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Enogastronomia

Il vino degli altri

“Ho sempre pensato che bere facesse male. Così ho smesso di pensare”

Pubblicato il 14-03-2011
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Presentato a Palazzo Roberti in collaborazione con la delegazione Ais di Vicenza, l’ultimo libro dell’eclettico giornalista scrittore Andrea Scanzi, una delle firme de “La Stampa”.
Introduce l’autore, il Sommelier Alessandro Scalabrin con Francesco Nicolli di Palazzo Roberti. Scanzi entra ed esce con disinvoltura tra il mondo della musica, dello sport, del cinema e dell’arte con fare disarmante. Il mio ricordo di Scanzi era legato al critico musicale su “Il Mucchio Selvaggio” una rivista che, a dispetto del nome, non si occupa di dubbie ammucchiate ma di critica musicale indipendente. Le schede di Rui Scanzi erano quelle con cui mi trovavo in maggior sintonia. E’ toccato anche al mondo del vino rimanere “vittima” delle sue passioni.
Si sa, questo mondo ha qualcosa di magico e basta poco per essere rapiti. Da questa attrazione fatale sono nati i suoi libri dedicati al vino. “L’elogio all’invecchiamento”, Mondadori Editore, è stato il suo primo lavoro, che lo vedeva impegnato tra le varie sfaccettature dell’enologia italiana con fare appassionato anche se tratti vacillante. C’erano però, in quel libro, alcuni spunti interessanti che facevano presagire uno sviluppo del pensiero più interessante. Così è stato.

La presentazione a Palazzo Roberti del libro di Andrea Scanzi (foto Giampaolo Giacobbo)

Ne “Il vino degli altri”,Mondadori Editore, il giornalista toscano assume una maggiore consapevolezza e una maturità rasserenante esprimendo concetti importanti nel mondo della degustazione che riesce a comunicare con uno stile letterario fresco e leggibile e ironico. Un libro che lascia il segno, da consigliare a quanti, non esperti di vino, abbiano la voglia di saperne un po’ di più e di salvarsi prima di diventare troppo seri. In fondo è solo vino.
Scanzi vive i vari ambienti dello sport e della cultura ma sente una mancanza di personaggi veri come Mohammed Ali o Roberto Baggio di cui ha curato l’autobiografia. Nel vino invece ci sono persone e luoghi che meritano di essere raccontati e che si narrano da soli. Fa riferimento ad Angiolino Maule illuminato produttore di Gambellara nel vicentino, al friulano Josko Gravner, al piemontese Flavio Lodoli a tutti quei produttori che si sono messi in gioco fino in fondo rischiando che il proprio vino possa anche non piacere in nome del terroir.
Nel mondo del vino - ci racconta - esistono degli avamposti salvi, veri, luoghi intatti, incontaminati. Difficile non rimanere affascinati. Raccontarli è facile perché si trovano lì pronti, basta coglierli. Il mondo dello sport e anche della musica ha troppe maschere e troppe false facciate dovute ai grossi interessi economici che ruotano attorno ad essi.
Tornando a “Il vino degli altri” c’è proprio da divertirsi e da imparare. Si sta facendo strada una visione del mondo del vino più aperta, non posso fare a meno di pensare al mio maestro Sandro Sangiorgi, quando dieci anni fa sulla allora appena sorta rivista Porthos scriveva di questi vini e raccontava di queste persone. Il mondo del vino ci appellava a visionari ed esoterici. Oggi è realtà toccabile di cui si occupano anche le grandi case editrici.
La collana “strade blu” di Mondadori aveva già proposto un bel lavoro ricco di spunti “Mai fragole a dicembre” di Licia Granello ed ora con Andrea Scanzi ho la sensazione che abbia fatto ancora centro… Oggi è già domani.

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