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Parchetti per le allodole
Il tempo alla rovescia: monta la polemica sull'Ordine degli Architetti e sull'operazione-immagine dell'Amministrazione comunale che con due anni e mezzo di anticipo pensa già alla pavimentazione e all'illuminazione del Ponte

L'attuale pavimentazione provvisoria del Ponte (foto Alessandro Tich)
La trasferta di giovedì scorso del sindaco e del vicesindaco di Bassano del Grappa alla Soprintendenza di Verona per confermare la collaborazione con l'Ordine degli Architetti della provincia di Vicenza per la scelta della pavimentazione e dell'illuminazione del Ponte degli Alpini è stato un inedito esempio di tempo alla rovescia. Neanche Einstein, con la sua Teoria della Relatività, sarebbe arrivato a tanto.
Nel momento in cui bisogna ridefinire l'intero appalto per il ripristino e consolidamento statico del manufatto storico tra le due rive del Brenta, gli amministratori pubblici hanno iniziato dalla fine. E con almeno due anni e mezzo di anticipo (questi, salvo ulteriori complicazioni, sono i tempi al momento previsti) hanno gettato le basi per l'elaborazione condivisa delle soluzioni estetiche migliori per i due ultimi interventi di rifinitura del restauro. E cioè, per l'appunto, la pavimentazione che potrà magari essere un bel parquet di legno, oppure un mix di legno-acciottolato oppure, perché no, una elegante combinazione legno-pietra. Alla quale va aggiunto l'aspetto illuminotecnico, per diffondere la giusta luce sul monumento finalmente restituito alla sua bellezza originale.
In linea generale, prendersi ampiamente per tempo sugli aspetti conclusivi di un progetto potrebbe anche essere cosa buona e giusta. Non lo è, invece, se non sai ancora - checché ne dica, e continui a dirne, l'Amministrazione comunale - quale strada dovrà prendere il progetto in questione. Non serve essere esperti del settore, ma basta anzi un briciolo di buon senso per capire che il tipo di pavimento che si riterrà più adatto dipende anche dalla base sopra la quale sarà posato: e cioè un impalcato, liberato dalla pesante massicciata inserita nel restauro degli anni '90, che sarà vuoto ma con innestata una maxi trave reticolare orizzontale di legno lamellare e acciaio inox ancorata alle due spalle, oppure che sarà vuoto e basta. Questione di pesi delle strutture, e di tipi di agganci tra il sopra e il sotto, e quindi di materiali da scegliere.
È un po' come andare al mercato della frutta per comprare la ciliegina da mettere sulla torta che non hai ancora cucinato, per la quale hai appena licenziato il cuoco, sei ancora alla ricerca di un nuovo chef e non sai neppure se la ricetta, che tu continui a dire che è la migliore possibile, dovrà forzatamente cambiare i suoi principali ingredienti oppure no. Incredibile, ma vero.
La missione a Verona di sindaco e vicesindaco rientra a pieno titolo nell'operazione-immagine che la giunta comunale sta portando avanti da alcune settimane con efficace strategia quale controffensiva di comunicazione sull'imbarazzante questione del cantiere senza inizio. Ma la cosa, nel frattempo, ha creato subbuglio nel cosiddetto comparto degli addetti ai lavori.
L'architetto bassanese Piercarlo Comacchio, che fa comunque parte del popolo dei No-Modena, è intervenuto ieri nel gruppo Facebook Bassano senza censura postando il link del nostro articolo “E luce fu”, riguardante l'incontro in Soprintendenza a Verona, e scrivendo: “siccome mi vergogno da architetto a commentare, allego un azzeccato post che gira in rete”. Il post allegato, di cui Comacchio ha oscurato il nome dell'autore, prende di mira l'Ordine degli Architetti della provincia di Vicenza, “reo”, secondo l'autore medesimo, di essersi prestato alla collaborazione col Comune.
“Con tutti i casini strutturali del progetto di restauro del Ponte Vecchio, in primis le spalle - è un passo del post al fulmicotone -, l'Ordine degli Architetti della provincia di Vicenza non solo tace, ma si presta anzi alla buffonata di spostare l'attenzione sulla pavimentazione e l'illuminazione.”
“Abbiamo un Sindaco - è un altro estratto del testo - che nega le dinamiche strutturali tra elementi nel “sistema-ponte”, per cui ovviamente alla modifica della trave d'impalcato si modificano sollecitazioni/lavoro/dimensionamento dei rostri...e l'Ordine tace.”
Seguono altre considerazioni polemiche, che lascio al lettore frequentatore dei social.
Lo stesso Comacchio ha inoltre postato le immagini della “vista assonometrica sovrastruttura nuova pavimentazione” inserita nel progetto e “adagiata” per l'appunto sopra la “trave reticolare strutturale in legno lamellare e tiranti in acciaio”.
“L'attenzione - commenta l'architetto - ora viene posta sul pavimento, dopo 3 anni. Anche dalla Soprintendenza, che continua a non capire che se il ponte non si può reggere sui fabbricati laterali a mo' di amaca (...), cosa te ne fai di un bel pavimento?”.
Con domanda supplementare che sorge spontanea da parte di chi vi scrive: se il “sistema-pavimento” è già incluso nel progetto esecutivo, a cosa serve ripensarlo, anche se fosse solo dal punto di vista estetico?
Sono gli effetti collaterali del tempo alla rovescia, quello tale per cui il rapporto causa-effetto si ribalta e la fine viene organizzata prima dell'inizio.
L'impressione generale, comunque la si pensi sulla vicenda Ponte, è che la trasferta in Soprintendenza a Verona dell'Amministrazione comunale sia stata una fuga in avanti fin troppo in avanti per far passare il messaggio che la situazione dell'appalto sia talmente sotto controllo che si può già pensare con ampio margine di anticipo agli elementi finali della luce e del pavimento. Parchetti per le allodole.
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