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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Il colore rosso

Due o tre cose sul bilancio in grave perdita del Museo Civico di Bassano

Pubblicato il 29-08-2014
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Rinascimento in bianco e nero

Intervengo soltanto adesso sull'irrisolto problema per le nostre casse comunali, riportato di attualità prima di Ferragosto da un nuovo intervento sulla stampa del consigliere e capogruppo di Impegno per Bassano Roberto Marin, della gestione in grave perdita del Museo Civico di Bassano del Grappa.
Un bilancio che nel tempio delle opere uscite dalla tavolozza dei Bassano, del Guariento, del Canova pittore si presenta stabilmente, e ampiamente, di colore rosso.
Ne parlo oggi perché questa sera (dalle 20 alle 23.30, ultima entrata ore 23) è in programma un'apertura straordinaria del Museo, con ingresso ridotto per tutti a 3,50 euro e visita gratuita, alle ore 21 e alle 22, alla mostra “Michelangelo. Capolavori grafici” che chiuderà il 31 agosto e che in mezzo ai dipinti di Jacopo Bassano espone 18 disegni originali del più grande genio del Rinascimento, Leonardo permettendo. L'ennesima occasione perduta di rinfocolare l'interesse del grande pubblico nei confronti del nostro scrigno d'arte e di cultura.

La "Cleopatra" di Michelangelo, esposta con altri 17 disegni michelangioleschi fino al 31 agosto al Museo Civico di Bassano (foto: archivio Bassanonet)

