Alessandro TichAlessandro Tich
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Attualità

La pesca miracolosa

Ma chi l'ha detto che sul restauro del Ponte di Bassano non sanno più che pesci pigliare?

Pubblicato il 17-02-2018
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La pesca miracolosa avviene questa mattina sotto il Ponte degli Alpini, nell'area del Brenta, circoscritta dalla strada-bastione della tura di cantiere, destinata ad essere prosciugata per consentire i lavori sulle stilate. È miracolosa perché vedere all'improvviso così tanto movimento sotto i vetusti legni del monumento da restaurare sembra davvero un prodigio. La gente si affaccia al parapetto sud del Ponte all'angolo di Nardini, oltrepassando le transenne, per osservare l'insolita e animata scena.
“Finalmente!”, esclama un passante che probabilmente pensa che tutto quel viavai di operatori col caschetto di sicurezza in testa sia il segnale del sospirato inizio dell'effettivo intervento di ripristino e consolidamento statico dello storico manufatto.
Ma in effetti così non è. Anche se, a quanto pare, è oramai questione di giorni.

Gli uomini in tuta e stivaloni che agiscono sullo specchio d'acqua residuo all'interno dell'area di ripristino non sono infatti gli addetti della Brenta Lavori, la ditta autorizzata ad operare nell'alveo del fiume per conto della Vardanega, bensì gli esperti pescatori dell'Associazione Bacino Acque Fiume Brenta. Il sodalizio che si occupa di gestire, tramite concessioni, l'ecosistema acquatico del fiume e la conservazione della fauna ittica per disciplinare l'esercizio della pesca sportiva e dilettantistica.
Il loro compito è quello di recuperare i pesci rimasti intrappolati nella gabbia di cantiere per evitarne una spiacevole agonia ad asciutta completata. Si tratta soprattutto di trote, in particolare della pregiata specie “fario”, tipiche dell'habitat del Brenta.
Per quanto si tratti di bei pescioni grandi e grossi, peraltro anche numerosi, i pescatori sono bravi a scorgerli a vista per catturarli: quella racchiusa nel perimetro della tura non è infatti - come avrebbe cantato Lucio Battisti - acqua azzurra, acqua chiara.
Alcuni operatori dotati di una speciale attrezzatura stordiscono i pesci e gli altri li raccolgono su retine o secchi. Quindi le trote vengono depositate in un apposito contenitore caricato su un autocarro che sarà il mezzo della loro fuga da Alcatraz: saranno successivamente liberate in un tratto del fiume più a valle.
Una volta recuperata una certa quantità di pesce, i pescatori si fermano per qualche minuto per permettere all'impianto di pompaggio di scaricare ulteriore acqua dall'area di tura. Dopodiché, a livello dell'acqua ulteriormente abbassato, la cattura riprende.
“Con l'associazione dei pescatori - spiega il vicesindaco e assessore alla Cura urbana Roberto Campagnolo - abbiamo stretto degli accordi per interventi di questo tipo quando l'acqua si abbassa per realizzare l'asciutta. L'operazione è già stata fatta altre due volte, in occasione delle precedenti asciutte.”
Questa volta però, complice il livello innalzato della barriera di tura e la combinazione tra il bel tempo e una giornata di weekend, la pesca miracolosa si rivela particolarmente spettacolare. Trote a parte, il prosciugamento ormai quasi definitivo dell'area di cantiere sotto le prime due stilate ad est del Ponte fa intendere che la sospirata partenza dei lavori veri e propri è molto vicina.
“Ci siamo con le opere e per andare avanti con gli interventi di lavoro - conferma il titolare dell'impresa appaltatrice del restauro Giannantonio Vardanega -. Quando il prosciugamento sarà concluso e vedremo la situazione in asciutta, decideremo se partire su una stilata o su un'altra.”
Confortanti notizie, dunque, si profilano all'orizzonte mentre il fazzoletto di Brenta destinato all'asciutta sotto il manufatto viene liberato dalle trote rimaste al suo interno in cattività forzata. E non mi si venga a dire che sul restauro del Ponte non sanno più che pesci pigliare.

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