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Cosa abbiamo in serbo

Alla “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo” a Belgrado, cena di gala in ambasciata col governatore Luca Zaia. A rappresentare la cucina nazionale, con prodotti tutti veneti, Marco Dussin del ristorante “Al Pioppeto”

Pubblicato il 17-11-2023
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Metti, una sera a cena col governatore Luca Zaia.
E, visto che già ci siamo, anche con altri 150 ospiti.
Non a Cavarzere e non a Zenson di Piave ma a Belgrado, capitale della Serbia.

Marco Dussin e Luca Zaia all'ambasciata d'Italia a Belgrado

Proprio qui, nel cuore dei Balcani, come in diverse altre capitali nei vari continenti, dal 13 al 19 novembre si svolge la “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo”.
Sottotitolo: “A tavola con la cucina italiana: il benessere con gusto”.
Si tratta di un programma-monstre di promozione del buon cibo all’italiana e dei prodotti del territorio nazionale organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e ospitato nelle ambasciate, nei consolati, negli Istituti italiani di cultura e negli uffici dell’Istituto Commercio Estero di tutto il mondo.
Tra i luoghi di questo festival tricolore del palato c’è appunto anche Belgrado, o Beograd in lingua serba.
Ma con un “surplus” particolare: la kermesse di promozione enogastronomica in ambiente diplomatico ha infatti coinciso con la visita istituzionale di tre giorni del presidente della Regione Veneto nella capitale slava, da mercoledì 15 novembre e fino ad oggi, venerdì 17, alla faccia dei superstiziosi. E non a caso: proprio la Regione Veneto è infatti il partner della rassegna di quest’anno in Serbia.
E così, proprio mercoledì 15, la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Serbia Luca Gori, all’interno del complesso dell’ambasciata italiana a Belgrado, ha ospitato la cena di gala della manifestazione, ideata per celebrare le eccellenze regionali del Veneto.
Menù, dunque, rigorosamente “made in Veneto” e preparato dal ristorante “Al Pioppeto” di Romano d’Ezzelino con lo chef Marco Dussin e il suo staff.
È stata la Regione Veneto a richiedere direttamente al ristoratore di casa nostra di curare la parte enogastronomica dell’evento internazionale.
L’anno scorso l’impresa di catering della famiglia Dussin aveva curato per la Regione il servizio di ristorazione in occasione di Fieracavalli alla Fiera di Verona.
Servizio che, evidentemente, è stato gradito: da qui la proposta di rappresentare la cucina veneta e italiana all’evento conviviale all’estero.
Oltre a Zaia, è intervenuto alla cena il ministro per il Commercio Interno ed Estero Tomislav Momirović, assieme ad esponenti serbi e italiani del mondo delle istituzioni, dell’imprenditoria e della cultura.
Prima parte della serata dedicata alla presentazione del video sulla candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’UNESCO e ai discorsi dell’ambasciatore Gori e delle altre autorità.
È seguita la cena di gala a buffet, con l’intrattenimento musicale del cantante italiano Mattia Zanatta, originario di Treviso.

L’evento conviviale all’ambasciata italiana di Belgrado è stato solo uno degli appuntamenti del governatore Zaia nella sua “missione estera” di tre giorni nella capitale serba.
Ieri ha partecipato all’inaugurazione della fiera “Wine Vision by Open Balkan” - che potremmo definire “il Vinitaly dei Balcani” - assieme al presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar Vučić.
Nell’occasione ha visitato anche “Area Italia”, il padiglione della fiera di 1000 metri quadri, realizzato da ICE e Verona Fiere, che ospita 50 aziende vinicole italiane.
Ma il programma del presidente del Veneto in terra serba non ha riguardato solamente il comparto “Mangia&Bevi”.
Sempre ieri, al palazzo della Presidenza, ha avuto un colloquio ufficiale sempre col presidente della Repubblica Vučić nel quale sono stati affrontati i temi dell’interscambio commerciale tra Veneto e Serbia e delle possibilità di potenziamento della collaborazione in altri settori strategici dell’economia veneta come l’agricoltura, l’agroalimentare e il vitivinicolo.
“Abbiamo discusso - ha dichiarato Zaia in una nota stampa - dell’opportunità che fra Veneto e Serbia nasca un ‘Business Council’ per lavorare assieme a nuovi progetti.”
Questa mattina invece il governatore, nuovamente all’ambasciata d’Italia, ha incontrato gli imprenditori italiani impegnati in Serbia, tra i quali una significativa componente veneta.
Si è quindi recato alla sede del Governo dove ha incontrato il primo ministro Ana Brnabić.
“L’incontro, molto cordiale, è stata l’occasione per affrontare le principali tematiche economiche, il ruolo delle imprese venete nel Paese e il possibile progetto di un ‘Business Council’ con la Serbia - informa un comunicato stampa della Regione -. In particolare sono stati approfonditi i temi legati all’impiego delle tecnologie e allo sviluppo dell’intelligenza artificiale anche con riferimento alla sanità.”
Accipicchia: quante cose ha in serbo il nostro governatore.

