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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

Taiwan con il fiato sul collo

Il numero circoscritto di Paesi che riconoscono Taiwan è dovuto principalmente alla complessità del panorama geopolitico e alla politica dell'unica Cina

Pubblicato il 09-02-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

“La Bella”, nome dato dai portoghesi a Taiwan attorno alla metà del XVI secolo, è un’isola vulcanica con un clima subtropicale situata nel Mar Cinese Orientale a 100 miglia al largo della costa sud-orientale della Cina con una popolazione di 24 milioni di abitanti.
L’isola non è un ammasso di grandi città grigie e industriali come la maggior parte delle persone immagina, ma una destinazione affascinante ed unica tra le più variopinte in Asia, con un paesaggio ricco e colorato (montagne, laghi, fiumi, pianure, bacini). Taiwan è costituita per oltre il 70% da montagne imponenti e frastagliate che in alcuni punti si ergono quasi direttamente dall'Oceano Pacifico. Un paese Idilliaco dal punto di vista turistico, ma che si trova ad affrontare forti tensioni con la Cina, intensificatesi negli ultimi anni.
Cina e Taiwan sono separate dal 1949, dopo che i nazionalisti di Chiang Kai-shek abbandonarono la terraferma in seguito alla guerra civile. Taiwan era sfuggita alla conquista di tutto il territorio cinese della “lunga marcia” guidata da Mao Zedong in quanto era stato impossibile occuparla.

La Cina considera Taiwan come proprio territorio e afferma che le parti devono, alla fine, essere riunite, anche con la forza, se necessario.
Negli ultimi anni Pechino effettua pattugliamenti ed esercitazioni di combattimento di routine intorno a Taiwan, parte di una campagna di pressione nei confronti dell’isola. L’attuale obbiettivo è dimostrare che possono controllare lo spazio marittimo e aereo di Taiwan.
Nel mese di settembre del 2023, Taipei ha registrato la presenza di 103 aerei in 24 ore attorno all'isola. Alla fine del mese scorso, la Cina ha inviato 33 aerei militari intorno a Taiwan nell'arco di 24 ore, l’attività più intensa da quando l'isola democratica ha eletto il nuovo presidente meno di due settimane fa. Il ministero della difesa di Taipei ha fatto sapere che 13 velivoli hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan, considerata una sorta di confine invisibile tra i due paesi. Sono state avvistate anche sette navi della marina militare cinese che operavano intorno all'isola. Taiwan ha monitorato la situazione e ha impiegato aerei, navi della Marina e sistemi missilistici costieri in risposta alle attività rilevate
Nell'agosto del 2022, la Cina aveva lanciato esercitazioni militari su larga scala in risposta alla visita a Taiwan dell'allora presidente della Camera Nancy Pelosi e da allora dispiega regolarmente quattro fregate intorno a Taiwan.
Secondo quanto riportato dal quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun, la Cina ha costantemente quattro navi da guerra dispiegate intorno a Taiwan. Una delle quattro navi è dispiegata nei pressi dell’isola di Yonaguni, nella prefettura giapponese di Okinawa, la punta più occidentale del Giappone; un’altra tra l'isola di Yonaguni e le Filippine; le altre due nelle acque a sud-ovest e a nord di Taiwan.
La Cina ha rafforzato le sue capacità "anti-access/area denial" (A2/AD), con l'obiettivo di impedire alle forze armate statunitensi di entrare nella prima catena di isole, che si estende dall'arcipelago giapponese alle Filippine. Dal 2020 circa, la Cina dispiega regolarmente almeno tre navi da guerra vicino al confine della cosiddetta zona di Identificazione di Difesa Aerea (ADIZ - Air Defense Identification Zone) nel Mar Cinese Orientale, dichiarata nel novembre 2013 e che include le isole Senkaku, giapponesi, ma rivendicate dalla Cina. Da allora navi cinesi hanno mantenuto una presenza regolare nella zona.
La Cina avrebbe inviato anche palloni aerostatici nei cieli di Taiwan, considerati avvertimenti contro il risultato delle elezioni presidenziali vinte da William Lai il 13 gennaio scorso, con lo scopo di indebolire la sovranità del paese, ma anche strumenti di spionaggio.

