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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Industria

Anche i manager piangono

La manovra del governo? Colpisce anche i dirigenti aziendali che vanno in pensione. La denuncia di Federmanager Vicenza. “Non chiamateci pensionati d'oro”

Pubblicato il 23-08-2011
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Si dichiarano “delusi e colpiti dall'ennesimo accanimento” della manovra finanziaria del governo. Non si tratta, tuttavia, di dipendenti di aziende in crisi, di piccoli lavoratori autonomi o di giovani precari, ma dei pensionati della Federmanager: la Federazione Nazionale Dirigenti Aziende Industriali.
Una categoria che l'immaginario collettivo da sempre associa a una condizione economica benestante, garantita da ricche buonuscite e da “pensioni d'oro”.
Tuttavia, riguardo ai cambiamenti introdotti dalla manovra in tema di pensioni dirigenziali, i dirigenti aziendali definiscono i provvedimenti “inadeguati e punitivi”.

Manovra e pensioni: sul piede di guerra ci sono anche i manager

Su tale argomento, il presidente di Federmanager Vicenza Maurizio Pini ha trasmesso in redazione una nota, che qui sotto pubblichiamo integralmente:

“In questo momento di forte turbolenza politica ed economica, quello delle pensioni torna a riproporsi quale tema scottante.
La manovra finanziaria già diventata legge pone nel mirino una classe di ex lavoratori che, pur avendo versato con regolarità e per una vita intera contributi cospicui in linea con la fascia reddito, rischiano ora di vedere abbattersi sul proprio trattamento pensionistico la scure del "contributo di solidarietà", che, stando alla norma, sarà prelevato ogni mese.
Li chiamano "pensionati d'oro", volendo rimarcare, del tutto impropriamente, una presunta "vecchiaia di lusso" che, se sussiste, non è altro che il frutto del lavoro onesto e di esistenze deputate alla crescita non solo della classe dirigenziale, ma anche delle aziende e dell'intero settore industriale.
Così i pensionati Federmanager, di tutta Italia, delusi e colpiti da questo ennesimo accanimento, da una manovra che è difficile non condannare come inadeguata e punitiva, hanno deciso di alzare la voce senza proteste chiassose ma semplicemente chiedendo al governo un confronto civile sui provvedimenti di recente concepiti.
È questo il significato della lettera che ognuno di loro ha firmato e indirizzato al presidente del Consiglio e ai ministri dell'Economia e del Lavoro; ed è a queste lettere che voglio dedicare una riflessione. Anche se molte di esse sono state cancellate dalla casella di posta elettronica senza nemmeno essere lette. Anche se i destinatari del messaggio sono uomini politici che la categoria dei dirigenti ha sempre votato in sede di elezioni, e che tuttavia sembrano non voler prestare attenzione.
Si legge: "siamo un facile bersaglio", perché "l'innalzamento delle imposte centrali e territoriali da una parte, e dall'altra la continua erosione del nostro potere d'acquisto, per effetto di una perequazione già parziale, determinano una continua riduzione delle risorse economiche a nostra disposizione in una fase molto delicata della vita".
E la soluzione c'è, o ci sarebbe, se, invece di richiedere dei sacrifici poco equilibrati a una sola classe, quella che, per tradizione, viene definita "ricca", "si perseguissero invece le sacche improduttive e i tanti sprechi che pesano ancora molto sulla spesa pubblica", o se finalmente, come noi dell'Associazione da tanto auspichiamo, "si cominciasse a porre rimedio al problema, tutto italiano, di un livello di evasione fiscale dalle dimensioni abnormi", che, aggiungo, non ha eguali all'estero e impedisce un risanamento complessivo del sistema.
Si tratta di falle ben radicate nel percorso di sviluppo e di miglioramento che il nostro Paese sta cercando di seguire, e di cui abbiamo discusso molto in questi ultimi mesi. Ma ciò che rimane ancor ben saldo è soprattutto il pregiudizio, quello che porta a parlare di agevolazioni e privilegi, peraltro da noi mai richiesti, quando in causa ci sono i dirigenti industriali piuttosto che operai o impiegati.
E invece, come scrivono i nostri pensionati, "se privilegio c'è, non è certo da individuarsi nelle nostre pensioni, ma in quei trattamenti, anche per incarichi istituzionali, che vengono riconosciuti nonostante si sia in presenza di una modesta, a volte modestissima, contribuzione".
In sostanza le pensioni in essere andrebbero erogate secondo il principio del metodo contributivo: tanto dai, tanto prendi (esattamente il contrario di come funzionano le pensioni dei parlamentari!).
Ciò a cui questi colleghi aspirano, e che da troppo tempo rimane richiesta inascoltata sul tavolo delle promesse, è la garanzia di un intervento delle autorità competenti ispirato ai valori di collaborazione, dialogo e soprattutto equità. Equità nell'"individuare" quei provvedimenti che da tempo il Paese aspetta in termini di risanamento economico ed etico"; equità per "non essere sempre i soli a essere chiamati a fare sacrifici"; equità, infine, "a favore di quelle vere riforme necessarie a rilanciare l'economia e a dare un futuro reale all'Italia e nuove prospettive ai giovani".
Per raggiungere questi obiettivi, per lottare contro una manovra che lo stesso presidente del Consiglio ha definito "senz'anima", non resta che l'azione, incisiva, ancor più determinata: come ha annunciato il presidente nazionale di Federmanager, Giorgio Ambrogioni, in un accorato intervento, "ricorreremo in tutte le sedi più opportune per tutelare i nostri legittimi interessi, e lo faremo partendo dal recente ammonimento della Corte costituzionale che si è pronunciata in modo netto contro la reiterazione di provvedimenti sospensivi della perequazione delle pensioni".
Se non dovesse bastare, come molto probabilmente sarà, non ci tireremo indietro, e faremo "fare un salto di qualità al nostro ruolo di soggetto sociale e politico": "non significa che ci schiereremo", puntualizza il nostro presidente, ma "sui temi su cui possiamo spendere le competenze degli iscritti all'Associazione faremo pesare i nostri giudizi, incalzeremo la politica, facendone emergere limiti ed errori, senza riguardi per maggioranza e opposizione". Certo, vorrà dire che in fase elettorale dovremo saper individuare "chi all'interno dei vari partiti è attento ai nostri valori, condivide i nostri obiettivi e si impegna a conseguirli"; ma sarà un percorso che affronteremo senza remore, perché è l'unico modo per "fare della prossima riforma fiscale il terreno su cui portare la politica a confrontarsi con le nostre proposte".
Chiediamo adesione, chiediamo partecipazione, a tutti i dirigenti, iscritti e non, in servizio e in pensione, che ci vogliano aiutare a moltiplicare gli sforzi e, usando le parole di Ambrogioni, a riaffermare con forza "il consueto e rinnovato vigore che ha sempre qualificato la nostra visione di classe dirigente".
Insieme ci possiamo riuscire.

Maurizio Pini, Presidente Federmanager Vicenza”

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