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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
L'ora legale
Risoluzione contratto con la Vardanega: a giorni un incarico legale ad hoc del Comune. Ma è una mossa da valutare con estrema cautela. Intanto sul Ponte, per il raduno degli Alpini, ricompaiono le transenne “alte”
Pubblicato il 26-04-2018
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Breaking news: oggi nell'area di cantiere del Ponte di Bassano finalmente si è mosso qualcosa. Ma si è trattato solo di un intervento degli addetti comunali per la sostituzione delle transenne “basse” con le transenne “alte”. Montata la prima fila di recinzioni sul lato a monte del manufatto, domani l'opera sarà completata sul lato a valle.
Il transito pedonale sarà quindi temporaneamente regolato come già accaduto in passato, con una zona di interdizione più larga e, conseguentemente, con un'area di passaggio più stretta. L'intervento è stato motivato da “ragioni di sicurezza”, in vista dell'Adunata Intersezionale degli Alpini della provincia di Vicenza in programma sabato 28 e domenica 29 aprile prossimi in città. Attese per l'occasione migliaia di penne nere con familiari al seguito. Gli Alpini, come noto, non sfileranno sul Ponte ma è inevitabile che si riverseranno tutti ad osservare il “loro” monumento nell'attuale stato di precarietà.
Se ci aggiungiamo il consueto foltissimo pubblico di visitatori del fine settimana nella bella stagione, per l'attuale “capienza” del Ponte sarà una assoluta prova del fuoco.
Foto Alessandro Tich
Intanto, sul fronte della controversia in atto tra l'Amministrazione comunale e l'impresa appaltatrice Vardanega, si segnala oggi una nuova dichiarazione del sindaco Riccardo Poletto. Non certo una dichiarazione spontanea, ma “strappata” dalla domanda a bruciapelo di un collega (“Novità sul Ponte?”) prima che iniziasse la conferenza stampa sul rendiconto di bilancio 2017 di cui ci siamo occupati nell'articolo precedente.
“Stiamo per dare un incarico legale per vedere se il contratto con l'impresa può stare in piedi oppure no dal punto di vista civilistico - è stata la risposta del sindaco -. Si tratta di un incarico di supporto e non di un patrocinio legale per una causa.” Niente di più. Del Ponte, in conferenza stampa, non si è più parlato. Ma la stringata dichiarazione di Poletto è necessaria e sufficiente a prevedere lo scenario che si sta profilando all'orizzonte.
Che il contratto con la Nico Vardanega Costruzioni Srl, dal punto di vista dell'Amministrazione comunale, non possa “stare più in piedi” è confermato dall'avvio in data 30 marzo dell'oramai famosa lettera di notifica alla ditta esecutrice del formale avvio del procedimento di risoluzione del contratto medesimo a firma del Direttore dei Lavori arch. Viviana Bonato. Tuttavia dall'avvio del procedimento non siamo arrivati ancora a una conclusione. Da allora e fino ad oggi - come noto ai lettori di Bassanonet - la Vardanega ha trasmesso al Comune una serie quotidiana di osservazioni, controdeduzioni e critiche specifiche alla conduzione del cantiere da parte della stessa Direzione dei Lavori, da un lato, e alle anomalie di progetto, dall'altro, tali da mantenere la decisione della “Stazione Appaltante” ancora in sospeso.
L'ultima in ordine di tempo è una comunicazione in data odierna nella quale l'appaltatore riferisce al Comune del sopralluogo nell'area dei lavori, l'altro ieri martedì 24 aprile, del coordinatore per la sicurezza in esecuzione ing. Dario Foppoli.
Il professionista, come riferisce la ditta, non ha mosso rilievi particolari sugli aspetti di sicurezza del cantiere legati essenzialmente alla manutenzione delle ture e al funzionamento del sistema di pompaggio. Ma il sopralluogo non si è limitato a questi aspetti. L'ing. Foppoli ha infatti verificato anche lo stato dei lavori già eseguiti, estendendo il suo interesse - sempre come da comunicazione della Vardanega - “anche ad aspetti di diretta pertinenza del direttore dei lavori”. Scrivendo a verbale che l'impresa deve “segnalare al DL il detensionamento dei cavi provvisionali della 1° stilata posizionati a suo tempo dalla protezione civile” e “verificare il mantenimento in efficienza del puntellamento provvisionale”. Secondo le osservazioni della ditta, il coordinatore per la sicurezza ha confermato in questo modo la necessità del puntellamento delle pile (mai autorizzato dalla Direzione Lavori) e il suo stato di perfetta efficienza.
Ma anche lo stesso invito di segnalazione alla Direzione Lavori del detensionamento dei tiranti, come sostiene l'azienda di Possagno, rappresenta il segnale di “una difficoltà di comunicazione all'interno dell'ufficio della direzione dei lavori e forse anche una mancanza di fiducia verso l'attività della DL, al punto tale da delegare l'impresa a sollecitarla per l'esecuzione dei propri compiti stabiliti dalla legge”.
