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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

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Barbaramente colti

Parte a Solagna la rassegna culturale “Veneto Barbaro - Festival di esistenze e territori”. Intervista al giovane organizzatore Leonardo Scapin. “Protagonista il territorio e la sua resilienza”

Pubblicato il 16-07-2021
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Titolo: “Veneto Barbaro”. Sottotitolo: “Festival di esistenze e territori a Solagna”.
In questo mese di luglio il paese di Solagna si anima di cultura grazie a questa rassegna organizzata congiuntamente dalla Pro Loco e dal Comune. Della Pro Loco fa parte anche Leonardo Scapin, chiamato a tirare le fila dell’organizzazione del programma.
Leonardo è un golden boy della promozione culturale solagnese: ha 27 anni appena compiuti, è laureato in Lettere, sta studiando per la laurea magistrale in Scienze dello spettacolo ed è anche già autore di un libro. Insomma: praticamente una garanzia.

Leonardo Scapin (foto Alessandro Tich)

La rassegna propone domani, sabato 17 luglio alle 21, un evento preliminare con un’anteprima del MoFFe (Monnezza Film Festival) nella decentrata e suggestiva località di Val dei Ponti. Il resto degli appuntamenti si svolgerà invece nella consueta sede dello spazio attiguo agli impianti sportivi. Venerdì 23 luglio alle 21 serata inaugurale con Francesco Passerini, sindaco di Codogno, il Comune simbolo del dramma della pandemia nel 2020, gemellato con Solagna. Assieme a lui interverranno il sindaco di Solagna Stefano Bertoncello e l’ingegnere di Codogno nonché appassionato ricercatore di storia locale Andrea Alloni. Trittico di proposte per sabato 24: alle 10.30 inaugurazione della mostra fotografica “Oltre al ponte” di Nicola Scodro; alle 17 presentazione dell’album “Il villaggio” del cantautore Stefano Artuso; alle 21 una lezione del professore e poeta Giorgio Cavalli intitolata “Di verso in verso l’attraverso”. Conclusione domenica 25 con “I meravigliosi anni ‘70”, incontro di parole e musica con Il Canzoniere Letterario (ore 17) e con “Il mestiere dell’editore” (ore 21), dialogo di Leonardo Scapin con Beppe Cantele, fondatore e direttore della Ronzani Editore di Dueville. In caso di maltempo le date del 24 e 25 luglio saranno rinviate alla settimana successiva (31 luglio e 1 agosto). Info e prenotazioni (obbligatorie) alla mail venetobarbaro@gmail.com.
Ma qual è lo spirito di questo “Veneto Barbaro” che accende una luce nelle serate della valle? Lo chiedo a Leonardo Scapin, che incontro nel pubblico esercizio di famiglia, la nota trattoria “Da Doro” di Solagna.

Leonardo Scapin, questa iniziativa quando nasce?
Nasce un paio di mesi fa sulla falsariga di quella dell’anno scorso. L’anno scorso abbiamo fatto un minifestival letterario con canzoni e spettacoli teatrali in tre appuntamenti, con il Canzoniere Letterario che è una realtà con cui collaboro. Quest’anno volevamo ripetere la cosa in maniera più strutturata, ampliando l’offerta e cercando di portare dei soggetti che agiscono nel territorio.

Qual è il filo conduttore di questa edizione?
È proprio il territorio. Nel senso che sono tutte entità culturali che agiscono in diversi ambiti. Per esempio c’è un ragazzo che porta una mostra fotografica, ci sono due concerti, c’è un professore di Valstagna che fa una lezione sui poeti veneti, c’è un editore di Dueville. Quindi in vari settori, ma sempre a livello culturale, tutti quanti rappresentano questo territorio.

Cosa significa organizzare una manifestazione di questo genere in un paese come Solagna?
Vuol dire portare un’idea, fondamentalmente. E far passare il fatto che questo territorio, che si chiama “barbaro” anche per questo motivo, resiste ancora in qualche modo. L’idea che vogliamo far passare è proprio questa. Cioè dire: siamo in un piccolo borgo, in un posto di poche persone, siamo una periferia ma le periferie, secondo il mio modesto punto di vista, potranno tornare poi protagoniste in un futuro non troppo lontano.

Nella rassegna c’è anche una parentesi un po’ particolare con l’incontro con il sindaco di Codogno. Quindi in qualche modo il virus “c’è” in questo programma…
Sì, sicuramente. Era un incontro che si doveva già fare come ho capito, perché questo è un incontro promosso dall’amministrazione comunale, su una ricerca che ha fatto uno storico di Codogno. Le iniziative del 17 e quella del 23 sono promosse dal Comune di Solagna, mentre quelle del 24 e del 25 dalla Pro Loco. Abbiamo cercato di metterle insieme senza fare eventi singoli e sparsi e di fare una rassegna unica.

Senta: perché un ragazzo della sua età, nel mese di luglio, non va in spiaggia, non va in piscina e fa invece queste cose?
Io ci vado ad agosto infatti... Scherzi a parte, perché ho un grande rapporto col mio paese. E penso sia importante promuovere il nostro territorio perché ha tantissime qualità e caratteristiche positive. E tante volte dobbiamo rendercene conto noi che ci abitiamo. Perché da fuori tanti mi dicono “siete in un posto bellissimo”. Soprattutto di estate la valle si risveglia ed è giusto sponsorizzarla anche a livello culturale, e non soltanto turistico o enogastronomico eccetera, perché veramente abbiamo un potenziale culturale importante.
In questa via qui a Solagna è nato Bartolomeo Ferracina, tanto per dire.

La cultura sarà ancora una “cenerentola” oppure in questi tempi post-Covid può giocare le sue carte?
Secondo me, o almeno questa è una mia illusione, nel post-Covid la gente ha voglia di ritrovarsi, di condividere e ha voglia anche di raccontarsi delle storie. Lo abbiamo scritto anche in un post su Facebook. La cultura per questo è sempre stata un veicolo.

Lei si sente un barbaro?
Sicuramente sì. Tra l’altro l’accezione “barbaro” è di un articolo di Goffredo Parise, che è un autore vicentino che amo molto. E mi piaceva quest’idea di dire “barbaro” come “periferico” ma anche come “resiliente”. La resilienza è una parola di cui si abusa tantissimo ultimamente, però visto che c’è già il festival “Resistere” di Palazzo Roberti volevo una parola che esprimesse il concetto della resilienza e mi pareva che “barbaro” fosse l’aggettivo giusto.

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