Dal punto di vista politico taiwanese, la vittoria di William Lai dà al suo partito, il DPP (Democratic Progressive Party), un terzo mandato consecutivo al potere, qualcosa che nessun partito aveva mai ottenuto prima, da quando Taiwan ha adottato le elezioni presidenziali dirette nel 1996. Egli ha promesso di restare fedele all'approccio dell’ex leader, Tsai Ing-wen, nel mantenere Pechino a debita distanza cercando di evitare conflitti e rafforzando i legami con gli Stati Uniti e le altre democrazie.

Al momento solo 12 paesi riconoscono Taiwan come stato sovrano: Belize, Guatemala, Haiti, Isole Marshall, Tuvalu, Palau, Paraguay, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e the Grenadines, São Tomé e Príncipe, Città del Vaticano. Appena due giorni dopo le elezioni, la Cina aveva convinto, Nauru, paese insulare del Pacifico, uno dei pochi Paesi che riconoscevano formalmente Taiwan, ad interrompere i legami con Taipei.
Circolano notizie che starebbero alimentando speculazioni secondo cui Tuvalu, piccola nazione insulare del Pacifico, potrebbe diventare il prossimo paese a trasferire il riconoscimento diplomatico da Taiwan alla Cina.

Il numero limitato di Paesi che riconoscono Taiwan è dovuto principalmente alla complessità del panorama geopolitico e alla politica dell'unica Cina, secondo la quale esiste una sola Cina e Taiwan ne è parte integrante.
Alcuni paesi del Pacifico che riconoscono Taiwan sono piccole nazioni insulari che dipendono fortemente dagli aiuti esteri e Taiwan è stata una loro fonte significativa di assistenza finanziaria.

Alla fine di quest’anno ci saranno le elezioni presidenziali statunitensi e se venisse eletto Trump, dato al momento per favorito, non sono in molti a credere nel suo impegno nel supportare la difesa di Taiwan. Una mossa del genere potrebbe incoraggiare Pechino, ad impadronirsi dell’isola con la forza. Trump Durante il suo mandato 2017-2021 ha difeso i suoi rapporti con il leader cinese, Xi Jinping, e ha cercato senza successo un accordo nucleare con il leader nordcoreano, Kim Jong Un. A Taipei, oltre alla trasformazione dell’autodifesa di Taiwan in una fortezza impenetrabile, si continua a far fede sull’impegno di difesa di Washington in caso di un’invasione di Pechino.

Nel 1979 il Presidente statunitense Jimmy Carter decise di porre fine alle relazioni diplomatiche con Taiwan accettando il principio di “una sola Cina” imposto da Pechino e da allora Washington ha fatto affidamento sul Taiwan Relations Act per gestire i suoi legami con Taipei. Washington, per aiutare Taiwan a scoraggiare potenziali tentativi cinesi di conquista, fornisce regolarmente a Taiwan il materiale difensivo di cui ha bisogno per la difesa nazionale e il contrasto di un attacco cinese.

Oggi, sono molti a pensare che non si possa parlare più del se “Taiwan tornerà nelle mani di Pechino”, ma piuttosto di quando, viste le più che note dichiarazioni del governo cinese sulla riunificazione dell’isola alla madre patria. ..”Anche con la forza se necessario, possibilmente entro il 2049”, fanno sapere i cinesi, ma non si può escludere che l’impresa possa essere tentata molto prima.

Come riportato sul libro “Trentotto”, l’esercito cinese conta circa 2 milioni di soldati, la Cina ha la più grande marina al mondo per numero di navi da guerra: circa 350, tra cui due portaerei e una terza in fase di allestimento e circa 56 sottomarini. Possiede inoltre circa 2.000 caccia e bombardieri e 1.250 missili balistici con lancio da terra, considerati un’arma strategica e psicologica chiave contro Taiwan.
Pechino aspira a diventare la più grande economia del mondo entro il 2030; triplicare il suo attuale arsenale nucleare entro il 2035; e possedere un “esercito di livello mondiale” entro il 2049.
Le forze armate di Taiwan sono una piccola frazione di quel numero, con gran parte della forza di terra composta da coscritti a breve termine, e la sua flotta conta solo 86 navi, circa la metà delle quali imbarcazioni missilistiche per pattugliamento costiero.

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