Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
4-11-18 Settembre 2025
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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Pubblicato il 11-05-2016
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Immaginatevi una discarica in montagna il cui pavimento cede in un punto, lasciando cadere mille metri più in giù il percolato e i rifiuti che vanno ad inquinare il secondo bacino acquifero più importante d’Europa.
Non è la scena di un film apocalittico, ma la reale prospettiva che incombe sulla discarica Melagon di Asiago. L’allarme viene lanciato a Bassano del Grappa dal Movimento 5 Stelle - ovvero dal senatore pentastellato Gianni Girotto e dal consigliere regionale M5S Manuel Brusco - assieme al consigliere comunale asiaghese, della lista Di' Asiago, Monica Gios.
Come riferisce infatti il geologo Gianluigi Boccalon, la discarica - già cava di marmo, dismessa nel ’94 - “è una spada di Damocle” che pende sopra la testa del territorio. Il problema è costituito dalla composizione carsica del sottosuolo dell’Altopiano, da cui l’acqua scende a valle in 24-48 ore, attraverso le cavità, senza essere filtrata. E’ come un gigantesco imbuto che travasa i liquidi dall’alto facendoli scorrere, senza ostacoli, nel vuoto.
Da sin.: il consigliere regionale M5S Manuel Brusco, il senatore M5S Gianni Girotto, il geologo Gianluigi Boccalon e il consigliere comunale di Asiago Monica Gios (foto Alessandro Tich)
Sul Melagon, in particolare, sono stati rilevati 14 ingressi di cavità carsiche: sotto la discarica, oltre pochi metri di roccia, sono cioè presenti “abissi” importanti che conducono direttamente al sottostante bacino acquifero di Oliero, nella Valle del Brenta, da cui lo stesso Altopiano attinge, tramite un potente sistema di pompaggio, per l’approvvigionamento idrico.
Si tratta di cavità che si formano dal basso, e che quando raggiungono la superficie a monte - come nel caso del Melagon - possono causare dei crolli.
Inoltre, nel sito asiaghese, il cedimento potrebbe verificarsi in effetto combinato con l'assottigliamento dello strato di base, dovuto alle precedenti lavorazioni di cava, aggiunto al peso dei rifiuti. Un fenomeno che, come conferma il geologo, potrebbe accelerare i suoi poco augurabili effetti qualora si verificasse una scossa sismica.
In caso di cedimento del pavimento della discarica - che è attualmente gestita dalla società Ava e che è tuttora in funzione, accogliendo tra gli altri anche i rifiuti dell’inceneritore di Schio - i reflui dei rifiuti raggiungerebbero a fondovalle il bacino di Oliero, attraverso le voragini carsiche, in soli due giorni.
Ne conseguirebbe un inquinamento devastante di quello che, appunto, è il secondo bacino acquifero più importante d'Europa: Oliero, infatti, da sola potrebbe assicurare 300 litri di acqua al giorno a tutti gli oltre 4 milioni di residenti nel Veneto.
Non si tratta, tuttavia, di una scoperta di oggi. L’allarme venne lanciato dallo stesso Boccalon ancora nel lontano 1995, quando uno studio da lui curato per conto della Federazione Speleologica Veneta esprimeva - rimanendo inascoltato - un parere negativo alla destinazione del sito a discarica.
La tipologia dei rifiuti conferiti sul Melagon è stata di recente oggetto di indagini avviate dal Corpo Forestale dello Stato e dall'Arpav, come pure di recente si sono levate le proteste dei sindaci della Valbrenta per la grave minaccia che arriva dall'alto.
Gli esponenti 5 Stelle e la consigliera Gios sottolineano l’urgenza della bonifica dell’area, per evitare la potenziale bomba ecologica e prevenire per gli anni futuri una contaminazione idrica che sarebbe disastrosa. La questione approderà al Senato mentre in consiglio regionale è già stata oggetto di un'interrogazione presentata dal consigliere Brusco.