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Natalità controllata

Gli industriali vicentini mappano le migliori pratiche per sostenere la demografia

Pubblicato il 16-03-2022
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La demografia è tornata di attualità. In città si discute del futuro della scuola Mazzini e sulle proiezioni statistiche degli studenti bassanesi. Il dibattito politico è seguito da vicino dal direttore Tich, ma anche l’economia locale e il mondo delle imprese da tempo hanno inserito la “questione demografica” tra i punti importanti in agenda. La guerra in Ucraina ha temporaneamente spostato la massima attenzione sulla crisi energetica e delle materie prime ma prima o dopo, nella normalità, ritornerà anche l’urgenza della demografia e del lavoro. Nel frattempo, il Gruppo Giovani degli industriali vicentini ha messo in campo un progetto di mappatura permanente delle migliori pratiche aziendali a sostegno della natalità.

Qui nel bassanese, abbiamo seguito per primi l’evoluzione del progetto Giano, nato su impulso degli imprenditori di Cartigliano, che con fondi e risorse proprie cercano di mantenere entro una soglia di sopravvivenza minima la demografia del loro comune, puntando su scuola e attività collegate.

Camilla Cielo (Giovani Imprenditori Confindustria Vicenza)

Saranno tre i filoni di indagine per mappare le politiche di welfare che dovranno invogliare i lavoratori vicentini a fare figli: bonus, flessibilità e asili. Le testimonianze raccolte finiranno in una sorta di catalogo di esempi e buone pratiche utili per le imprese intenzionate a promuovere iniziative in questo campo.

Camilla Cielo, presidente del raggruppamento giovani, ha messo in ordine i numeri da incubo della demografia nazionale:
«Il 2020 ha fatto registrare l’ennesimo record di denatalità (15 mila nati in meno rispetto al 2019), e il 2021 sembra produrrà risultati analoghi: stando ai dati Istat provvisori relativi al periodo gennaio-settembre si registrano già 12 mila e 500 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. Ciò significa che dal 2008 ad oggi, nell’arco di 12 anni, si è passati da 577 mila nati agli attuali 404 mila, ovvero ben il 30% in meno.
Si tratta di un trend negativo che non solo non accenna ad arrestarsi, ma sul quale ha visibilmente inciso anche la pandemia, e temo si ripercuoterà anche il drammatico scenario che si è aperto con il conflitto russo-ucraino».

Il progetto “Generazioni Future” ha l’obiettivo, nelle intenzioni dei promotori, di (almeno) tenere viva l’attenzione dei decisori politici sul tema della natalità: per andare sul nazionale, un prossimo test molto concreto si potrà vedere con l’analisi puntuale della rimodulazione finanziaria dei fondi alle famiglie con il nuovo assegno unico.

«Vogliamo concentrare la raccolta di casi studio sull’introduzione di premi e bonus per i dipendenti che diventano genitori, sull’attuazione di politiche aziendali che facilitino la flessibilità degli orari e la realizzazione di asili in contesto aziendale. Affrontare con cognizione di causa questi tre aspetti richiede molte competenze, da quelle relative alla gestione e organizzazione del personale, alla conoscenza approfondita del territorio e della composizione del tessuto imprenditoriale. Sarà quindi importante poter contare sul lavoro di mappatura del territorio conseguito dalla ricerca “Aree produttive e welfare aziendale nella provincia di Vicenza” promossa da Confindustria Vicenza, con il contributo della Camera di commercio. L’indagine ha abbinato al censimento delle aree produttive il censimento dei servizi che in quelle aree potrebbero migliorare la vita delle persone».

Una natalità controllata che deriva dalla paura - che diventa sempre più concreta con il susseguirsi annuale delle diverse rilevazioni demografiche - non solo di non trovare sul mercato locale manodopera qualificata, ma molto più brutalmente di trovarsi nella condizione di dover portare all’estero le produzioni perché mancano gli operai. Una ipotesi che forse nemmeno Marx aveva contemplato.

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