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Vimar è stata inserita nel registro dei marchi storici di interesse nazionale. In mezzo ad altri illustri nomi dell’economia italiana, come Star (conserve), Tigullio (pesto), Pastificio Rana e Pennelli Cinghiale tanto per citarne qualcuno, l’azienda di Marostica entra di diritto nel novero delle realtà economiche benemerite.
Dal 2019 il cosiddetto Decreto Crescita ha previsto infatti che le imprese registrate da almeno cinquanta anni possono ottenere l’iscrizione nel registro dei marchi storici istituito presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi. Fondata nel 1945, Vimar ha superato le diverse tappe dimensionali tipiche delle realtà industriali del Nordest: da piccolo “campione” locale fino a diventare negli anni un vero e proprio big nel settore di appartenenza. Partendo da semplici portalampade, la produzione si è estesa a spine, prese, spinotti per il ferro da stiro e interruttori in vetro o porcellana.

Vimar (Marostica)
Alla fine degli anni Sessanta il passaggio alla produzione seriale grazie ad un catalogo di prodotti elettrici che hanno conquistato fette di mercato sempre più ampie. L’azienda presieduta da Gualtiero Viaro, con un ordine dimensionale di fatturato che si aggira attorno ai 250 milioni di euro, dà lavoro a 1.300 persone, di cui 1.000 in Italia. Il riconoscimento rilasciato dal Ministero per lo Sviluppo Economico testimonia come l’azienda di Marostica abbia contribuito nel suo specifico campo a costruire la fortuna del made in Italy.
Oggi Vimar, guidata dall’ad Piero Camillo Gusi, è uno dei principali player italiani nel settore elettronico ed elettrico: oltre 12.000 articoli distribuiti in più di 100 nazioni, 200 milioni di pezzi prodotti all’anno, 4 stabilimenti a Marostica, 9 filiali commerciali in giro per il mondo.
Dieci anni fa, nel 2011, è arrivato l’ultimo salto dimensionale con l’acquisizione di Elvox, attiva nel segmento della videocitofonia e della videosorveglianza. Il futuro di Vimar è ovviamente legato al mondo dell’intelligenza artificiale e della domotica, un settore in continua evoluzione che può garantire mercati sempre più larghi e contestualmente grande spinta alla competizione tecnologica con i rivali in giro per il mondo.
Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il 2021 in Italia è stato l’anno della riscossa per la “smart home” (domotica, intelligenza artificiale domestica). Il mercato ha registrato un +29% rispetto al 2020, raggiungendo quota 650 milioni di euro.
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