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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Full Metal Jacket

Una trave reticolare in acciaio inox per il restauro del Ponte: “Snatura storia e valenza architettonica del monumento”. Architetti e ingegneri di Bassano formalizzano il loro dissenso con una lettera al sindaco e un appello al capo dello Stato

Pubblicato il 06-12-2015
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Quello che mi spetta oggi è un compito molto arduo.
E cioè quello di spiegare - con parole semplici e chiare - una fondamentale questione tecnica che riguarda l'imminente restauro del Ponte di Bassano.
Un argomento che si rivela alquanto ostico per chi non ha compiuto studi di architettura o di ingegneria. Ma cercherò di farlo nel modo migliore possibile.

"Schema in pianta della reticolare" (dalla relazione illustrativa del Progetto Preliminare di restauro e consolidamento statico del Ponte degli Alpini)

Lo faccio perché devo rendere conto di una notizia uscita in queste ore: e cioè una lettera al sindaco di Bassano Riccardo Poletto, protocollata in Comune giovedì 3 dicembre, sottoscritta dal Gruppo di Riferimento Territoriale degli Architetti e degli Ingegneri di Bassano del Grappa e avente per oggetto il “Progetto di restauro del Ponte”.
Alla quale si aggiunge un ulteriore appello, sempre sullo stesso argomento, trasmesso questa volta - a firma di tre docenti universitari, anche a nome del Gruppo di Riferimento degli Architetti e Ingegneri di Bassano - nientemeno che al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Senza una spiegazione preliminare a beneficio di chi ci legge, tuttavia, il contenuto delle comunicazioni al primo cittadino e quindi al capo dello Stato non risulterebbe pienamente comprensibile ai non addetti ai lavori.
Oggetto del contendere, infatti, è metodo scelto per il consolidamento statico del monumento dal prof. Claudio Modena - titolare della SM Ingegneria Srl di Padova, che ha curato la progettazione strutturale per il progetto preliminare del restauro - che al posto della massicciata del Ponte Vecchio, attualmente in fase di rimozione, prevede l'inserimento di una cosiddetta “trave reticolare”: una mega struttura in acciaio inox, a forma di rete, lunga e larga come tutto il Ponte, che sarà collocata sull'impalcato e ancorata su pali in acciaio e calcestruzzo infissi sul terreno. Una soluzione Full Metal Jacket che per il prof. Modena, strutturista, oltre a reggere alla pressione dell'acqua garantisce al contempo la resistenza e stabilità del Ponte nel tempo.
Ma quell'“anima” in acciaio, per gli architetti e ingegneri del Gruppo di Riferimento Territoriale di Bassano, non ha ragione di esistere.
E questo perché - come sostiene e mi spiega l'architetto Antonio Guglielmini, uno dei firmatari della lettera protocollata in Comune - “snatura la storia e la valenza architettonica del Ponte”. “Il Ponte va preservato come ponte di legno - afferma Guglielmini -. Quello di Bassano è uno dei pochi ponti lignei esistenti e l'inserimento di un corpo estraneo in acciaio comporta la creazione di un falso storico e architettonico.”
“Quando il Ponte è crollato - spiega ancora il professionista - è sempre stato rifatto tale e quale, e cioè con un'anima completamente in legno, ovvero un elemento strutturale con una valenza architettonica. E' quello che succede da 450 anni. Quello che uscirà dal prossimo restauro, così come previsto dal progetto preliminare, sarà invece un Ponte in acciaio rivestito di legno. La struttura in acciaio farà il suo lavoro, ma il legno del Ponte sarà solo una maschera, un rivestimento.”
C'è poi la questione dei cosiddetti rostri, che sono le parti esterne “angolate”, a monte e a valle, delle stilate: le punte che “sbucano” - tanto per capirci - quando dal Ponte guardiamo giù nel Brenta. “I rostri hanno una funzione strutturale - spiega ancora Guglielmini -. A monte reggono la spinta dell'acqua, a valle contrastano la spinta dell'acqua. Ma il progetto non ha compiuto una valutazione strutturale dei rostri, non ne tiene sufficientemente e adeguatamente conto. La resistenza alla pressione dell'acqua sarà affidata alla trave reticolare, i rostri resteranno inerti.”

