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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

Filippine e Cina, continua il braccio di ferro nella zona contesa nel Mar Cinese Meridionale

Sale la tensione. Anche Manila dopo l'invasione russa dell’Ucraina ha rafforzato i legami con Washington

Pubblicato il 07-10-2023
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Second Thomas Shoal è un atollo sommerso situato nelle isole Spratly nel Mar Cinese Meridionale a circa 105 miglia nautiche (194 km) a ovest di Palawan, chiamato dai filippini Ayungin Shoal, mentre per i cinesi è il Renai Reef. Le Filippine ne hanno preso possesso per la prima volta nel 1999, ma viene rivendicato dalla Cina. L'avamposto filippino sull’atollo è rappresentato da un’ex nave americana arrugginita, della seconda guerra mondiale, passata alla Marina filippina, la BRP Sierra Madre, intenzionalmente incagliata sulla barriera corallina nel 1999 e mantenuta da un contingente di marines filippini.
Manila sostiene di avere il legittimo interesse a proteggere l’immunità sovrana della Sierra Madre e il suo equipaggio da eventuali violazioni.
Si tratta di zone di pesca ricche e l'accesso alla secca significa anche accedere al vicino Reed Bank, dove sono concentrate importanti riserve di petrolio e gas naturale.

La Cina spesso infastidisce i suoi vicini con azioni marittime aggressive e con attività a lungo termine come la costruzione di isole sulle barriere coralline, dotate di piste di atterraggio e batterie missilistiche.

Infatti Manila sarebbe interessata al supporto di compagnie straniere per l’esplorazione del Reed Bank nella ricerca di petrolio e gas.

Nell’arco degli anni si sono verificate diverse situazioni di tensione.
Nel 2016 il tribunale internazionale dell'Aia si è pronunciato a favore delle Filippine nella disputa marittima, concludendo che la Cina non ha basi legali per rivendicare i diritti storici sulla maggior parte del Mar Cinese Meridionale. La rivendicazione della sovranità della Repubblica popolare cinese (RPC) sul Second Thomas Shoal non ha alcun fondamento ai sensi del diritto internazionale (UNCLOS).
La Cina continua ad ignorare la sentenza vincolante del Tribunale arbitrale delle Nazioni Unite, i diritti sovrani delle Filippine e i principi fondamentali del diritto internazionale, come la libertà di navigazione, continuando a interferire con le attività delle Filippine all'interno e intorno a Second Thomas Shoal, comprese le operazioni legittime di rifornimento della Sierra Madre e del suo distaccamento di marines filippini. Inoltre, sempre secondo il tribunale internazionale, la Cina non ha diritto alle risorse all'interno della sua "linea dei nove trattini", che si estende per centinaia di miglia a sud e ad est della sua provincia insulare di Hainan e copre circa il 90% delle acque contese.
Il 6 agosto 2023, le Filippine hanno accusato la guardia costiera cinese di aver bloccato ancora una volta una nave che portava rifornimenti ai marines a bordo dell’avamposto sull’atollo.
La nave cinese avrebbe utilizzato cannoni ad acqua (idranti) contro la nave di rifornimento.
Alcuni giorni fa, l’8 settembre scorso, Cina e le Filippine si sono nuovamente scambiate accuse dopo un altro confronto tra navi in prossimità dell’isolotto.
La Guardia costiera cinese ha dichiarato di aver lanciato un "severo avvertimento" alle navi filippine dopo un "ingresso non autorizzato" nella zona. Mentre, le Filippine, in un comunicato, hanno segnalato che le imbarcazioni di rifornimento sono state disturbate subendo "manovre pericolose e comportamenti aggressivi" da parte delle navi cinesi mentre svolgevano un'operazione "legittima". La guardia costiera cinese ha dichiarato che due imbarcazioni filippine e due navi della guardia costiera sono entrate nelle acque adiacenti alla secca senza il permesso del governo cinese.
Recentemente, le Filippine hanno accusato la guardia costiera cinese di aver installato una “barriera galleggiante” in un’area contesa del Mar Cinese Meridionale al fine di impedire ai filippini di entrare e pescare nella zona. La barriera galleggiante è stata successivamente rimossa dai filippini.

