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Difficile pensare ad un carabiniere più carabiniere di lui. Appuntato, classe 1932, sposato con quattro figli, Giovanni Barbera alla soglia dei 90 anni ha ceduto il passo al maledetto Covid. Oggi si celebreranno i funerali nella chiesa della Santissima Trinità, l’ultimo saluto ad un carabiniere che per tanti anni è stato la memoria storica dell’Arma bassanese. Originario di Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, era entrato in servizio nel lontano 1951, appena terminata la Seconda guerra mondiale. Al primo incarico fu destinato in Sardegna, precisamente al Btg. Cagliari a Poetto, per l’addestramento all’uso delle armi e per il corso da motociclista. Dal 1957 di stanza a Bassano, ha vissuto in prima linea, fino alla pensione nel 1981, una parte della storia recente di Bassano indossando la divisa dei carabinieri.
Dalla tenenza in via Vittorelli, all’epoca situata in pieno centro storico, ha visto scorrere l’evoluzione sociologica della piccola criminalità e della delinquenza comune sempre con gli occhi del buon padre di famiglia. Per ricordare la figura di Barbera ho ripescato qualche spunto da una nostra vecchia conversazione, sempre ad uso giornalistico, di qualche anno fa. E risulta ancora interessante rivivere qualche singolo fotogramma della storia locale con gli occhiali da vista di un carabiniere vecchio stile.

L'appuntato Giovanni Barbera
«Qui da noi negli anni Cinquanta esistevano davvero i ladri di polli e nelle pattuglie notturne ne abbiamo presi più di uno. Negli anni Sessanta abbiamo inseguito per tanto tempo la famosa “banda della Giulietta”, specializzata nel furto delle Alfa Romeo. Non sono mai stati acciuffati nonostante avessimo fatto decine e decine di appostamenti. Gli anni Settanta invece sono stati gli anni dei sequestri di persona e delle prime avvisaglie del terrorismo, anni brutti». Nel libro “L’Italia, Vicenza e la Valle del Brenta. Quel IV novembre” (Tassotti editore), scritto dal giornalista Gianmauro Anni, l’appuntato Barbera assieme al maresciallo Zangaro è citato nell’introduzione del volume come uno degli uomini appartenenti alle forze ordine più attivi nel prestare soccorso alla popolazione durante l’alluvione del 1966.
«Quella sera facevo servizio in zona Tempio Ossario con un maresciallo, era il periodo degli attentati ai monumenti. Ad un certo punto notiamo un gruppo di persone radunate al bar da Tiziano in piazzale Cadorna: parlavano dell’esondazione del Brenta. D’urgenza dalla centrale ci diedero l’ordine di portare quattro fiale di antitetanica dal dottor Delogu a Valstagna, la farmacia era andata completamente distrutta. Arrivai a Campese in bicicletta e da lì in poi andai a piedi visto che la strada era completamente sparita».
Negli anni successivi l’appuntato Barbera divenne l’autista dell’allora procuratore Longo e del sostituto procuratore Biancardi, proprio per le sue qualità di carabiniere e di uomo di assoluta fiducia. «Il mio ricordo più bello? Sicuramente la riconoscenza dei bassanesi, perché mi sono sempre comportato da buon militare». Scherzando alla fine della nostra ultima chiacchierata gli dissi: ma ancora adesso usi obbedire tacendo? «Comandi, Barbera».
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