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Tagli dietro le quinte

Anche quest'anno Operaestate Festival propone un programma di appuntamenti ricco e articolato. Nonostante i tagli sempre maggiori dei finanziamenti pubblici e privati. Intervista all'assessore alla Cultura e ad Operaestate Carlo Ferraro

Pubblicato il 13-08-2012
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Sono più di tre decenni che Operaestate Festival Veneto illumina di spettacoli le serate estive del Bassanese: quest'anno, la grande kermesse delle “città palcoscenico” è giunta infatti alla 32° edizione. Il pubblico è quindi bene abituato e dalla manifestazione si aspetta sempre il massimo: un'esigenza a cui l'organizzazione è in grado di rispondere con un cartellone sempre all'altezza della situazione, ma dovendo fare i conti di anno in anno con le vacche sempre più magre dei trasferimenti pubblici al settore della cultura e dello spettacolo.
Un tasto dolente sul quale l'assessore comunale alla Cultura, allo Spettacolo e ad Operaestate Carlo Ferraro batte insistentemente, ad ogni conferenza stampa dedicata ai progetti della rassegna. Eppure anche quest'anno il programma del Festival è quanto mai ricco di appuntamenti, con gli immancabili eventi clou - dalle tre serate coi Momix, a Marco Paolini fino all'applauditissima performance di sabato sera dei “Principals” del New York City Ballet - e con le appendici di B. Motion e della lirica già in scaletta nel “prossimamente”.

L'assessore Carlo Ferraro nella redazione di Bassanonet: "Sfido chiunque ad accorgersi dei cambiamenti, delle riduzioni e dei tagli nel programma del Festival" (foto Alessandro Tich)

Assessore Ferraro, qual è dunque la reale situazione dei contributi finanziari per Operaestate Festival?
“Rispetto a 5-6 anni fa i finanziamenti di Stato e Regione sono calati di circa il 40%, non per cattiva volontà ma come ricaduta dei tagli determinati dalla crisi, come è risaputo. Un ammanco di risorse che abbiamo in parte compensato da un lato con l'aumento degli incassi, con quasi 130mila spettatori registrati nel 2011, e dall'altro con la capacità di contrattare la riduzione dei cachet degli artisti.
Il problema delle minori risorse a disposizione è anche determinato dalla riduzione dei finanziamenti privati degli sponsor, e cioè le grandi aziende e soprattutto le banche, che stanno tagliando i contributi. Tutto è legato. Quest'anno è prevedibile una contrazione del bilancio della manifestazione, anche se gli spettacoli stanno andando bene e si è allargato il numero dei Comuni aderenti al network di Operaestate, che hanno raggiunto quota 39.”

Come è dunque possibile fare programmazione, a fronte del rischio di ulteriori tagli al settore?
“Il grande tema che si apre è quello del ragionamento sulla connessione tra pubblico e privato, ovvero tra il pubblico e i privati finanziatori, e la questione è quella di stabilire se la cultura sia una specie di “lusso”, quell'“in più” che allieta la serata dopo un giorno di lavoro, oppure pensare che la cultura sia una valore aggiunto e una vocazione dell'Italia e di questa regione che ha ricadute in termini economici, per il turismo e per l'indotto, e di coesione sociale. Un rafforzamento, cioè, del tessuto identitario e anche uno stimolo alla formazione intelligente e alla creatività, con risultati che però si concretizzano in tempi più lunghi.
Operaestate fa questo lavoro di formazione, workshop e stage con una valenza di fertilizzazione del territorio e per stimolare la creatività. Per tutti questi discorsi si impone il tema dell'investimento in cultura, sul quale non vogliamo più fare chiacchiere a vuoto. Per questo motivo abbiamo incaricato un'istituzione esterna - la Fondazione Fitzcarraldo di Torino, specializzata nel valutare l'impatto socioeconomico degli eventi culturali - di fornirci uno studio approfondito e dettagliato per capire qual è la valenza socioeconomica e l'effettiva ricaduta sul territorio di Operaestate Festival. I questionari che vengono proposti agli spettatori prima degli spettacoli sono solo una parte del materiale di questo studio. E' uno strumento scientifico e pratico per stabilire se vale la pena o no di investire in cultura.”

Lei intanto continua a battere pubblicamente il tasto delle risorse sempre più risicate...
“Le grida di allarme che lanciamo ogni anno sono la conseguenza del fatto che ogni anno si rosicchia e si taglia qualcosa. La nostra preoccupazione è la coscienza di essere arrivati al limite della sostenibilità. Il problema non è quello di fare uno spettacolo in più o in meno, ma le spese fisse perché la macchina organizzativa possa partire. Per spiegare questo, faccio il parallelo con la cucina di un ristorante: il problema non è cucinare per 30 o 32 persone, ma avere i cuochi e la cucina che funziona. Il rischio è che salti la cucina, e oggi siamo al limite. Ma io sfido chiunque ad accorgersi dei cambiamenti, delle riduzioni e dei tagli. E questo grazie alla professionalità dei direttori artistici del Festival e dello staff, alle scelte indovinate, alla capacità contrattuale con gli artisti e all'oculatezza della gestione.
Onestamente devo dire che anche quest'anno il cartellone di Operaestate Festival è di primissimo livello, come è nella tradizione consolidata della manifestazione, con dei fiori all'occhiello assoluti. Pensiamo solo ai concerti di Bassano Jazz: artisti di quel calibro, concentrati in cinque giorni, non li vediamo nemmeno ad Umbria Jazz.”

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