Michelangelo a Bassano era un evento degno di una ben più ampia risposta di visitatori rispetto all'andamento dei biglietti effettivamente staccati: avevo anche temuto che finisse così in sede di presentazione della mostra, ma con la sincera speranza di essere smentito.
Presentazione che - per inciso - in realtà non c'è mai stata, sul solco dell'ormai radicata consuetudine del Museo Biblioteca Archivio di considerare la comunicazione come un assoluto optional. Nessuna conferenza stampa, nessuna anticipazione ai media, nessun niente quasi fino all'ultimo: dell'arrivo del Buonarroti a Bassano, come già ebbi a scrivere in quell'occasione, avevamo avuto la prima notizia ufficiale da un comunicato stampa dell'Ufficio Cultura del Comune diffuso solamente il giorno prima dell'inaugurazione della sede ristrutturata del Museo e della mostra in questione.
E così, salvo eccezioni - come la riuscita ed affollata “Notte dei Musei”, peraltro ad ingresso gratuito, dello scorso 17 maggio -, tra mancanza di attrattività (Dizionario Garzanti della lingua italiana: “capacità di attrarre, di interessare”) e carenza di informazione al “mondo esterno” il nostro complesso museale continua a svolgere in gran parte il ruolo di preziosa bomboniera per i soli addetti ai lavori. Cosa encomiabile, dal punto di vista scientifico, ma molto più discutibile quando si passa ad analizzare i bilanci.
Nell'esercizio di gestione 2013, come aveva rilevato in un consiglio comunale dello scorso aprile sempre il consigliere (allora del PdL) Roberto Marin, il Museo Civico di Bassano ha registrato entrate, in diritti d'ingresso, per 72.000 euro e uscite, in spese per il funzionamento della struttura, per 1 milione e 538.000 euro. Fanno quasi 1 milione e mezzo di bilancio in rosso: più o meno in linea, come evidenziava ancora Marin, con gli esercizi precedenti.
Il problema, del resto, era stato segnalato pubblicamente per primo da Bassanonet ancora nel 2011 (notizie.bassanonet.it/attualita/7766.html) quando - sfogliando il bollettino del bilancio attività 2010 del Museo Biblioteca Archivio distribuito in occasione della festa di San Bassiano - mi era caduto l'occhio sui numeri dell'esercizio finanziario: oltre 2 milioni e 319.000 euro di uscite e oltre 686.000 euro di entrate, per un passivo totale di oltre 1 milione e 600.000 euro.
Sul fronte delle entrate, nel 2010, i diritti d'ingresso - e cioè il consuntivo dei biglietti d'ingresso e delle visite guidate - ammontavano a poco più di 222mila euro: il resto degli introiti era stato garantito da contributi privati (sponsorizzazioni) e contributi regionali. Da allora, e sono passati quattro anni, le uscite complessive sono sensibilmente diminuite ma al contempo la capacità della struttura museale di produrre incassi, e cioè di vendere biglietti, si è ridotta ad un terzo. Siamo quindi al punto di prima e al punto di sempre: ed il trend di recupero delle voci in attivo è ancora lungi dal vedersi all'orizzonte.
Il problema è quello di trovare la giusta armonia tra i compiti scientifici e istituzionali ai quali un ente museale è preposto e le strategie che evitino per quanto possibile di trasformarlo da risorsa per la comunità a palla al piede per i conti civici. Un problema non da poco: autorevoli esponenti delle istituzioni museali vicentine, alla ricomparsa in questo mese di agosto delle notizie sul grande buco in bilancio del Museo bassanese, hanno levato gli scudi con rinvigorito spirito di categoria affermando in sostanza che la cultura non è un business e che lo scopo della gestione di un museo non è quello di diventare un'azienda che deve generare profitti.
Sono d'accordissimo, ci mancherebbe altro. E' ovvio e pacifico che la conservazione delle opere d'arte non è una voce di merceologia commerciale: Raffaello è un sommo pittore e non un cioccolatino della Ferrero.
Ma sulla “fruizione” delle opere d'arte da parte del pubblico - che è quella che produce le entrate, con le opportune e condivise strategie di marketing e di management - i margini di miglioramento dell'organizzazione di via Museo, ovvero dell'Amministrazione comunale di Bassano del Grappa, equivalgono a praterie. E in quanto finanziatori dell'ente comunale, i cittadini hanno comunque il diritto di pretendere una riduzione delle perdite, e cioè dell'attuale enorme divario tra le spese di struttura e gli introiti di esercizio del Museo Biblioteca Archivio: in altre parole, pretendere che i loro soldi siano più accortamente gestiti.
E' questa, anche se continua a navigare sotto traccia, una delle più ardue sfide per l'Amministrazione Poletto. Il nuovo governo di Bassano, in campagna elettorale, aveva posto tra i punti in primo piano il controllo della spesa pubblica e l'ulteriore riduzione del debito comunale. Ebbene: il riequilibrio al più possibile dei conti del Museo, potenziandone in primo luogo le capacità di entrata, rientra pienamente in questa missione da compiere.
Non sarà un'impresa facile: nei cinque anni del sindaco Cimatti il debito pubblico ereditato dall'Amministrazione Bizzotto è stato notevolmente ridotto, ma un'analoga capacità di ridurre gli scompensi finanziari della gestione del Museo non ha trovato modo di realizzarsi.
Sempre in campagna elettorale Riccardo Poletto - confrontandosi con l'ex ministro ai Beni Culturali Massimo Bray in un incontro non a caso intitolato “La cultura come volano dell'economia locale” - aveva affermato la volontà, se eletto sindaco, di “avvicinare la cultura al turismo partendo anche dal fare sistema anche con le amministrazioni e realtà museali del territorio”.
“Sono convinto - dichiarava ancora in quella occasione l'allora candidato sindaco - che da soli non andremo da nessuna parte. Dobbiamo fare squadra. Il Museo di Bassano deve creare percorsi sinergici con quello di Nove. Si deve rilanciare il ruolo della città in tutto il comprensorio regionale.”
Parole sante, in una città che aspira a far decollare una volta per tutte la sua attrattività turistica ma dove fino adesso cultura e turismo - visti i risultati oggettivi - si sono guardati in cagnesco. Un obiettivo che per essere perseguito non può fare a meno di una vigorosa dose di innovazione (parola tanto cara ai nuovi amministratori bassanesi) nei criteri di programmazione, di gestione e di promozione del complesso museale cittadino. Peccato che a tre mesi dall'insediamento del nuovo governo di Bassano, il bollettino delle novità sulle iniziative mirate a rilanciare la cultura come volano dell'economia e del turismo locale faccia ancora registrare un “non pervenuto”.
C'è ancora ampiamente tempo, ovviamente, per prendere di petto la questione: l'importante è che l'Amministrazione di Bassano del Grappa abbia realmente la volontà di farlo, interfacciandosi non solo all'esterno con i Comuni del territorio ma anche e prima di tutto al suo interno, con il suo Museo e la sua dirigente.
E' forse chiedere troppo?

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