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 Laura Vicenzi
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Tanti occhi puntati sulla città
Al Caffè dei Libri, un incontro dedicato a una democrazia deliberativa costruita dai cittadini. Dall'area Parolini al progetto del campo da golf: quando il “pubblico interesse” esclude il parere della popolazione
Pubblicato il 02-11-2013
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			Sergio Los, Domenico Patassini, Angelo Chemin e Giamberto Petoello, a Vicolo Gamba, giovedì  pomeriggio, hanno proposto il primo di una serie di incontri aperti a tutti dedicati alla città. 
È stato approvato un progetto che ha come obiettivo la realizzazione a Bassano di nuovi edifici e di un campo da golf. La discussione non è partita da qui, dall’offerta di un esame particolareggiato del progetto: lo sguardo degli esperti è stato rivolto a monte dell’iniziativa, e al centro degli interventi è apparsa chiara una critica unanime (supportata da dati reali, informazioni storiche, ricerche basate su anni di studio e di lavoro d’indagine, una critica - è il caso di dirlo - “costruttiva”) ai processi che hanno portato alla decisione di dare attuazione a questo progetto. La sottolineatura è arrivata accompagnata da una nota di legittimo rammarico per nulla personalistica, davvero civile, per l’opera di dissipazione del patrimonio di studio, di lavoro e di esperienza dedicati alla città e al suo territorio quattro anni fa dall’équipe di Civicity.
Il progetto in questione è stato considerato di pubblico interesse, e pubblico significa riguardante tutti i cittadini, a partire dai convenuti interessati a parlarne assieme. La criticità - ha spiegato l’architetto Los - è insita nel meccanismo che ha portato a questa approvazione: la delibera è passata a cavallo di una divisione che ha riportato a galla questioni già emerse allorché l’attuale Amministrazione cittadina ha battuto quella uscente anche per l’impegno di una politica diversa riguardo all’area Parolini, perciò con nessuna unanimità e una maggioranza sorretta da fragili impalcature. Il benestare dato al progetto non scaturisce da una discussione corale, pubblica, di quelle indicate per l’attuazione di una democrazia deliberativa. La città ha bisogno di quei nuovi edifici? E se sì, realizzati come?
		
 
		
			Bassano ha accumulato un’enorme quantità di alloggi vuoti, si parla di un quinto dell’intero patrimonio urbanistico, a dimostrazione che le costruzioni rappresentano più un investimento finanziario che una risposta a un’istanza dell’utenza abitativa. La città è stabile da circa vent’anni dal punto di vista demografico (la popolazione di Bassano è assestata intorno ai 40 000 abitanti), anche perché l’offerta di posti di lavoro e le attività produttive non sono in aumento sul suo territorio. La nostra è una città molteplice, una rete policentrica fin dalla sua nascita con un baricentro che nel tempo si è spostato dalla “piazza” del Ponte Vecchio (architettato da Palladio anche come luogo destinato ad accogliere la gente che viveva sulle due sponde, con una funzione da “loggia urbana” secondaria al transito che è tornata intatta nell’attualità) a Piazzotto Montevecchio, che poi ha risalito le altre piazze e ora, dal punto di vista urbanistico, è di fatto collocato nell’area dell’ex ospedale. Bassano è solcata da più linee/soglie che seguono un andamento nord-sud (il fiume Brenta, viale delle Fosse, la ferrovia), collegamenti e relazioni sugli assi est-ovest sono più difficili per ragioni di natura geografica, storica, e poi legate all’attività umana - hanno ricordato gli storici Chemin e Petoello - e lo sono tanto da ostacolare lo sviluppo della cosiddetta “città del Pedemonte” che corre da Schio al Montello, eppure la crescita della nostra città avviene principalmente in questa direzione, soprattutto verso est. C’è però il fatto certo che l’area oltre-ferrovia ma non è mai stata del tutto integrata con la città (era un problema anche negli anni ’50, quando l’incaricato del Prg Piccinato proponeva un piano intercomunale, mai elaborato). «Il progetto di edificazione attuale - ha continuato Los - presuppone una periferia che termina dove passa la linea ferroviaria, guarda poco all’evoluzione dell’organismo in sviluppo della nostra città». Domenico Patassini ha approfondito questo aspetto parlando della necessità di una riprogettazione urbana dei centri cittadini che allarghi lo sguardo al territorio e che tenga presente la necessità, per uno sviluppo finalizzato all’incremento di attività produttive, commerciali, turistiche, della realizzazione di modifiche alla rete viaria, soprattutto relative al trasporto pubblico, che gettino dei ponti con il Trentino, con il Pedemonte. Fatti i progetti - ha continuato - bella sarebbe la possibilità di fornirne ai cittadini un’anticipazione con installazioni, chiedendo magari la collaborazione di alcuni artisti. La procedura concorsuale attuale raramente riesce a capitalizzare il lavoro di idee messo in opera: questa è l’altra criticità evidenziata dall’urbanista.
L’apporto dei cittadini - si è concluso - non può essere solo la presa d’atto degli esiti di una progettazione esecutiva: la democrazia deliberativa pone l’invito a dialogare prima intorno ai problemi, avviando questioni negoziali aperte sui progetti civici. La condizione per allargare la discussione è che l‘architettura trovi il modo di diventare argomentabile, e che poi istituti nati appositamente per fare rete, come ad esempio gli Urban Center, facciano non solo archivio dei contributi di studio realizzati per il territorio.
Da parte del cittadino si tratta di affinare la capacità di leggere il luogo che abita, che può essere paragonato a un testo scritto con un alfabeto fatto di cose: la  sua struttura, un paesaggio urbano e territoriale caotico, dall’andamento fungino, o ordinato, che appare come il risultato di una semina, parla dell’uomo che ci vive. 
A completamento della cronaca, una nota curiosa: oltre le vetrate di Vicolo Gamba, numerosi cortei di zombi transitanti - giovani e meno giovani intenti a festeggiare Halloween - rispondevano involontariamente a questo invito alla partecipazione con un’immagine di vitalità… inquietante.		
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