La lettera al sindaco

Da qui la lettera trasmessa al sindaco dal Gruppo di Riferimento Territoriale degli Architetti e degli Ingegneri di Bassano, e firmata da 22 professionisti: prof. Franco Laner, arch. Massimo Bresolin, arch. Luciano D'Alto, arch. Giuliana Fauda, ing. Alessandro Guarnieri, arch. Pino Massarotto, ing. Giampaolo Milani, arch. Maurizio Rossi, arch. Fabio Sbordone, ing. Flavio Zoncheddu, arch. Massimo Vallotto, prof. Enzo Siviero, arch. Arduino Busnardo, arch. Grazia Finco, ing. Stefano Giunta, arch. Antonio Guglielmini, arch. Roberto Remonato, arch. Roberto Santi, arch. Eliodoro Simonetto, arch. Carlo Ziliotto, arch. Roberto Lanaro e ing. Dionisio Vianello.
Nel documento, i firmatari rilevano che “il progetto deve prevedere il restauro/ricostruzione del ponte ligneo come concepito dal Palladio e reinterpretato dal Casarotti con i due poggioli aggiunti nel 1948 perché, come dice molto bene Lionello Puppi, “rappresenta la costruzione paziente, nel tempo, della propria memoria in un segno” ed è l’immagine consolidata e conosciuta in tutto il mondo.” “Il ponte del Casarotti - si legge ancora nel testo della comunicazione - costituisce la versione tecnicamente migliore nella sua lunga storia perché ha resistito, pur con gravi danneggiamenti, alle due piene più devastanti degli ultimi 500 anni: quella del 1966 e quella del 1882.”
“Il prof. Modena - aggiungono i firmatari - ha sostenuto nell’incontro del 17 u.s. che la trave reticolare sull’impalcato non serve fino a che i rostri restano integri e comincia a “lavorare” quando i rostri non assolvono più alla loro funzione, ma nel contempo tuttavia non risulta nel progetto una particolare attenzione all’irrobustimento degli stessi che non sono nemmeno stati considerati nella sue verifiche statiche del Ponte.” Il tutto considerato che “la storia ci ha insegnato che il Ponte ha subito i danni maggiori quando sono stati divelti i rostri, come nel 1966 quando 5 rostri su 8 sono stati distrutti.”
“Noi vogliamo - ammoniscono i 22 professionisti del settore - che il nostro Ponte conservi la sua identità e cioè che l’immagine architettonica coincida con il modello strutturale che ben definisce le funzioni di ogni parte. Diciamo NO alla reticolare sull’impalcato: togliamola e rinforziamo i rostri e le fondazioni sfruttando i materiali, le tecniche ora disponibili e le capacità di calcolo e simulazione dei nostri ingegneri, avendo ben presente che il pericolo maggiore per la loro integrità non viene dalla velocità della corrente ma dagli urti dei grossi tronchi che la corrente trasporta.”
“Facciamo presente all’Amministrazione - concludono i firmatari della lettera, che si dichiarano “sempre disponibili a chiarimenti e collaborazione” - che l’eliminazione della reticolare comporterebbe enormi vantaggi nei costi, nei tempi dell’intervento e nelle successive manutenzioni. Riteniamo che il Ponte di Bassano, opera unica nel suo genere e nota in tutto il mondo, si possa considerare patrimonio dell’umanità intera e, come tale, da salvaguardare non solo nella forma esteriore, nella sua apparenza, ma anche e soprattutto nella sua originalità strutturale, nella sostanza appunto.”