Ma torniamo alla cena di gala di mercoledì 15 nella residenza dell’ambasciatore Luca Gori presso l’ambasciata italiana a Belgrado.
Per proporre il menù della serata, Marco Dussin e i suoi collaboratori sono arrivati in furgone: un viaggio di oltre 1700 km tra andata e ritorno.
In Serbia, peraltro, non si può portare cibo da altri Paesi. Per consentire a Dussin di superare la dogana con il suo carico di prodotti dal Veneto, si è reso necessario un particolare permesso ottenuto dal Ministero degli Esteri per il tramite dell’ambasciata a Belgrado.
In origine era prevista la partecipazione alla cena di 60 persone, che poi sono aumentate a 100 e poco prima della partenza dall’Italia della squadra di cucina sono diventate 150.
Per la serie: andate e moltiplicatevi.
Il menù a buffet ha proposto 11 portate più vari dessert: il tutto realizzato esclusivamente con i prodotti del nostro territorio. Unica eccezione - se vogliamo - il baccalà, che è un pesce “foresto” ma che può ben considerarsi, gastronomicamente, di casa nostra.
Grazie ai fornitori del nostro comprensorio, a Belgrado la cucina italiana in “modalità Veneto” è stata così declinata nei modi più diversi: dalla “tartare di manzo al coltello con tartufo nero dei Colli Berici e Olio di Pove” al piatto di formaggi con “Asiago dolce, Piave Mezzano, Morlacco, Imbriago del Grappa” e dalle “Sarde in saor, Baccalà mantecato e Trota del Brenta in Carpione” al “Risotto con Radicchio di Treviso e Casatella trevisana”.
Solo per citarne alcuni. Nota di merito a fine cena: tra i diversi dessert hanno fatto la loro prima comparsa assoluta in terra serba anche i “Panna e Storti” della tradizione bassanese.
In abbinamento, una carta dei vini con 7 etichette sempre rigorosamente dal Veneto: non solo l’immancabile Prosecco (Conegliano Valdobbiadene DOCG e Asolo Prosecco DOCG) ma anche calici veneziani e soprattutto veronesi col Chiaretto di Bardolino, il Valpolicella Superiore o il Soave Classico.
Дoбрo! (“Dobro!” e cioè “Buono!” in serbo, con alfabeto cirillico).

“È stata un’esperienza unica e indimenticabile, anche se la “fatica” più grande è stato il viaggio andata e ritorno, ci abbiamo messo veramente tanto - riferisce Marco Dussin -. Anche i vari controlli che sono stati fatti in dogana ci hanno fatto perdere un po’ di tempo, però fa parte dell’esperienza. È stato bellissimo perché comunque portare la cucina veneta a Belgrado, per conto della Regione Veneto, non è una cosa che capita tutti i giorni.”
Ma qual è stata la sensazione di gradimento da parte degli ospiti alla cena di gala?
“Direttamente dall’ambasciatore e dalle persone dell’ambasciata che ci seguivano ci è stato detto che non avevano mai visto mangiare così tanta gente, perché erano abituati a fare degustazioni semplici o comunque una sorta di apericene, non cene vere e proprie - risponde il giovane ristoratore del “Pioppeto” -. Qua invece è stata proprio una cena di due ore. Anche se era a buffet, abbiamo avuto per due ore gli ospiti che continuavano a mangiare, a bere e a degustare i prodotti. Quindi è stata una cosa molto bella e soprattutto nuova, diversa, anche per loro stessi.”
E come è stato l’incontro con Zaia? Intendo l’originale e non quello imitato da Crozza?
“L’incontro con Zaia è stato spettacolare perché comunque, anche se è il nostro presidente, qualche battuta in veneto ce la siamo scambiata - racconta Dussin -. Anche da parte sua c’è stata questa semplicità nel dialogo in veneto, anche davanti all’ambasciatore. È stato un po’ come sentirsi a casa, anche se eravamo in Serbia.”
“Quando è entrato, Zaia ha visto che eravamo là io e mio zio Mario - continua Marco con gli occhi ancora pieni di soddisfazione -. E ci ha detto: “Vara qua i bassanesi! Mi ve conosso, ve conosso.” Abbiamo fatto vari eventi con la Regione Veneto e si ricordava di Fieracavalli dell’anno scorso. E, fatalità, ci ha chiesto: “Ma ci sarete voi al Vinitaly?”. Gli ho risposto che sarebbe bello, ma che momentaneamente non è ancora uscita la gara. Quindi, se per caso la vinciamo, ci saremo più che volentieri.”
Ma che beo! Anzi: ma che Beograd!

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