Ultimora
4 Dec 2025 13:23
Caorle Christmas Time, al via il Natale più lungo d'Italia
4 Dec 2025 13:22
Inchiesta Venezia, ex assessore chiede altro patteggiamento
4 Dec 2025 13:09
Ulss 2 premiata con il massimo dei voti da Fondazione Onda
4 Dec 2025 12:26
Arte Laguna Prize conquista Shanghai con grande mostra
4 Dec 2025 12:03
Via libera alla nuova stazione elettrica di Volpago del Montello
4 Dec 2025 10:51
Da Edison nuovi cantieri per rinnovabili nel 2026 per 500 Mw
4 Dec 2025 09:15
Nuova Pac e bilancio Ue, oggi il forum ANSA
4 Dec 2025 13:17
++ Mogherini si dimette da rettore del Collegio d'Europa ++
4 Dec 2025 13:22
Mogherini si dimette da rettore del Collegio d'Europa
4 Dec 2025 13:18
Diaconato femminile, esclusa al momento la possibilità
4 Dec 2025 13:14
Procura Ue: 'Al vaglio i verbali di Mogherini e Sannino'
4 Dec 2025 12:51
Orecchio Acerbo esce dall'Aie contro 'Passaggio al bosco'
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Modalità lettura 1 - n.10
A ballare con Jezabel: una recensione del celebre romanzo di Irène Némirovsky
Pubblicato il 10-05-2020
Visto 1.814 volte
Jezabel, romanzo di Irène Némirovsky (traduzione di Laura Frausin Guarino, Biblioteca Adelphi, 2007, pp. 194) è stato protagonista di recente alcuni riadattamenti per spettacoli teatrali, ultimo quello interpretato da Elena Ghiaurov - qui una recensione bit.ly/3du4N71.
I romanzi della scrittrice (nata Irma Irina a Kiev nel 1903, morta internata ad Auschwitz nel 1942) sono ambientati in anni inquieti, attraversati dalla prima guerra mondiale fino all’avvento del nazismo, invasi dall’euforia jazz degli anni Venti presto silenziata dalla terribile crisi economica che annientò del tutto le prospettive di ascesa sociale delle nuove generazioni. Jezabel fu pubblicato nel 1936, ma solo nel 2007 è stato tradotto ed è uscito in Italia.
La protagonista, Gladys Eysernach, è una bellissima donna di origine sudamericana (il cognome acquisito dal primo ricco matrimonio) nata a fine Ottocento in data imprecisata non a caso, una farfalla esotica non proprio rara che ama svolazzare colorata e profumata tra cene, balli e relazioni amorose e che vive come un dramma il passare del tempo: ha con lo specchio un rapporto che fa venire i mente i ritratti di Narciso, o quello maledetto di Dorian Gray.
Elena Ghiaurov al Teatro Nuovo di Verona, in Jezabel
Gladys appartiene all’alta borghesia francese di inizio Novecento, gli uomini la venerano, la amano incondizionatamente, le donne le ronzano attorno e la invidiano. Gladys è Jezabel — il titolo dell'opera si rifà all'ultima tragedia di Racine citata dal ragazzo che Gladys uccide: creduto dagli inquirenti l’ultimo dei suoi amanti, Bernard Martin muore per un colpo di pistola sparato da una donna di quasi sessant’anni del tutto atterrita, e il libro inizia dalla celebrazione del processo che mette in piazza in modo impietoso l’intera vita dell’imputata, alla fine rea confessa.
La trama del romanzo presenta molti personaggi comprimari e di sfondo: tra gli uomini emergono senza infamia né lode gli “amorosi” Sir Mark, il conte Aldo Monti, il cugino Claude Beauchamp, e gli sfortunati Bernard Martin e Olivier Beauchamp; tra le donne alcune amiche-nemiche del tutto intercambiabili e una figlia sentita come una rivale, condannata al martirio.
La vicenda si muove su un territorio che si potrebbe avere la tentazione di affratellare a quelli esplorati da Colette nei suoi Chéri, ma la distanza è troppo ampia, originaria, viene da dire. Jezabel non è una dame sans soucis, come vorrebbe, non lo è mai stata, è una Signora Barbablù, per tanti aspetti, che si nutre di amanti e di giovinezza ossessionata dalla paura di invecchiare.
A quasi un secolo di distanza, questa paura antica esorcizzata a volte con risultati da esorcismo dalla chirurgia estetica non sembra aggredire con meno virulenza tante cinquantenni dai tratti anche meno esemplari di Gladys. Il romanzo oltre alla storia di una donna racconta il travaglio di un’epoca, la cosiddetta fin de siècle, in parallelo con la caduta all’inferno a cui è condannato il sogno di vita di Jezabel.
Il rapporto malato con una bellezza d’eccezione che le è stata concessa in dono, a cui sacrifica ogni cosa, insieme al mito dell’eterna giovinezza visto come passepartout per il potere e la conquista nei rapporti umani, conducono sui binari della follia questa donna che diventa Medea suo malgrado, perché non riesce a smettere di ballare una danza che diventa macabra, mossa dall’incedere di segni dell’età. Il sacrificio richiesto da questa devozione verso l’effimero sarà paradossalmente, ma nemmeno poi tanto, un simbolo di gioventù.
Il 04 dicembre
- 04-12-2024La spatola magica
- 04-12-2023La mai sopita minaccia terrorismo in Bosnia-Erzegovina
- 04-12-2021PontePop
- 04-12-2020La rinuncia
- 04-12-2020Il passo indietro?
- 04-12-2018Turismo senza barriere
- 04-12-2018Spacciatori in erba
- 04-12-2016Ma chi ti ha dato il patentino
- 04-12-2014Bassano, le richieste dei Quartieri
- 04-12-2014Ciclopista, barra a sinistra
- 04-12-2013“Salvare la dignità del partito e dell'assessore”
- 04-12-2013Nuovo DG per la Popolare di Marostica
- 04-12-2013Tares, incombe la seconda rata
- 04-12-2012La Cittadella dell'Immondizia
- 04-12-2012La sindrome del turione
- 04-12-2012Da lunedì a Romano “Servizio anti-rapina”
- 04-12-2012Il voto degli utenti sul servizio rifiuti di Etra? Dal 7 all'8
- 04-12-2012La multa dell'usciere
- 04-12-2011Lega: la “Casa del Cittadino” e l'euro-portaborse
- 04-12-2010La Lega Nord di Bassano ha un nuovo segretario
Più visti
Politica
14-11-2025
Andrea Nardin: “Mi propongo non per quello che prometto ma per quello che ho fatto”
Visto 20.282 volte
Politica
19-11-2025
Roberto Ciambetti: “La mia esperienza per il Veneto di domani”
Visto 19.401 volte



