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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Primo piano
Modalità lettura - n.13
Una dedica da aggiungere tra le pagine potrebbe recitare: Al lavoro. Tra false partenze, cadute e nuovi inizi. Una recensione per Works, di Vitaliano Trevisan
Pubblicato il 14-05-2017
Visto 1.918 volte
“Il lavoro come condanna e perdizione, il lavoro come cellula primordiale dell'organismo umano, il lavoro che marchia anima e corpo di un'intera vita” - riporta la quarta di copertina di questo nuovo libro di Vitaliano Trevisan, scrittore e drammaturgo vicentino. Di recente vincitore della quinta edizione del premio “Sila” per la letteratura e del premio “Latisana per il Nord-Est”, Works lascia traccia di altri quindicimila passi percorsi dall’io narrante nel mondo del lavoro, su strade d’asfalto e viottoli bui che non fanno distinzioni tra legalità e illegalità, lo sguardo sempre rivolto all’orizzonte della scrittura.
Una recensione di Rita Annaloro, utente di Bassanonet, che ringraziamo.

Non è solo un romanzo di formazione Works di Vitaliano Trevisan (Einaudi, 2016, pp. 664, 22 euro), anche se ne ha tutta l’aria, con l’incipit della “bicicletta col palo”, primo sogno realizzato di un ragazzo della provincia vicentina negli anni ’70.
Attraverso la minuziosa descrizione delle sue vicende di apprendista-tecnico-disegnatore di mobili, con un secondo lavoretto senz’altro nero, entriamo in un mondo quasi familiare, in cui sfilano personaggi che sicuramente abbiamo incontrato ma forse mai conosciuto, ciascuno con la sua storia, le sue meschinità e la sua umanità.
Il protagonista è lui, Trevisan, un piccolo scavezzacollo di provincia, innamorato della Conoscenza a 360 gradi, e allo stesso tempo con i piedi per terra. Nella sua terra, che conosce in ogni sua piega e piaga, di cui si nutre per affrancarsi, determinato a esercitare i suoi diritti di uomo libero. Con fatica, e una sofferenza mai rassegnata, ma descritta con l’onestà intellettuale di uno scrittore modernista.
Pure lo sguardo impietoso di Trevisan a volte sembra denunciare, senza fronzoli, e con garbo, vari problemi nel mondo del lavoro del non sempre mitico Nord-Est e altrove, dagli anni Settanta al 2010, rivelando connivenze e difficoltà di lavoratori e imprenditori.
Nel capitolo intitolato Ein Deutscher Sommer, l’autore afferma: «Mi succede spesso di andarmene senza sapere dove, con la convinzione che è il posto dove mi trovo a essere sbagliato, andarmene, senza sapere dove, ma il prima possibile, perché qualsiasi altro posto non potrà essere peggiore del posto dove mi trovo, che è senz’altro il peggiore di tutti».
La sua ricerca di gusto romantico è espressa con uno stile modernissimo, apparentemente casuale, ma l’abbondanza di note esplicative e le citazioni precise, spesso anticipate dall’espressione “…così lui” non solo riflettono l’eco di Thomas Bernhard, autore austriaco prediletto da Trevisan, ma ancor di più richiama alla mente Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, di Lawrence Sterne, con il suo leggendario anti-eroe che racconta fatti e misfatti tragicomici del suo tempo.
Anche la modernità di Works, forse, è classica, perché i vari episodi, così esplicitamente legati al territorio, di fatto potrebbero essere ambientati in molti altri posti, dall’America alla Russia, dall’India al Giappone e così via, e le emozioni che lo contrassegnano sono senza tempo.
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