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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Parole a confine
Il Festival della letteratura di Caltrano, Carrè e Chiuppano è in corsa fino al 28 aprile. Un incontro speciale con Alessandro Fullin
Pubblicato il 22-04-2012
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È in corsa in questi giorni fino al 28 aprile per chi è interessato alla lettura e disponibile a una veloce cavalcata transcollinare, l’ottava edizione di “Parole a confine”, il bel Festival della letteratura (e oltre) organizzato dalle Amministrazioni comunali di Caltrano, Carrè e Chiuppano. Patrocinata dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Vicenza, la rassegna quest’anno è dedicata al tema della crisi vista come momento da valutare per la sua portata innovativa, vitale, evolutiva, e ha ospitato nei primi eventi in programma la cantante Paola Turci, l’autrice Viola Di Grado e l’attore e scrittore Alessandro Fullin. Oggi 22 aprile l’appuntamento in programma è con Simone Cristicchi che porta in scena il suo monologo dal titolo “Li Romani in Russia”; il calendario degli eventi propone poi venerdì 27 aprile, a Caltrano, un incontro con Ester Armanino, introdotta da Andrea Bajani, che presenterà il suo libro d’esordio Storia naturale di una famiglia e sabato 28 aprile, il concerto degli Alla bua, il gruppo di punta della Notte della Taranta. La rassegna offre anche l’allestimento di una mostra mercato del libro e delle iniziative dedicate ai ragazzi: i laboratori filosofici de I Ludosoffici, incontri di lettura in lingua originale, l’esposizione delle illustrazioni abbinate al concorso “Fiabe nelle cave” organizzato da Zoing! a Rubbio.
L’appuntamento offerto venerdì scorso dal Festival, quello che ha ospitato a Carrè, Alessandro Fullin, ha confermato di persona lo stesso caleidoscopio di sensazioni che riserva la lettura del suo ultimo libro, Ho molto tempo dopo di te, edito da Kowalski. L’attore triestino, ora d’adozione un torinese – molti lo conoscono per le sue apparizioni a Zelig e al G’Day – ha parlato della pubblicazione, della genesi del racconto e di molto altro facendo ricorso alla comicità, a tratti al repertorio, all’ironia, facendo divertire tutto il pubblico “della valle prealpina più ricca di palme che si sia mai vista” per un’ora e mezza a suon di aneddoti, invenzioni e battute, anche il direttore artistico del Festival, Igor Brunello, è finito travolto da tale ventata quasi alcolica di “triestinità”. Eppure, al momento del commiato, e lo stesso accade con la lettura del libro, ci si è accorti che, traghettati da una voce alterata (ma naturale) in falsetto e dall’ilarità si sono attraversati temi difficili e importanti: Fullin ha parlato delle discriminazioni sulla base della sessualità, del tema delle coppie di fatto, dei ruoli ingabbiati nella famiglia tradizionale (“ho dovuto far morire la madre della protagonista a pagina due perché volevo che il mio sembrasse un libro tradotto, poco italiano”), del potere temporale che esce dal territorio dello Stato del Vaticano, dello sfruttamento nei regimi dittatoriali, dello stato di straniero vissuto in Italia dalle zone e dalle “parole a confine”, e non ultimo, dei meccanismi contorti del mondo mediatico ed editoriale. Sia il libro che l’autore fanno i comici, non sono comici, il libro parla d’amore, lo scrittore-attore, come sa e come vuole, anche.
Alessandro Fullin e Igor Brunello (a destra)
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