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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
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Steven Brown canta l'Uomo Invisibile
Venerdì 27 maggio, Le Notti de Il Bandito hanno portato nel Bassanese una tappa del tour europeo dell'artista per la presentazione del nuovo album
Pubblicato il 29-05-2022
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Venerdì 27 maggio, la rassegna Le Notti de Il Bandito ha portato nel Bassanese un concerto d’eccezione, una data italiana del tour europeo di Steven Brown, dei leggendari Tuxedomoon, con Luc van Lieshout, altro componente del gruppo, e Benjamin Glibert, dei belgi Aquaserge, per la presentazione de El Hombre Invisible, il suo atteso nuovo lavoro da solista.
Ospitato nel bel teatro di Sacro Cuore di Romano d’Ezzelino, frazione immersa nel verde appena spostata a est dalla direttrice della SS47, anima salva ai margini dei paesaggi abbruttiti da non-luogo che più spesso pratichiamo, il concerto che sa di Messico e di Berlino, ma anche dell’Italia anni Sessanta così poco anni Sessanta come li si intende semplificando cantata da Luigi Tenco, è stato aperto — verrebbe da dire in piena sintonia — dai trevigiani Templezone, progetto di Giorgio Ricci, con Romina Salvadori e Massimo Berizzi. Il gruppo ha fatto ascoltare alcuni brani tratti da Sottili Polveri, lavoro uscito nel 2022 a cui ha collaborato anche il musicista Gianpaolo Diacci, recentemente scomparso, che è stato salutato con affetto dal palco.
“Distopico” è un aggettivo di sicuro abusato di questi tempi, l’accezione originaria che ai lettori evoca tanti capolavori anche di fantascienza spostata ulteriormente nel post-apocalittico, eppure è questa la parola che forse per pigrizia viene in mente ascoltando musica così narrativa. Le atmosfere elettroniche e notturne portate sul palco da Templezone, corredate dalle splendide immagini proiettate sullo schermo raffiguranti cieli e grattacieli in bianco e nero da Metropolis, e poi sequenze di corpi, pelle e ossa che hanno ricordato la bellezza delle opere fotografico-poetiche di Tiziana Cera Rosco, hanno scombinato le categorie spazio-tempo con alcuni brani musica e voce fino ad arrivare a Blu, cantata splendidamente da Romina Salvadori.

Steven Brown a Sacro Cuore di Romano d'Ezzelino (foto di Lucrezia Pegoraro)
Steven Brown, elegante, si è poi seduto al piano — c’è stato anche un cambio di giacca, sempre per lo show (detto con ironia da lui) — farà ascoltare in seguito gli amati fiati; con lui arrivano Luc van Lieshout, suonerà armonica e tromba, e Benjamin Glibert, con a tracolla il basso/chitarra.
L’apertura è affidata a Warning, prima traccia tratta da El Hombre Invisible e la cifra del lavoro si presenta con l’inchino, è già qui: una voce calda, appena graffiata, parole essenziali, strumenti in dialogo, a tratti sembra davvero che parlino e discutano con rispetto, come si dovrebbe sempre fare, e una grande chiarezza che fa pensare a quei distillati, anche di parole, a cui solo il tempo riesce a dare la desiderata purezza. Sono seguiti pezzi tratti dal disco alternati e altri appartenenti al repertorio dei Tuxedomoon, tra questi ultimi Muchos colores, dove Brown, che da circa trent’anni si è trasferito in Messico, parla in spagnolo di una speranza che non può avere il colore del grigio — si sente forte qui e altrove (ribadito in El Hombre Invisible, che merita un discorso a parte) l’amore per gli anti-eroi — e l’atmosfera musicale fa galoppare nei pensieri i western di Sergio Leone. Vari sono i momenti in cui nell’ascolto il linguaggio musicale si accavalla alle immagini del linguaggio cinematografico. Il Messico, che è anche metafora, è raccontato per qualche istante anche da un gioco di note e di strumenti che fa pensare a un battibecco tra volatili nella foresta. Più tardi nei pezzi strumentali ci saranno inserti dal dolce-amaro circense, qualche passo che fa pensare al tango e più in fondo perfino anche al liscio e alle bande di paese, contaminazioni artistiche che si riuniscono per qualche attimo senza attrito sotto le stesse ali curiose. Le note di Un giorno dopo l’altro, tratta dall’album che Brown nel 1988 dedicò a Luigi Tenco, che presentò anche a Bassano, e le parole della canzone cantata in italiano ma con accento e cadenze che non lo sono sembrano davvero provenire da un’altra dimensione, piena di affetto e di com-passione, di comunanza.
Immancabile, dal repertorio Tuxedomoon, In a Manner of Speaking, un capolavoro del 1985 che racconta con intatta magia il retroterra culturale e musicale di questo gruppo statunitense così europeo, brano che ha il potere in chi li ha vissuti da giovane di rievocare senza ombre quegli anni.
Tanti gli appassionati e i fan intervenuti al concerto, presenti anche diversi musicisti e pubblico del settore, ma anche una fascia di non introdotti che a giudicare dagli applausi hanno dimostrato di apprezzare lo spettacolo e l’ascolto.
Dal nuovo lavoro, tra i pezzi in scaletta tutti magistralmente eseguiti, struggente Dutiful Beautiful, simpaticamente ironica e amara Kill — con una dedica speciale ai mezzi di distribuzione musicale della nostra Era.
Il manifesto artistico è nella canzone che dà il titolo all’album, parlata in un miscuglio di lingue, e In Occorred to Me: se c’è una speranza, è più nella natura che nell’uomo, se non in quello capace d’amore, ma questa è solo una semplificazione, si sente che dietro c’è un entroterra culturale letterario e artistico che preme, a cui dà voce la musica. Del resto, What is the most dangerous book in the world?, chiede Brown in The Book. La rabbia antica si sublima in arte.
Un concerto pieno di eleganza, che ha saputo trasportare in un’atmosfera lunare e in terre fuori dal tempo ma che non rivolge uno sguardo distaccato, né altero né altro, alle cose di quaggiù.
Sono stati concessi dagli artisti al pubblico alcuni bis prima della chiusura tra gli applausi di quest’altra Notte che Gianfranco Gandolfi (Il Bandito), con la collaborazione di Materiali Sonori, ha offerto “con gentilezza” come ulteriore tappa del festival in questa fine maggio.
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