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Quando una serie è più efficace della realtà
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Primo piano
Modalità lettura - n.15
Lincoln for President? Uno sguardo “fantascientifico”, senza tempo. La recensione di un romanzo di Philip Dick
Pubblicato il 28-05-2017
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Presidenti degli Stati Uniti passati, presenti e futuri. Nei giorni dello sbarco a Taormina del nuovo presidente, Donald Trump, e dei reportage di costume sulle vacanze toscane dell’ex presidente Obama, due uomini che rispettivamente sono e sono stati tra i più potenti della Terra, un romanzo di Philip Dick che stazionava da un po’ sul comodino riallinea qualche senso di vertigine.
L’androide Abramo Lincoln, libro di Philip Dick pubblicato nel 1972 col titolo We Can Build You, riedito da Fanucci (2016, pp. 278, 15 euro), anticipatore dei successivi capolavori dello scrittore statunitense Ma gli androidi sognano pecore elettriche? − ispiratore del celebre film di Ridley Scott “Blade Runner”− e di I simulacri, ha per protagonisti due automi che rimettono al mondo, nel “futuro” 1982, il presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln, in una versione malinconica e ferita, ed Edwin M. Stanton, il suo ministro della guerra.

immagine tratta dal film Lincoln (2012), diretto da Steven Spielberg
Lo scopo della resurrezione più che storico, o etico, o scientifico, è commerciale: l’intento è quello di sfruttare l’ossessione americana per la Guerra Civile e dare vita a due eserciti di simulacri che la ricombattano, di nuovo. Gli artefici dell’operazione, Louis Rosen e il suo socio Maury Rock, coinvolgono nel progetto un miliardario illuminato con una naturale inclinazione agli investimenti e alla colonizzazione, Sam Barrows, che traviserà il progetto ricreando in autonomia, come prototipo per le vendite, John Wilkes Booth, l’assassino di Lincoln.
Ma la vera protagonista del romanzo è un’America destabilizzata, devastata dalle malattie mentali, dove chiunque sia ritenuto “instabile” viene affidato ad agenzie governative specializzate che provvedano a normalizzarlo, tutto intorno un’ansia manifesta da stanza dei bottoni. Emblema di questo disagio che permea ogni aspetto della vita quotidiana, governata dal senso di impotenza dell’uomo comune di fronte all’alba del mondo tecnologico che avanza, e del miraggio dell’allunaggio per la popolazione mondiale, è Pris Frauenzimmer, la giovane figlia di Maury − dama nera di cui Louis si innamora perdutamente, fino a vacillare. «Considero Pris una persona odiosa, malata e schizoide, una despota. Mi disgusta e mi attrae: il peggiore dei legami», scrive Dick nell’appendice del romanzo. La ragazza si sottrae a ogni tentativo di imbrigliamento, mette la briglie alla sua follia, cambia identità − trasforma il suo nome in Pristine Womankind e agisce come lo spettro malato di una rediviva Marjorie Morningstar.
Le briglie sfuggono invece presto di mano a Louis, tanto che si verificherà un capovolgimento tra chi agisce da automa e chi da umano, nelle vicende che concludono il romanzo.
La fantascienza c’entra di sponda, come scenario: il racconto di Dick parla, con drammaticità mista a ironia, dell’invasione dei rapporti economici nei rapporti tra gli uomini e di un disorientamento civile che è imperante nell’attualità; una visionarietà futuribile al di là delle previsioni dell’autore, è appannaggio di tante opere di fantascienza che rimangono, in Europa, assurdamente confinate nella letteratura di genere.
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