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Roma, crolla una parte della Torre dei Conti ai Fori Imperiali
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Crolla una parte della Torre dei Conti nel centro di Roma
Questo sembra essere l'anno dei grandi adattamenti, dei romanzi che al passaggio in sala subiscono una trasformazione della loro natura diventando qualcos'altro e qualcosa di più.
Come riuscire infatti a trasporre un classico della letteratura mondiale universalmente noto?
Come riuscire ad essere originali ed efficaci se già altre versioni di questo sono passate per il grande schermo?
La risposta è una sola: rivisitando il tutto in chiave nuova.
Se Les Miserables ha saputo superare anche se non a pieni voti l'esame di pubblico e critica mettendo le parole immortali di Victor Hugo in musical, Anna Karenina è forse più ardito, più originale e quindi più vincente perché l'operazione dietro la sua trasposizione è decisamente più interessante e non convenzionale.
Joe Wright ambienta quasi tutta la vicenda del folle amore tra la sposata Anna Karenina e il conte Aleksej Vronskij in un teatro, dove le quinte e le varie scenografie si muovono a ritmo di musica lasciando aprire nuovi scorci di nuovi mondi in modo inaspettato.
Visivamente la composizione del film è quindi perfetta, con giochi di rimandi, inattesi cambi di scena e improvvisi spazi aperti che si aprono uno dopo l'altro incantando lo spettatore.
Il lento ritmo della letteratura russa è abbandonato in favore di un giocoso quanto fluido movimento di macchina e di sentimenti, in cui le vicende di Anna ma anche quelle del fratello e di Kitty si muovono.
Joe Wright dimostra tutta la sua maestria dietro la macchina da presa componendo un film ardito e a tratti sperimentale (vedi il momento del ballo o la gara di cavalli) pur ancorandolo ai canoni classici del racconto.
Keira Knightely continua la fruttuosa collaborazione con il regista (insieme anche in Espiazione e Orgoglio e Pregiudizio) dando vita ad un Anna bella e affascinante, capace di entrare da subito nel cuore dei suoi vicini e degli spettatori per la lucentezza dei suoi occhi e i suoi modi raffinati. Accanto a lei un non troppo convincente Aaron Johnson e un appannato Jude Law (tempo addietro e folta capigliatura permettendo sarebbe stato logico pensarlo nel ruolo dell'amante e non in quello del marito tradito) che hanno così il merito di lasciare campo libero a una protagonista mozzafiato.
Incredibili i costumi -giustamente premiati con l'Oscar- sfarzosi e splendidi e altrettanto splendide le musiche che non solo fanno da contrappunto alle immagini ma ne scandiscono il ritmo, con i personaggi che si muovono in balia di melodie e canzoni composte dal nostro Dario Marianelli.
Attraverso scelte poetiche e romantiche -su tutte il finale o il momento della seconda dichiarazione tra Kitty e Konstantin Dmitrič Levin- Joe Wright riesce a trasporre Anna Karenina in una chiave moderna ed elegante, magica e classica, attraverso palchi e scenografie che si scambiano e si alternano, con ambienti sontuosi che lasciano il posto a sconfinati spazi aperti, con quel teatro che si fa metafora di vita.
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