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Diario di un autostoppista: Roma - Casa

Frammenti di una vita Ricca - Concedersi alla strada - Storia breve di un viaggio da Roma a Marostica

Pubblicato il 28-07-2013
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Se ci concentriamo fortemente in noi stessi, possiamo percepire il presente e possiamo percepire il futuro. Entrambe queste dimensioni temporali stanno fluendo in quello che é il nostro presente. Stamattina per esempio ho la sensazione che il sole brilli di una luce speciale. Sono a Roma e voglio tornare alla stanza e alla terrazza dove vivo a casa di mio nonno, di fronte a delle belle colline verdeggianti dalle quali spuntano i pinnacoli dei campanili di Mure e di Molvena. (E' in quella stanza che scrivo, è in quella stanza che immagino il mondo, è in quella stanza che mi sento in nessun luogo e allo stesso tempo ovunque, libero di guardare le lancette dell'orologio scorrere senza che scappino da nessuna parte.) Il treno meno costoso che va verso casa mia viene però circa 55 euro. Autobus oggi non ce ne sono. Dovrei aspettare altri due giorni e pagare comunque quasi 60 euro.

La seducente luce del sole mi ha però già convinto a scegliere la via che ormai è per me la più familiare, oltre che la più economica e la più avventurosa: l'autostop. Degli amici romani mi accompagnano dal raccordo anulare fino alla Salaria, la strada che porta poi verso Firenze. E' mezzogiorno e mezzo. Sentono un brivido lungo la schiena ad abbandonarmi in una stazione di servizio qualunque e a lasciare a degli sconosciuti il mio destino. Ci metto però dieci minuti a trovare una famiglia che mi da fiducia e mi accoglie a bordo. Padre, madre e figlia di due anni e due mesi (Alice) mi ospitano nella loro auto che viaggia poco più a Nord di Orte. Stanno andando tutti dalla zia e Alice vorrebbe che andassi insieme a loro. Mi raccontano che la zia è buddista, del buddismo Nam-Myoho-Renge-Kyo della Soka Gakkai. Se arrivassi da lei a sorpresa mi considererebbe un regalo della vita e mi accoglierebbe con gran felicità. Parliamo insieme come se fossimo amici da sempre, imbastiamo un rapporto confidenziale istantaneo. Declino ciò nonostante l'invito del pranzo dalla zia e mi faccio mollare in una stazione di servizio autostradale.


Scendo e mi guardo attorno. Ci sono auto che vanno avanti e indietro e si fermano a rifornire. Un ragazzo sta chiudendo la portiera quando lo saluto e gli chiedo un passaggio. Mi guarda basito, come se pensasse che volessi vendergli qualcosa, ma quando gli chiedo un passaggio è felice e mi fa salire volentieri. Viaggia verso Lucca al concerto dei Sigur Ros e mi lascerà nei paraggi di Firenze. Parliamo per due ore di musica, viaggio e misticismo. Paragoniamo la cultura dell'India a quella popolare di Napoli, città in cui vive e arriviamo a stilare parallelismi tra questi due modi così lontani di vivere la spiritualità.

Alla stazione di servizio prima di Firenze vedo subito la mia prossima preda. E' un uomo che ha già capito che sono un autostoppista e mi sta osservando. Mi dirigo da lui direttamente. Mi dice che va a Modena. Perfetto, dico io, possiamo andare insieme fino a Bologna. Quando arriva la moglie saliamo in auto e partiamo. Come sospettavo anche lui da giovane era un autostoppista e oggi è un uomo curioso affamato di racconti. Mi fa parlare per ore di India e di Iran. Sorride, è felice. Questo incontro lo sta facendo viaggiare, lo sta facendo sognare. Dice di invidiarmi un po', di aver da sempre desiderato viaggiare, fare, credere, lanciarsi all'avventura, viversi. Ci abbracciamo a Bologna, entrambi emozionati. Ci siamo conosciuti fino in fondo. Sconosciuti a confronto, vite a confronto. Scambi gratuiti nelle strade afose degli appennini.

A Bologna dopo circa una ventina di secondi di attesa, incontro uno scout di Pordenone che mi porta fino a Padova. Dice di far parte di un gruppo di scout laico ed è felice di avermi al suo fianco. E' esausto e quindi ha bisogno di parlare per mantenersi sveglio. Assume da subito un atteggiamento provocante. Cerca di mettermi alla prova quando gli dico che viaggio molto. Dice che occuparmi di tematiche locali potrebbe essere altrettanto importante (considerando i problemi sociali e politici che affliggono il nostro paese). Condivido, ma infondo poi parlare di Turchia e di Iran piace anche a lui e ci perdiamo nella storia a discutere di Impero Ottomano, Impero Romano, fascismo e Islam. Quando lui finisce di parlare siamo quasi a Padova. Mi lascia in una stazione di servizio e in cinque minuti incontro tre vecchietti che vanno all'arena di Verona e mi accompagnano fino alla stazione di Limenella. Una di queste vecchiette con la voce roca mi dice che fino a che non ci libereremo della finanza che ci comanda, continueremo a vivere nella merda. Sorrido e non dico nulla. Lo sapevo che oggi era il mio giorno fortunato.

Da Limenella, dopo aver aspettato un quarto d'ora, incontro un vicentino che abbastanza silenzioso mi porta fino alla stazione degli autobus di Vicenza. La loquacità guascona dei romani ha lasciato spazio alla riflessività di questo uomo di mezza età, che dopo avermi mostrato una maestosa villa del Palladio, è inorridito davanti alle costruzioni per il nuovo tribunale di Vicenza.

Arrivo alla stazione degli autobus di Vicenza alle 19.37, il mio autobus è alle 19.40. Spendo gli unici tre euro di un viaggio durato circa otto ore, che da Roma mi ha portato a Marostica attraverso tante belle anime e tante interessanti discussioni. Il tutto per aver riconosciuto al mattino il potere dello splendore del sole. Il tutto per essermi concesso alla strada, per aver avuto un po' di fiducia e per continuare a credere che basta poco per rendere la propria vita ricca, anche senza avere tante banconote nel taccuino.

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