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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
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“Vittima di un processo politico, ma la giustizia ha trionfato”
Processo Lorenzato: A Romano d'Ezzelino, l'atto conclusivo della lunga vicenda giudiziaria. Il sindaco Rossella Olivo commenta le motivazioni della sentenza di assoluzione piena. “E' l'ora della verità”
Pubblicato il 20-04-2013
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E’ stata un’occasione per mettere la parola fine ad un processo che l’ha vista protagonista dei media dal 2007 ad oggi, per spiegare gli equivoci e i contorni di una vicenda che sa di complotto politico, per mettere in luce come la sentenza di assoluzione piena dal reato di concussione politica - a seguito delle accuse del consigliere Giampaolo Lorenzato - abbia "ripristinato la giustizia e la verità". A Romano d’Ezzelino, durante la conferenza stampa convocata in municipio, per il sindaco Rossella Olivo è stata l’ora di commentare il tanto discusso fatto giudiziario, alla luce del deposito delle motivazioni della sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d'Appello di Venezia.
Difesa in primo grado anche dall’avvocato Rosario Tucci, il sindaco durante l’incontro ha voluto fosse presente l’avvocato Paolo Fava anche per ringraziarlo per averla tutelata fino alla fine dell’iter, con un rapporto di fiducia culminato con il risultato raggiunto.
“La vicenda giudiziaria va dal settembre del 2006 al febbraio del 2013 - ha esordito il primo cittadino -, ma se vogliamo risalire alle ragioni di ciò che è accaduto e alla fonte del problema bisogna andare al maggio del 2004. In quel mese infatti, quando venni eletta, furono sovvertiti gli equilibri politici non solo di Romano ma dell’intero territorio bassanese: la mia elezione non andò bene alla vecchia guardia, a quel gruppo “di potere” che si era accollato in modo silenzioso e pericoloso il diritto di decidere cosa fare nell’intero comprensorio. Hanno tentato in tanti modi di farmi fuori politicamente ma grazie alla volontà chiarissima e indiscutibile degli elettori, che mi hanno fatto vincere prima nel 2004, poi nel 2007 e anche nel 2012, non ci sono mai riusciti. Allora hanno tentato la strada dei processi giudiziari, fallendo anche in quello.”

L'incontro con la stampa del sindaco Rossella Olivo, a commento delle motivazioni della sentenza di assoluzione definitiva della Corte d'Appello di Venezia.
“In 40 anni di carriera nel foro è solo la seconda volta che mi trovo di fronte ad una Procura Generale che chiede l’assoluzione in formula piena - ha commentato l’avvocato Paolo Fava -. E come se non bastasse, questa volta è stata la Procura stessa ad argomentare le ragioni per cui tale fatto non poteva costituire reato. Io per primo, quando sono stato chiamato per questo caso di concussione politica, mi son subito reso conto come la vicenda non stesse né in cielo né in terra.”
E a dirlo è la stessa sentenza della Corte d’Appello di Venezia: “La causa appare essere stata influenzata ed i temi in discussione enfatizzati da elementi di ordine politico-partitico e probabilmente anche patrimoniale-commerciale (per questioni inerenti ai terreni della congregazione religiosa). In realtà, sotto il profilo puramente penale, che di per sé non giustifica l’enorme dispendio di attività e di energie che il processo è costato, ciò che occorre stabilire è soltanto se la condotta della Olivo e del presunto complice Saretta, possano configurare il contestato reato di concussione tentata. (…) E la valutazione non può che essere di esclusione della fattispecie della concussione per induzione, sia pur tentata.”
Per diversi motivi: il sindaco non si pose mai nei riguardi di Lorenzato come titolare di una funzione pubblica ma piuttosto come dirigente di un partito che induce “un membro di esso ad agire in un certo modo nell’interesse del partito.” “Il Lorenzato – inoltre - non teme certamente il sindaco e l’assessore in quanto tali ma si preoccupa semmai del proprio futuro politico che dipende dalle conseguenze dei suoi piccoli o grandi abusi edilizi.”
“Ancora, è discutibile che possa essere strumenti di induzione illecita la minaccia di segnalare all’autorità amministrativa e all’autorità giudiziaria delle violazioni edilizie, quando sussiste per chi agisce l’obbligo giuridico di segnalarle.”
Una vera e propria bagarre politica insomma, come il sindaco Olivo affermò già nel 2006 “quando fui mandata a casa solo per la grande speculazione edilizia dell’Area Fratelli che avevo fermato. Io ho sempre sostenuto che si è trattato di un processo puramente politico: i presunti reati sono passati infatti da “tentato attentato ai diritti politici di un consigliere” a “tentativo di concussione politica”. Tutti i miei avversari politici hanno utilizzato tutto ciò che potevano contro di me, con due campagne elettorali costruite ad hoc nel 2007 e nel 2012 basandosi interamente su questa faccenda giudiziaria clamorosamente smentita dalla sentenza definitiva della Corte d’Appello di Venezia. Sto ancora aspettando le loro scuse per tale inqualificabile comportamento.”
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