Manila e Canberra hanno elevato i loro legami bilaterali a un partenariato strategico.
Secondo quanto riportato da ABC News, il 25 agosto scorso le forze australiane e filippine, appoggiate dai marines statunitensi, si sarebbero esercitate nella riconquista di un'isola occupata da forze ostili, in un’esercitazione militare sulla costa nordoccidentale delle Filippine, di fronte al conteso Mar Cinese Meridionale.
Il presidente filippino, Ferdinand Marcos Jr, e il ministro della Difesa australiano Richard Marles hanno assistito all’esercitazione con atterraggi simulati, assalti e inserimento di forze in elicottero in una base della marina filippina. Hanno partecipato 1.200 australiani, 560 filippini e 120 marines statunitensi. Il 21 agosto, le forze australiane, filippine e americane avevano condotto esercitazioni di attacco aereo nella città di Rizal, nella provincia occidentale di Palawan, che si affaccia sul Mar Cinese Meridionale. I tre paesi sono tra i più critici e determinati contro le azioni sempre più aggressive e conflittuali della Cina nelle acque contese. Anche se l’esercito filippino ha affermato che l’obiettivo delle esercitazioni non sarebbe stato Pechino. Le manovre militari tra Australia e Filippine sono state le più grandi svolte finora.
La Cina è un importatore netto di energia. La sua enorme popolazione e gli sforzi di modernizzazione hanno accompagnato la crescita del fabbisogno energetico del paese in modo drammatico nell'ultimo decennio. Si stima che l'80% delle sue importazioni di petrolio passi attraverso lo Stretto di Malacca. Nel Mar Cinese Meridionale, la Cina vede un allettante potenziale per l'indipendenza energetica. Si stima che il bacino del Mar Cinese Meridionale contenga 11 miliardi di barili di petrolio non sfruttato e 5,4 trilioni di metri cubi di gas naturale. Se corrette, queste stime implicano che l'area potrebbe contenere la quarta più grande riserva di petrolio al mondo.
Pechino rivendica la sovranità su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, un'attestazione respinta a livello internazionale, mentre Malaysia, Vietnam, Brunei, Taiwan e Filippine hanno rivendicazioni su alcune aree. La Cina spesso infastidisce i suoi vicini con azioni marittime aggressive e con attività a lungo termine come la costruzione di isole sulle barriere coralline, dotate di piste di atterraggio e batterie missilistiche.
Nel periodo dal 1941 al 1944 il Mar Cinese Meridionale era considerato un "lago giapponese" e le Spratly come le altre isole, attualmente contese, erano completamente sotto il controllo della grande potenza qual era il Giappone.

In un comunicato, gli Stati Uniti ribadiscono che un attacco armato a navi, aerei e forze armate filippine invocherebbe gli impegni di mutua difesa degli Stati Uniti ai sensi dell'articolo IV del Trattato di mutua difesa del 1951.
Nella speranza di scoraggiare ulteriori incursioni cinesi, alla fine dello scorso anno, lo stato maggiore delle forze armate filippine, aveva reso noto che gli Stati Uniti avrebbero costruito strutture militari in altre cinque aree nel nord delle Filippine. Due delle nuove aree proposte dagli americani si trovano nella provincia settentrionale di Cagayan che si trova sulla punta nord-orientale dell’isola di Luzon di fronte allo stretto di Taiwan. Potrebbero essere utilizzate come avamposto cruciale nel caso in cui le tensioni aumentassero tra Cina e l'isola autogovernata, che Pechino rivendica come propria. Tra gli altri siti proposti ci sono le province di Palawan e Zambales. Entrambe si affacciano sul Mar Cinese Meridionale e consentirebbero una presenza militare americana più vicina alle acque contese per sostenere le forze filippine.
Nell'ultimo anno le Filippine hanno quasi raddoppiato il numero di basi militari a cui le forze statunitensi possono accedere, apparentemente per l'assistenza umanitaria.
La Cina ha affermato che queste mosse degli Stati Uniti "alimentano il fuoco" delle tensioni regionali.
Le Filippine hanno ospitato per anni basi degli Stati Uniti, impiegate durante il conflitto nel Vietnam. Le strutture sono state chiuse all’inizio degli anni ’90, dopo che il Senato filippino aveva rifiutato un’estensione della permanenza, anche se le forze americane sono tornate più volte per esercitazioni con le truppe filippine, in base a un accordo del 1999.
Nel 2014, i due Paesi hanno firmato l’accordo di cooperazione per la difesa potenziata, che consente a un numero maggiore di forze americane di stazionare a rotazione all’interno di basi militari filippine, con la possibilità di costruire strutture di addestramento congiunte e stoccare attrezzature da combattimento, a eccezione delle armi nucleari.

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