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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Lost in Bassano
Due o tre cose sul turismo in città. Tra turisti un po' sperduti, sportelli trasferiti, richieste di informazioni e ambizioni di marketing territoriale
Pubblicato il 30-07-2016
Visto 6.328 volte
Excuse me, Sir. Do you speak English? Fortunatamente Yes, I do.
La coppia di turisti stranieri sulla sessantina d'anni, dall'espressione un po' spaesata, si rivolge all'autoctono di turno, che casualmente corrisponde al vostro cronista, per chiedere lumi.
Siamo in un momento di pausa della conferenza stampa, di cui mi occupo in altro articolo, per la presentazione dell'“Acoustic Festival” promosso dai commercianti, allestita nell'insolita location dell'aiuola erbosa all'esterno della sede ex Apt ed ex Ufficio Iat in largo Corona d'Italia a Bassano.

Foto Alessandro Tich
Del resto, all'interno della ex sede dell'ufficio turistico non si potrebbe fare nulla: l'immobile - dopo il trasferimento dello sportello di informazione e accoglienza turistica all'ingresso del Museo Civico - è tristemente chiuso, sprangato.
I due turisti d'oltreconfine mi chiedono, nella fattispecie, “dove si possono avere informazioni sulla città”. Come tanti altri, erano stati instradati dai vecchissimi, obsoleti e mai rimossi cartelli indicatori con la lettera “I” (Informazioni Apt) di viale delle Fosse e dintorni verso quell'edificio dove fino a qualche tempo fa venivano distribuite cartine e dépliant della città e del territorio.
Salvo trovare il portone regolarmente chiuso. Eppure sui due portoni d'ingresso saldamente serrati è affisso un manifesto, in italiano e in inglese, che comunica quanto segue: “Ci siamo trasferiti in piazza Garibaldi presso il Museo Civico”. Sul manifesto c'è anche la piantina della città con le indicazioni del tipo “voi siete qui” e “noi siamo qui”.
Ma per chi arriva da Melbourne, da Monaco di Baviera, da Lione o chissà da dove (a proposito: perché non dare indicazioni anche in tedesco o in francese?) probabilmente la cosa non è sufficientemente chiara.
Da qui la richiesta di spiegazioni, e di aiuto, al bassanese di turno.
Spiego ai due turisti come andare in via Da Ponte e raggiungere la prima piazza dove, di fianco alla Chiesa, troveranno il Museo Civico e quindi l'ufficio informazioni turistiche. Mi ringraziano contenti e sollevati per le dritte ricevute e se ne vanno quindi per la loro strada, e io mi sento orgoglioso per avere contribuito nel mio piccolo - sacre teorie del marketing territoriale alla mano - all'attrattività del territorio.
Qualcuno potrà obiettare: si sarà trattato della classica coppia di turisti un po' “rinco” che si è trovata nel posto sbagliato e non sapeva più che pesci pigliare.
Nossignori, niente di tutto ciò.
Perché nell'oretta scarsa di durata della conferenza stampa all'aperto ho avuto modo di notare, a margine dell'incontro, quello che solitamente non si ha occasione di notare: un costante via-vai di persone che arrivano alla ex sede Apt, trovano chiuso, leggono il manifesto sul portone, rimangono per qualche attimo perplessi, poi girano i tacchi e se ne vanno.
Saranno tutti rimbambiti? Senza Gps sullo smartphone? O è il “Sistema Bassano” che non sa indirizzarli direttamente verso la giusta destinazione?
Intanto due di loro hanno chiesto informazioni per strada, incrociando chi vi scrive, e hanno avuto le risposte che cercavano.
Per questa volta, ho fatto un figuron. Ma ormai ho perso il conto delle volte in cui, negli anni, dei turisti in piazza mi hanno chiesto, per esempio, dove potevano andare a mangiare.
E in quelle occasioni, ve lo giuro, io vado letteralmente in crisi.
Mangiare cosa: specialità tipiche - in ossequio al cosiddetto turismo enogastronomico - o la classica pizza spaccafame? E quanto vogliono o possono spendere, soprattutto se hanno figli a rimorchio?
E soprattutto: l'eventuale ristorante del centro storico che potrei consigliare sarà aperto quel giorno e a quell'ora? E dispone, eventualmente, di un menù turistico? In caso di turisti foresti, il personale parlerà qualche lingua straniera?
Sono domande, queste ultime, che non ci si pone a Jesolo, a Cortina o sul Lago di Garda. Ma porsele a Bassano è più che lecito.
Per non parlare delle variabili indipendenti: e se poi ad esempio li mando in quel noto locale, molto frequentato per i bassi prezzi delle portate, dove il titolare ti spedisce fuori, e neanche tanto gentilmente, se non hai già prenotato?
Troppe variazioni sul tema. Troppo casino.
Alla fine sparo nel mucchio, tiro fuori il primo ristorante o pizzeria nelle vicinanze che mi viene in mente, spero che vada bene e incrocio le dita.
La verità è che se un turista mi chiede dove andare a mangiare, vuol dire che manca l'informazione, la comunicazione e la promozione a monte.
E' Bassano del Grappa, cioè, che non sa ancora offrire e proporre su un piatto d'argento ai suoi ospiti quello di cui hanno bisogno.
Nonostante internet, nonostante le App, nonostante TripAdvisor, nonostante l'Ufficio Iat, nonostante tutto. Lost in Bassano: la grande metropoli dove dalle piazze (e qui entra in gioco il secondo grande “tematismo” della categoria: “le domande del turista”) non è facile capire, per colpa della segnaletica, persino come arrivare fino al Ponte Vecchio.
Non invidio, pertanto, gli arditi promotori del Tavolo di Marketing Territoriale che ambiscono al Marchio d'Area e allo “sviluppo condiviso” da parte dei “portatori di interesse” della già più volte citata attrattività del territorio.
Perché dal punto di vista del futuro richiamo di nuovi flussi nazionali e internazionali di turisti - obiettivo dichiarato del progetto - questo territorio, e con esso la sedicente città turistica di Bassano, è da rivoltare come un calzino.
Cominciando dall'ABC: comunicazione unificata, segnaletica omogenea, orari di apertura coordinati, avvisi multilingue, servizi mirati, personale formato, accoglienza diffusa. Ovvero - riguardo a quest'ultima - strutture ricettive proporzionate, in quantità e in qualità, all'obiettivo.
Per diventare ed essere veramente turistica, e per aumentare le presenze (e non solo i passaggi) di turisti, la città intera deve “pensare” turistico.
Una prospettiva che chiama in causa, per le rispettive competenze, sia la componente privata che quella pubblica.
C'è molto da fare, per evitare scene da turisti per caso come quella che vi ho raccontato all'inizio di questo editoriale e che in città continuano a ripetersi.
Ma prima di adeguare i cartelli, di aggiornare le indicazioni stradali e in definitiva di unificare le strategie di azione, bisogna cambiare le teste.
In altre parole, senza scomodare Mao, serve una rivoluzione culturale.
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