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Paolo Massimiliano Paterna
Giornalista
Bassanonet.it
Otto miliardi di cosa?
Dalle statistiche dell’ONU sull’incremento della popolazione mondiale alle sue conseguenze reali sulla percezione comune
Pubblicato il 23-01-2023
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Chi è l'otto miliardesimo? Nessuno.
È una stima statistica, reale di fatto solo tramite atto di fede, concreto e con conseguenze soltanto dopo l'incantesimo della comunicazione di massa operata dai media. Che cosa dice l’ONU preferisco leggerlo dal sito ufficiale, in inglese:
![](/include/class/phpthumb/phpThumb.php?src=%2Fdownload%2F2023%2F01%2F063a779_popolazionemondiale.jpg&w=1000&h=620&zc=1&hash=ab64ae1d4897d5bc775eb2955b0bd48685420f9389d22a9570b70c21edf2505d)
Gli otto miliardi di persone saranno raggiunti entro il 15 novembre 2022.
“Si prevede che il 15 novembre 2022 la popolazione mondiale raggiungerà gli 8 miliardi di persone, una pietra miliare nello sviluppo umano.
Questa crescita senza precedenti è dovuta al graduale aumento della durata della vita umana grazie ai miglioramenti nella sanità pubblica, nella nutrizione, nell'igiene personale e nella medicina. È anche il risultato di livelli di fecondità elevati e persistenti in alcuni Paesi.
Mentre la popolazione mondiale ha impiegato 12 anni per passare da 7 a 8 miliardi, ci vorranno circa 15 anni - fino al 2037 - per raggiungere i 9 miliardi, segno che il tasso di crescita globale della popolazione mondiale sta rallentando.
I Paesi con i più alti livelli di fecondità tendono ad essere quelli con il più basso reddito pro capite.
La crescita della popolazione globale si è quindi concentrata nel tempo sempre più tra i Paesi più poveri del mondo, la maggior parte dei quali si trova nell'Africa subsahariana. In questi Paesi, una crescita demografica sostenuta e rapida può ostacolare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), che rimangono il miglior percorso verso un futuro felice e sano.
Anche se la crescita della popolazione amplifica l'impatto ambientale dello sviluppo economico, l'aumento del reddito pro capite è il principale motore di modelli di produzione e consumo non sostenibili.
I Paesi con il più alto consumo pro capite di risorse materiali e di emissioni di gas serra tendono ad essere quelli in cui il reddito pro capite è più alto, non quelli in cui la popolazione cresce rapidamente.
Il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi per limitare l'aumento della temperatura globale e degli SDG dipende in modo cruciale dalla riduzione dei modelli di produzione e consumo non sostenibili. Tuttavia, una crescita demografica più lenta per molti decenni potrebbe contribuire a mitigare l'ulteriore accumulo di danni ambientali nella seconda metà del secolo attuale.”
Altrove nel sito:
[...] I Paesi con popolazioni in via di invecchiamento dovrebbero adottare misure per adattare i programmi pubblici al crescente numero di persone anziane, anche istituendo sistemi universali di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine e migliorando la sostenibilità dei sistemi previdenziali e pensionistici.
[...]
La pandemia covid-19 ha influito su tutte e tre le componenti del cambiamento demografico. L'aspettativa di vita globale alla nascita è scesa a 71,0 anni nel 2021. In alcuni Paesi, le ondate successive della pandemia possono aver prodotto riduzioni a breve termine del numero di gravidanze e nascite, mentre per molti altri Paesi non ci sono prove di un impatto sui livelli o sulle tendenze della fecondità. La pandemia ha limitato fortemente tutte le forme di mobilità umana, compresa la migrazione internazionale.”
Per John Wilmoth, direttore della Divisione Popolazione del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite: "Ulteriori azioni da parte dei governi volte a ridurre la fecondità avrebbero un impatto limitato sul ritmo di crescita della popolazione da qui alla metà del secolo, a causa della struttura di età giovanile dell'attuale popolazione mondiale. Tuttavia, l'effetto cumulativo della riduzione della fecondità, se mantenuto per diversi decenni, potrebbe essere una decelerazione più sostanziale della crescita della popolazione globale nella seconda metà del secolo",
Per quanto mi affanni a leggere, l’ONU non afferma che siamo in troppi, anzi deduce un rallentamento del un tasso di crescita globale della popolazione mondiale. È pur vero che otto miliardi di persone possano pesare sul “mercato” e sull’attuale sistema economico, politico e sociale, o su qualsiasi altro da realizzare.
Ma chi ha la priorità?
Diceva Franco Battiato: “Per non ammazzare un uomo farei andare uno stato in miseria”.
Venti milioni di miliardi di formiche non influiscono su scala planetaria, perché otto miliardi di esseri umani dovrebbero?
Perché si comportano come formiche. Eppure mi è capitato di recente di passeggiare la sera ad Istanbul senza incontrare nessuno.
Una città di ventidue milioni di abitanti.
La società umana organizzata sotto forma di clan, Stato nazionale, unione sovranazionale e mondiale, regredisce all’anima termitaio.
Si interrompe l’oscillazione tra l’ideale di insetto e quello di demiurgo creatore.
L’umanità intera come personalità collettiva segue la diramazione degli insetti sociali, presso cui l’intelligenza e le passioni individuali abdicano dinnanzi l’istinto comune.
La statistica è il linguaggio degli insetti.
Fonti in inglese
www.un.org/en/desa/world-population-reach-8-billion-15-november-2022
www.un.org/en/dayof8billion
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