Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Pubblicato il 18-09-2024
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Sono passati ormai quasi due mesi dal crollo del grande cipresso che accoglieva fedeli e turisti accanto al duomo di Santa Maria in colle, a ridosso dell’ex sacrestia.
Era la notte dello scorso 29 luglio e il maltempo che imperversava in zona, con forti raffiche di vento, aveva provocato la caduta della pianta alta 24 metri, sferzata dalle intemperie e abbattutasi al suolo - fortunatamente senza conseguenze per le persone - come se fosse una canna di bambù.
L’aspetto inatteso di questo episodio di cronaca è stata la scoperta, sotto la base della pianta sradicata, di alcuni resti di uno scheletro umano, ovvero di una antica sepoltura nell’area del sagrato della pieve, in passato adibita a cimitero.
Foto Alessandro Tich
Questa è l’ipotesi più verosimile, ma bisognosa dei necessari accertamenti.
A seguito del rinvenimento e contestualmente alla rimozione dell’albero, l’area in cui insistevano le radici è stata pertanto interdetta al passaggio ed è stata informata al riguardo l’autorità giudiziaria.
Ma ecco che lunedì scorso è giunta alla nostra redazione una mail, intestata “Sistemazione sagrato Santa Maria in Colle” e inviata dalla nostra lettrice Elena Antonia Bordignon, che segnala come da allora nulla si sia ancora mosso.
“Ieri mattina - riferisce la scrivente - mi sono recata a fare il mio turno di guardiania a Santa Maria in Colle, con mio grande stupore ho visto che avevano ancora da sistemare la parte delle radici del cipresso caduto circa un mese or sono.”
“Ad una attenta analisi della zona transennata mi sono accorta delle numerose ossa affioranti sotto e vicino al tronco tagliato - continua -. Proprio quella mattina, è arrivata una coppia che avrebbe celebrato ad ottobre il loro matrimonio nella chiesa. Quale meraviglioso biglietto da visita la zona transennata, nonché l'insegna distrutta che indica il nome della chiesa!”.
Elena Antonia Bordignon si rivolge quindi a Bassanonet “per smuovere e accelerare la sistemazione da parte del Comune della zona”, riferendosi in primis al sindaco che “potrebbe dare le disposizioni del caso”.
La nostra cortese lettrice ci ha mandato anche alcune foto del punto “incriminato”, e la ringrazio anche per questo, ma preferisco andare a controllare la situazione direttamente sul posto e farle io di persona.
Effettivamente l’area dove si ergeva il grande cipresso è ancora interdetta al passaggio e le transenne racchiudono ciò che rimane della base del grande cipresso crollato e, nella cavità sottostante, i resti della persona che vi riposava sotto.
Non sono un esperto di anatomia, ma si tratta di un cranio e probabilmente di un femore, più altre schegge ossee sparpagliate attorno.
E, guarda caso, proprio mentre sto buttando l’occhio su questa visione da Top Crime, appoggiato a una delle transenne che delimitano ciò che resta delle radici dell’albero e il loro contenuto sottostante, passa in piazza Castello il sindaco Nicola Finco, presumibilmente diretto in qualche ufficio tecnico del Comune che ha sede tra le mura dello storico complesso.
Ne approfitto per chiamarlo un attimo e chiedergli come mai dopo due mesi quelle ossa siano ancora là.
“Stiamo aspettando il via libera dell’autorità giudiziaria - mi spiega gentilmente -. Solo con questa autorizzazione potremo rimuoverle.”
Dunque è tutto fermo in attesa di nuovo ordine.
Ma qui non siamo a “CSI: New York”, sempre su Top Crime, dove fanno in quattro e quattr’otto le analisi più sofisticate su cadaveri e resti umani e dopo un quarto d’ora scoprono anche chi è stato l’assassino.
Siamo in Italy, il Paese dei tempi indefiniti della giustizia non solo giudicante ma anche inquirente.
Rispondo pertanto alla nostra lettrice di farsene una ragione e, visto che oltretutto la questione riguarda una zona sacra, di rivolgersi alla sempre attuale Santa Pazienza.