L'ultima lettera (in ordine cronologico) dell'appaltatore si aggiunge dunque alle diverse altre che nei giorni scorsi hanno sollevato circostazionate contestazioni nei confronti dell'Ufficio Direzione Lavori, che non hanno sortito finora delle altrettanto circostanziate risposte da parte del medesimo. Eppure il termine di 15 giorni imposto dall'avvio del procedimento di risoluzione del contratto (entro il quale, in mancanza di “tempestivo e completo riscontro” delle controdeduzioni agli addebiti contestati, la “Stazione Appaltante” dispone l'immediata risoluzione in danno del contratto) è ampiamente scaduto. Lo prescrive anche il Codice degli Appalti Pubblici: “Acquisite e valutate negativamente le predette controdeduzioni, ovvero scaduto il termine senza che l'appaltatore abbia risposto, la Stazione Appaltante su proposta del Responsabile del Procedimento dispone la risoluzione del contratto.”
Ma c'è qualcosa che tiene ancora alzato il freno a mano dell'Amministrazione, a tutt'oggi incerta - nonostante i proclami - sul fatto di tagliare i Ponti con la ditta del Ponte.
Da qui l'anticipazione, da parte del sindaco, dell'arrivo dell'ora legale: vale a dire il momento in cui sarà affidato l'incarico a un avvocato civilista per vedere se e come il contratto con l'appaltatore “può stare in piedi oppure no”.
Poletto infatti lo sa benissimo: la tanto minacciata rescissione del contratto con la Vardanega è una mossa da valutare con estrema cautela.
L'articolo 136 del Codice dei Contratti Pubblici (Decreto Legislativo 163/2006), ai sensi del quale è stato notificato alla ditta l'avvio del procedimento, prevede la risoluzione del contratto per almeno una delle seguenti tre specifiche ed accertate cause: grave inadempimento, grave irregolarità e grave ritardo. Per le quali deve essere assolutamente comprovato che la responsabilità dell'inadempimento, dell'irregolarità o del ritardo è totalmente in carico all'appaltatore. E in caso di contratto stracciato anticipatamente, ne conseguirebbe un'inevitabile e pesante controversia giudiziaria, intentata dall'azienda esecutrice, ad altissimo rischio per le casse comunali.
Le diverse riscontrate anomalie e incongruenze di progetto, l'indisponibilità della spalla Nardini per eseguire i lavori come da progetto medesimo e - non ultimo - il contestato “andamento anomalo” del cantiere per presunta “mancata cooperazione” della Direzione Lavori (da cui la richiesta danni per oltre 394.000 euro oltre alla richiesta di emissione del primo Stato Avanzamento Lavori) sono infatti delle argomentazioni, già evidenziate in questi giorni dalla ditta, che un giudice potrebbe tenere altamente in considerazione.
Ponendo inoltre il caso che il Comune risolva il contratto con la Vardanega (per affidare i lavori a chi? Alla Inco Srl, seconda arrivata, già affidataria definitiva del cantiere e quindi esclusa dalla sentenza del Tar? Oppure indicendo una nuova gara ad invito per riaggiudicare l'appalto, facendo ulteriormente slittare i tempi del ripristino del Ponte?), la questione non verrebbe risolta alla radice.
Qualunque sia difatti la ditta esecutrice, non si uscirà da questo vicolo cieco fino a che non saranno apportate le opportune modifiche o varianti all'intoccabile progetto esecutivo Modena. Lo stesso progettista, nella sua relazione del 5 maggio 2017, ha affermato che “il progetto è stato redatto circa 2 anni fa, quando erano noti gli effetti di degrado delle strutture lignee di fondazione (...) ma non si erano ancora manifestati i fenomeni di cedimento evidenziati, in particolare in corrispondenza della pila n. 3, dal monitoraggio dopo la consegna del progetto esecutivo, durante le fasi della sua approvazione.”
Di tutti gli altri interrogativi ancora senza risposta tecnicamente certa del progetto esecutivo (capacità della terza pila o stilata, la più debole, a sorreggere la trave tipo Bailey per l'innalzamento della stessa; modalità di inserimento della trave reticolare di fondazione sugli stessi punti di appoggio degli attuali sostegni provvisori delle pile cedute 1 e 2; fattibilità dell'ancoraggio della trave reticolare d'impalcato nella spalla sinistra di proprietà Nardini ma anche nella spalla destra, di proprietà del Comune, fino ad oggi sottovalutata; eccetera) abbiamo già scritto in innumerevoli occasioni.
Cambiare esecutore senza variare il progetto almeno nei suoi aspetti più critici significa continuare a non voler ammettere l'origine di tutti i problemi. Sarebbe come se una scuderia automobilistica avesse una macchina che non funziona e decidesse di sostituire il pilota. Per quanto bravo possa essere, rimarrà sempre fermo in mezzo alla pista.
Sta per scoccare dunque l'ora legale: ma il Comune di Bassano dovrà stare molto attento a come regolare l'orologio.
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