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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

I “quattro no” del Vietnam

Stati Uniti e Vietnam condividono una visione comune per il futuro di una regione indo-pacifica libera e aperta mentre le loro relazioni continuano ad espandersi

Pubblicato il 20-01-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Il Vietnam, con i suoi paesaggi mozzafiato, spiagge di sabbia bianca, una cultura unica con templi taoisti da visitare e gente amichevole, è uno dei paesi più stabili del sudest asiatico, malgrado alcune recenti turbolenze politiche ed economiche interne.
Il Governo vietnamita, nel libro bianco sulla difesa del dicembre 2019, sosteneva che a seconda delle circostanze e delle condizioni specifiche, il Vietnam prenderà in considerazione lo sviluppo di relazioni militari e di difesa necessarie e appropriate con altri paesi.
Pechino ne ha preso atto.

La raccolta del sale sul campo di Hon Khoi - Vietnam

Diplomatici cinesi, funzionari governativi e analisti sottolineano spesso il potenziale di cooperazione tra Cina e Vietnam e chiedono ad Hanoi di attenersi alla sua dottrina dei quattro NO.
Il Vietnam continua ad attuare la sua politica di difesa dei "quattro no", cercando di essere indipendente, autosufficiente e multilaterale nel partenariato internazionale in quanto sostiene coerentemente di non aderire ad alcuna alleanza militare, di non schierarsi con un Paese contro un altro, di non dare ad altri Paesi il permesso di installare basi militari o di usare il proprio territorio per svolgere attività militari contro altri Paesi, né di usare la forza o minacciare di usarla nelle relazioni internazionali.
Nel mese di agosto dello scorso anno, durante un meeting, il Primo Ministro vietnamita, Pham Minh Chinh, aveva dichiarato che il suo obiettivo era di voler bilanciare il rapporto del Paese tra indipendenza, autosufficienza e integrazione internazionale. In quell’occasione disse che era giunto il momento per il Vietnam di trarre vantaggio dalla quarta rivoluzione industriale e di riorganizzare le catene di approvvigionamento e le reti di accordi di libero scambio per mettere il Paese in una posizione ottimale in considerazione della nuova situazione internazionale.
Il Vietnam condivide con la Cina un confine di circa 1.300 chilometri. Nel 1991 i due Paesi hanno normalizzato le relazioni bilaterali, il commercio è cresciuto notevolmente e Pechino è il principale partner commerciale del Vietnam dal 2004 e principale fonte di importazioni. Nel 2020, il Vietnam è stato il sesto partner commerciale della Cina e il quinto mercato di esportazione. La struttura del commercio bilaterale, tuttavia, rivela la sostanziale dipendenza del Vietnam dalla Cina. Per non parlare del turismo, dei 18 milioni di turisti che hanno visitato il Vietnam nell’anno pre-Covid, 5,8 milioni erano cinesi. Naturalmente i politici vietnamiti la percepiscono come una vulnerabilità della sicurezza soprattutto a causa delle crescenti controversie tra i due Paesi.
Oltre al breve conflitto sino-vietnamita nel febbraio-marzo 1979, la tensione tra i due paesi, ha raggiunto l’apice nel 2014, quando una compagnia statale cinese aveva collocato un impianto di trivellazione vicino alle Isole Paracel entro le 120 miglia nautiche dal Vietnam. Non ci furono vittime in mare, ma si verificarono rivolte anti-cinesi nei pressi di stabilimenti stranieri nel Vietnam centrale e meridionale, portando i rapporti tra Pechino e Hanoi ai minimi storici.
Pechino, oltre a difendere i propri interessi nel Mar Cinese, è sempre più determinata a spingere il Vietnam al mantenimento della neutralità, impedendogli di essere troppo vicino a Stati Uniti e Giappone, con politiche di avvicinamento o eventuali/possibili nuove tensioni nel breve periodo. Hanoi, da parte sua, starebbe chiaramente lasciando la porta aperta all’approfondimento delle relazioni di sicurezza con gli Stati Uniti, ma è consapevole del fatto che il suo futuro è legato alle relazioni pacifiche con Pechino. Una situazione non affatto facile per Hanoi.
