche dalla conseguente probabile tracimazione della diga del Corlo di Arsiè - avvertono -, potrebbe quindi interessare una estesa parte del territorio di Bassano e poi numerose altre zone lungo l’asta fluviale fino a Piazzola sul Brenta.”
Non si tratta di una minaccia fantasy: è quanto infatti prevede nel DOCFAP il documento obbligatorio di simulazione di “Dam break” (“Rottura di diga”) prodotto dagli stessi progettisti.
“Non siamo i comitati e le associazioni del “no” come alcuni politici, in maniera superficiale, ci hanno etichettati - sottolineano i membri del comitato -. Non è questione di dire “no” a tutto, ma di dire “basta” allo sperpero di territorio, al restringimento degli habitat naturali, alla distruzione di quella che è la casa nostra e degli altri esseri viventi.”
“Basta” dunque con la “logica di estrattivismo e predazione delle risorse” a favore invece dello sviluppo di buone pratiche “per il governo della risorsa idrica e l’innovazione delle pratiche agricole”.
“Proporremo a metà settembre un evento pubblico al quale inviteremo alcuni studiosi con cui siamo in contatto - annuncia il comitato -. Contiamo sulla possibilità che i pareri di chi conosce i luoghi e ci abita ci permettano un giudizio più approfondito e articolato di come pervenire a soluzioni basate sulla natura piuttosto che su interventi ingegneristici così impattanti.”

Postilla conclusiva.
Gli appunti del mio bloc notes riguardanti la conferenza stampa segnalano anche un caso di lapsus freudiano che più freudiano non si può.
Accade quando un collega giornalista chiede ai rappresentanti delle associazioni se il comitato che hanno formato abbia un nome.
Paola Facchinello risponde così:
“Noi siamo il Comitato bassanese contro la diga del Vajont.”
Poi si accorge subito dell’involontaria topica e si corregge:
“Ah no, scusate: contro la diga del Vanoi.”
Interviene in suo supporto Claudio Bizzotto in modalità Settimana Enigmistica:
“Manca una T se no Vanoi xe un anagramma del Vajont.”
Restando in tema enigmistico, quello dell’invaso artificiale che il Veneto vorrebbe imporre alla Provincia Autonoma di Trento rappresenta comunque un gran bel rebus da risolvere.

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