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Tim Burton si è ripreso, o almeno così sembra. Dopo il deludente (anche se non a livello di botteghino) Alice in Wonderland, la sua nuova opera Dark Shadwos torna a brillare delle luci gotiche di un tempo. Certo, la distanza con la prima filmografia del regista c'è ancora e si sente, ma si può tirare un sospiro di sollievo perchè il film è decisamente una ventata di aria nuova che fa ben sperare per il prossimo progetto, il lungometraggio su Frankenweenie, il primo e meraviglioso corto di Burton.
Dark Shadows, serie cult negli anni '70 da noi per lo più sconosciuta, è materiale che si trasforma in oro nelle mani del regista visionario. Il protagonista, Barnabas, è un sedicente vampiro -trasformato in tale dalla sensuale strega Angelique a cui aveva spezzato il cuore preferendo la giovane Josette- che si risveglia in pieni anni '70 dopo due secoli di sepoltura. Lo scontro con la nuova epoca sarà lo spunto di numerose e riuscite gag e porterà all'incontro con i suoi eredi, la famiglia Collins, un tempo fiorenti commercianti nel settore ittico della città che porta il loro nome che si trova al momento in rovina, con il vecchio e glorioso palazzo in decadenza e con i suoi membri sempre più alla deriva. La madre, una sempre bella Michelle Pfeiffer, cerca di tenere le redini del giogo, il fratello è un avido senza sentimenti il cui figlio, provato dalla morte della madre sostiene di vederla e di parlarci ancora. A completare il quadretto, la ribelle Carolyn, autentica figlia degli anni '70 e la dottoressa Hoffman (l'immancabile Helena Bonham-Carter) psichiatra più dedita al bere che a curare. La quiete famigliare verrà smossa dall'arrivo della nuova intrigante istitutrice Victoria (incarnazione del perduto amore Josette con un segreto ben nascosto) prima, e da Barnabas stesso poi che cercherà di risollevare le sorti dell'azienda per sconfiggere la rivale Angel Bay capitanata niente meno che dalla strega immortale Angelique.

Burton gioca e si perde in questa trama dai mille possibili risvolti, preferendo un tono parodistico (come si intuisce dalla recitazione fin troppo manierata in alcuni punti) e sarcastico che manca a volte di vere innovazioni comiche. Ma la bellezza di Dark Shadows sta tutta nella scenografia, in quei costumi, in quella fotografia in cui i toni cupi e grigi vengono illuminati da scariche di rosso e di biondo improvviso. Il gotico in ogni suo derivato ritorna in grande stile, costruendo un palazzo che è un dedalo di nascondigli e di trovate kitsch da ingolosire gli occhi. La colonna sonora, come sempre affidata a Danny Elfman, si impreziosisce di canzoni d'epoca tra le quali spicca senza dubbi l'interpretazione live di Alice Cooper, in un cameo nel film (da mezionare anche quello di Cristopher Lee, storico Dracula del cinema che non poteva mancare). Il cast è ovviamente centralizzato dal feticcio Johnny Depp, vampiro bello e buffo come pochi, ma a fargli da spalla ci sono la sensualissima Eva Green e Cloë Moretz che ne ha fatto di strada da Kick-Ass!
Insomma, Dark Shadows non è niente male -anche se nel finale i richiami alla Twilight si fanno sentire- e segna una bella tacca nella carriera dei successi di maestro Tim.
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