Il Vietnam segue la politica di "una sola Cina", e non ha sviluppato alcuna relazione a livello statale con Taiwan. Il portavoce del Ministero degli esteri vietnamita, Pham Thu Hang, ha ribadito che il Vietnam mantiene e sviluppa le relazioni interpersonali e non governative con Taiwan nei settori dell'economia, del commercio, degli investimenti, della scienza e della tecnologia, della cultura e dell'istruzione, tra gli altri, ma sostiene il principio di non intervento negli affari interni dell'altro, affermando che la pace, la stabilità e la cooperazione nello Stretto di Taiwan sono importanti per la regione e per il mondo.
Il rapporto di sicurezza degli Stati Uniti con il Vietnam continua ad espandersi e i due Paesi condividono una visione comune per il futuro di una regione indo-pacifica libera e aperta. Da alcuni anni i due paesi hanno stretto la partnership nel campo della Difesa e della Sicurezza, con navi da guerra americane in visita nei porti vietnamiti, (Uss Carl Vinson nel 2018 e dalla Uss Theodore Roosevelt nel 2020) e le marine di entrambi i Paesi che si esercitano insieme. Secondo quanto riportato dal Dipartimento di Stato americano, gli Stati Uniti e il Vietnam sono impegnati a rafforzare la cooperazione in materia di difesa, come delineato nel Memorandum of Understanding (MoU) sull’avanzamento della cooperazione bilaterale in materia di difesa del 2011 e nella Joint Vision Statement Usa-Vietnam, firmata nel 2015.
Secondo quanto riportato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, dal 2017 al 2023, il Vietnam ha ricevuto circa 104 milioni di dollari in assistenza alla sicurezza, finanziati dal Dipartimento di Stato nell'ambito del programma Foreign Military Financing (FMF). Il Vietnam aveva ricevuto anche 81,5 milioni di dollari, sempre dal FMF, nell'anno fiscale 2018 per sostenere la strategia indo-pacifica. L'FMF sostiene principalmente gli sforzi di sviluppo delle capacità di sicurezza marittima del Vietnam, nonché i suoi sforzi per mantenere i diritti e le libertà indicati dal diritto internazionale del mare.
I progetti chiave per la Guardia Costiera vietnamita includono il trasferimento, la ristrutturazione e la manutenzione di due ex cutter (pattugliatore d’altura) della Guardia Costiera statunitense nell'ambito del programma Excess Defense Articles, di aerei addestratori T-6 e l'acquisto di motovedette MetalShark. I cutter rappresentano attualmente il più importante trasferimento di armi tra gli Stati Uniti e il Vietnam.
Ci sarebbero altre informazioni non confermate che vedrebbero gli USA offrire al Vietnam un pacchetto, da mettere a punto entro quest’anno, relativo alla vendita di una flotta di caccia americani F-16.

Il NYT riporta, in un articolo del settembre dello scorso anno, che anche se negli ultimi tempi gli Stati Uniti e il Vietnam hanno rafforzato le loro relazioni, Hanoi starebbe preparando piani “clandestini” per acquistare armi dalla Russia, in violazione delle sanzioni americane. Secondo l’articolo, il Vietnam proporrebbe di modernizzare le proprie forze armate pagando segretamente gli acquisti per la difesa attraverso trasferimenti in una joint venture petrolifera vietnamita e russa in Siberia.

Il Vietnam è il partner più stretto della Russia nel Sud-est asiatico e si è rifiutato di criticare Mosca per la guerra in Ucraina.
Tra il 2000 e il 2022, la Russia ha rappresentato oltre l'80% delle importazioni di armi del Vietnam.

Hanoi ha una politica estera bilanciata, essendo molto abile nel danzare tra le potenze mondiali, ma la sua ricerca di un accordo sulle armi russe potrebbe compromettere il suo avvicinamento agli Stati Uniti. Per il Vietnam, resta altresì molto importante mantenere relazioni possibilmente cordiali con il suo vicino cinese poiché resta la principale priorità politica.

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