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L’avvio della procedura amministrativa per rimborsare i clienti delle banche popolari venete è iniziato nella tarda estate del 2019. Sono passati dunque più di due anni da quando la Consap, la società preposta alla liquidazione dei fondi, ha iniziato a ricevere le domande di indennizzo.
I bonifici sui conti correnti sono arrivati con il contagocce e sono congelate da mesi decine di migliaia di posizioni da valutare e rimborsare. I default delle Popolari sono tutti veneti di origine geografica e ora si stanno imbattendo anche nella lentezza micidiale della burocrazia centrale romana, per usare una dicotomia centro-periferia che tanto piace dalle nostre parti. Secondo gli ultimi dati disponibili, ovvero quelli forniti a settembre dal ministro bellunese Federico D’Incà (M5S), fino ad oggi sono state liquidate circa 90.000 posizioni per un ammontare complessivo di circa 500 milioni di euro. In media sono stati erogati 5.500 euro a posizione e rimangono da esaminare ancora più di 40.000 posizioni.
«Siamo ancora molto lontani dalla completa evasione delle pratiche», ammette sconsolato il parlamentare vicentino Pierantonio Zanettin, il politico che ha seguito più da vicino il tormentato iter del Fondo Indennizzo Risparmiatori (o Fir, l’acronimo che ben conoscono gli azionisti e obbligazionisti subordinati delle banche popolari venete).
L'onorevole Pierantonio Zanettin
«In Commissione Banche abbiamo audito nel mese di giugno il presidente della commissione tecnica che istruisce le pratiche di rimborso per conto della Consap.
Il suo giudizio nei confronti del governo è stato impietoso. Il presidente Servello ha parlato addirittura di “sleale collaborazione” da parte del governo, di indennizzi basati sul requisito patrimoniale ancora bloccati nonostante l’emanazione del decreto del 2 marzo 2021. E soprattutto della necessità di una proroga della Commissione, certamente impossibilitata a concludere i suoi lavori nei tempi ipotizzati».
Agli atti parlamentari si trova l’interrogazione dell’onorevole Zanettin, datata 16 giugno 2021, nella quale il forzista chiedeva conto al Ministro dell’Economia e delle Finanze del motivo per il quale “non sono state liquidate ai commissari le somme a titolo di compenso, i gettoni di presenza per l’attività espletata, negli anni 2020 e 2021, né le somme a titolo di rimborso delle spese di viaggio, vitto ed alloggio sostenute dal 2019”. Par di capire che se nemmeno ai commissari vengono pagate le loro spettanze, non vengono rimborsati nemmeno i pazienti risparmiatori veneti.
E ancora si legge nell’interrogazione: “Questo imbarazzante ritardo nella liquidazione dei compensi, se prolungato oltre, rischia di compromettere la funzionalità della stessa Commissione tecnica, chiamata ad un delicato e insostituibile lavoro di vaglio delle domande di indennizzo a favore dei risparmiatori truffati dalle banche”. Interpellato da Bassanonet, l’onorevole non sembra far intendere che i rimborsi in stand by arriveranno in tempi veloci. «Per quello che mi è stato riferito, procedono molto a rilento le liquidazioni forfettarie basate sul requisito patrimoniale e sono ancora bloccate quelle relative alle obbligazioni. La verifica dei requisiti per il rimborso procede troppo lentamente anche perché persistono dubbi interpretativi. Al presidente Servello avevo chiesto di suggerirci qualche modifica legislativa per sveltire le procedure, ma non ci ha fatto più sapere niente. Poiché quotidianamente ricevo sollecitazioni da risparmiatori esasperati, da diverse settimane in Commissione Banche chiedo che il Governo torni a riferire».
L’audizione, ad oggi, non è stata ancora fissata.
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