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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
“Illusioni” canoviane
Philippe Daverio al Museo Civico per l’inaugurazione della mostra fotografica di Beatrice Serpieri dedicata al Canova
Pubblicato il 23-11-2010
Visto 3.643 volte
Inaugurata al Museo civico cittadino nella prima giornata della Settimana di Studi Canoviani la mostra fotografica “Illusioni”. A presentare l’esposizione dell’artista bolognese Beatrice M. Serpieri, allestita in gran parte nel salone dedicato alle opere del Canova, Philippe Daverio. Il critico d’arte è anche conduttore di programmi televisivi molto seguiti, un esempio per tutti è Passepartout, e dal 26 novembre sarà tra i protagonisti di RAI 5, il nuovo canale RAI di “intrattenimento” culturale. Sala Chilesotti sold out e circa un’ora di ritardo per Daverio, che con una battuta per sdrammatizzare ha commentato “qui ci si è ricordati di costruire le fabbriche ma non le strade”. Per la terza volta a Bassano e per la terza volta per il Canova, “è bello che una città si identifichi così tanto con un proprio artista, il merito è certo di un gruppo di signore che si affanna intorno a lui”, Daverio per presentare “Illusioni” ha illustrato a tappe, a scatti, la storia e l’evoluzione della fotografia e si è soffermato a sottolineare i profondi cambiamenti che hanno interessato la forma d’arte che tutti noi oggi apprezziamo. Nell’excursus è partito a considerare la nascita vera e propria della fotografia, apparizione inattesa circondata da un’aura alchemica, ed ha ricordato le prime immagini in posa negli studi, fotografie che non potevano che fermare “nature morte”; è poi passato a narrare la novità dell’arrivo della “macchinetta”, uno strumento che portava la foto a tentare con ambizione di narrare la realtà, obiettivo condizionato da un’ambiguità non risolvibile: l’immagine creata è sempre qualcos’altro rispetto all’oggetto che vuole rappresentare. Con il perfezionamento delle ottiche e delle tecnologie la fotografia nel mondo contemporaneo è divenuta una produttrice di linguaggio che può comunicare in tante lingue, basti pensare al ruolo della pubblicità. “La macchina fotografica” è paragonabile alla “macchina da scrivere” – ha detto Daverio - quest’ultima può produrre atti notarili, appunti spuntati, poesie immortali… la macchina fotografica funziona alla stessa maniera”. Ed è qui che entrano in campo gli artisti, “la ragione stessa dell’esistenza dei critici, gli artisti non riescono a spiegare adeguatamente ciò che creano, è qui che entriamo in gioco noi”. Le opere della Serpieri in attesa al piano superiore della visita, Daverio ha alimentato la curiosità spiegando che l’interpretazione fotografica di alcune sculture di Antonio Canova ha fatto propri gli imperativi del futurismo: attraverso luce e movimento è stata ridata vita alle opere canoviane “immortalate”, nuovamente rese immortali, negli scatti. "E’ stata una scelta fondamentale, un valore aggiunto -ha continuato il critico- prevedere la prossimità in galleria tra soggetto e oggetto rappresentato, le fotografie ridonano novità, invitano l’occhio del visitatore a rimettere a fuoco i particolari, la perfezione e la bellezza".
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