L'appello a Mattarella

E intanto, la questione del metodo del “Recupero e restauro del Ponte ligneo a Bassano del Grappa” diventa anche oggetto di un appello che - contestualmente alla lettera al sindaco di Bassano - è stato lanciato nientemeno che al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per conoscenza ad altri soggetti istituzionali, tra cui i presidenti di Senato e Camera, il presidente del Consiglio, il ministro dei Beni e Attività Culturali, il presidente della Regione Veneto, il presidente Commissione Nazionale UNESCO, il presidente Fondazione Cariverona e il presidente Agenzia Nazionale Anticorruzione.
La lettera-appello è firmata da tre docenti universitari: i professori Enzo Siviero (Ordinario Tecnica delle Costruzioni IUAV di Venezia), Franco Laner (Ordinario Tecnologia dell’Architettura IUAV di Venezia) e Massimo Guarascio (Ordinario Ingegneria della Sicurezza Università La Sapienza di Roma) che intervengono “anche a nome del Gruppo di Riferimento Territoriale degli Architetti e Ingegneri di Bassano del Grappa”.
“Ci rivolgiamo a Lei - scrivono i firmatari al capo dello Stato - in rappresentanza di molti cittadini e liberi professionisti sensibilmente preoccupati per quanto sta avvenendo a Bassano del Grappa relativamente al progetto di restauro del Ponte ligneo costruito inizialmente dall’arch. Andrea Palladio nel 1570, noto in tutto il mondo come una delle opere più straordinarie dell'arte del costruire.”
“Certamente il manufatto - è ancora un passo della lettera - non è l’opera originale del Palladio, ma non per questo meno importante delle altre architetture Palladiane. Poco importa perciò che il manufatto giunto a noi dopo secoli e secoli non abbia più nulla o quasi di quanto costruito dal Palladio. C’è una cosa infatti che è rimasta intatta ed indissoluta nel tempo, anche dopo le ricostruzioni del Ferracina nel 1751 e del Casarotti nel 1821: la perfetta coincidenza tra il “modello strutturale” ed il “modello architettonico”.
“Ci saremmo aspettati, di fronte ad un intervento di tale portata ed importanza, una serie di proposte, più progetti su cui scegliere il più idoneo per il restauro e la conservazione di un bene architettonico così significativo - aggiungono i tre docenti -. Ci saremmo aspettati un “Comitato Scientifico” ad alto livello storico ed architettonico che valutasse l’intervento più compatibile con un’opera architettonica così carica di storia, passata e recente, al fine di mantenere la coerenza formale e sostanziale tra sicurezza, funzionalità e architettura. Ma ciò non è avvenuto!”
“Gli interventi previsti dai progettisti incaricati direttamente dall’Amministrazione Comunale, prof. ing. Claudio Modena e prof. arch. Giovanni Carbonara - prosegue il messaggio trasmesso al Quirinale -, si configurano come una "messa in sicurezza strutturale" del Ponte che ne snatura completamente l'impianto concettuale originario, introducendo un inedito “modello strutturale” che però non è più coincidente col “modello architettonico” giunto a noi nel tempo. Il progetto ha come conseguenza una profonda cesura tra la sostanza e l’apparenza, tra la struttura e l’architettura.”
“Poiché il progetto - conclude l'appello al presidente della Repubblica - è già stato presentato ed approvato dagli Organi competenti e nei giorni scorsi l’Amministrazione comunale ha anche approvato il progetto esecutivo incurante delle osservazioni fatte emergere nei vari confronti pubblici, e con l’ormai imminente affidamento dei lavori previsto per il 14 dicembre 2015, ci rivolgiamo a Lei confidando che si fermi l'iter dell’appalto e si possa verificare in tempi brevi se e come adottare soluzioni progettuali più rispettose della storia e delle tradizioni italiane dell'arte del costruire.”
Una bella e accesa discussione che si abbatte nuovamente sul Comune di Bassano, nell'unico Ponte che sembra mettere d'accordo tutti: quello dell'Immacolata.

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