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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

A.RI.A di asparagi

Benvenuti nel paese delle favole: A.RI.A bassanese propone a Pengo di rinunciare al nuovo stabilimento a San Lazzaro e di realizzare invece nell’area un parco dell’asparago o di altre coltivazioni di eccellenza

Pubblicato il 16-07-2023
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Rinascimento in bianco e nero

Ieri ho ricevuto in redazione l’ennesimo lungo e articolato comunicato stampa di A.RI.A bassanese, Associazione bassanese per il RIspetto Ambientale.
Il più delle volte i comunicati dell’associazione li prendo in considerazione, trattando una questione cruciale dell’attualità cittadina qual è il destino dell’area di San Lazzaro tra via Rambolina e via Riva Bianca, a ridosso del casello di Bassano Ovest della Superstrada Pedemontana Veneta.
Ma questa volta l’intervento A.RI.Oso è stato diffuso in replica alle dichiarazioni del presidente del Raggruppamento di Bassano di Confindustria Vicenza Alessandro Bordignon, favorevoli alla nota operazione Baxi/Pengo e pubblicate l’altro ieri dal Giornale di Vicenza.

San Lazzaro (archivio Bassanonet)

Trattandosi quindi della replica a un’intervista rilasciata ad un’altra testata, non è Bassanonet che deve occuparsene.
Tuttavia, c’è un passaggio del comunicato stampa che ha attirato in particolare la mia attenzione, costringendomi a dedicargli del tempo in questa afosa domenica estiva.
Ed è il passaggio seguente, che prima vi riporto in copia-e-incolla e che poi commenterò:

“Quegli industriali che hanno comprato dei terreni AGRICOLI…..perché non si possono impegnare a creare sviluppo in quel settore, con produzioni adeguate, un parco dell’asparago o altre coltivazioni tradizionali o innovative d’eccellenza? .. impiegando al meglio i terreni di Rambolina e anche altri fra i tantissimi che possiedono per creare vere infrastrutture verdi, che fungano oltre che da investimento anche da compensazione del già costruito, ad esempio del Parco logistico attorno a via Pigafetta a Santa Croce, visto che al tempo non era richiesta una compensazione ambientale adeguata, come invece per fortuna accade adesso?
Noi siamo a disposizione per immaginare assieme futuri diversi.”

Va detto innanzitutto che quello di A.RI.A è un intento lodevole e del tutto “eco friendly”.
Sparasare e colture d’eccellenza al posto dei reparti di magazzinaggio e movimentazione merci: agronomia contro logistica.
All’inizio del testo l’associazione specifica che “nessuno vuole impedire a Baxi di ampliarsi” e che “si sta chiedendo invece a tutti gli attori di questa vicenda di trovare un’altra soluzione, uscendo dall’attendismo”.
A voler fare i precisini, non è proprio l’attendismo a contraddistinguere l’azione di Baxi e di Pengo di queste settimane.
Baxi ha anzi una fretta boia di concludere l’accordo col Comune di Bassano, addirittura entro questo mese di luglio, per sottoscrivere il Protocollo d’Intesa pubblico/privato presentato dalle due aziende che consentirebbe a Baxi di allargare la produzione nello stabilimento di Pengo, salvando a medio termine un migliaio di posti di lavoro tra dipendenti diretti e dipendenti dell’indotto, e a Pengo di trasferirsi a San Lazzaro per costruirvi il suo nuovo stabilimento di 70.000 metri quadri.
Vanno comunque messi in luce i buoni propositi di A.RI.A bassanese nel tentativo di convincere Pengo a immaginare un utilizzo alternativo ovvero agro-sostenibile della sua proprietà a sud di Bassano, evitando così consumo di suolo.
Ma voi pensate davvero che Pengo blocchi sul nascere le motivate mire espansionistiche della confinante Baxi di via Trozzetti, rinunciando a trasferire la propria attività a San Lazzaro, nell’area che è già di sua proprietà, per dedicarsi invece all’agricoltura?
È per questo che vi do il benvenuto, egregi lettori, nel paese delle favole.

Che gli industriali abbiano “comprato dei terreni AGRICOLI…..”, come rimarcato con tanto di caratteri maiuscoli da A.RI.A bassanese, è un dato di fatto innegabile.
Non li hanno però comprati nel Delta del Po o nel Parco della Lessinia, ma nella fascia di territorio, riconvertibile urbanisticamente, contigua a un asse strategico di sviluppo logistico e produttivo chiamato SPV.
Faccio l’esempio dell’altra “area calda” di San Lazzaro, attigua a quella di Pengo, sulla quale abbiamo scritto brentane di inchiostro: le aziende proponenti della variante urbanistica produttiva - dei cui sviluppi oggi, per motivi di spazio, non mi occupo - sono, come noto, MEB, AGB e Brunello Salumi.
Non hanno però avanzato la loro proposta svegliandosi un giorno alla mattina e scegliendo un’area a caso. Quella superficie di 160.000 metri quadri di estensione era di proprietà della Campagnolo Commercio, società poi finita in liquidazione e sottoposta dal 2015 alla procedura di concordato preventivo.
L’aggiudicazione provvisoria della proprietà ex Campagnolo Commercio alle tre aziende di cui sopra era stata stabilita dal giudice della Sezione Fallimenti del Tribunale di Vicenza che aveva messo all’asta il lotto di San Lazzaro subordinandolo all’obbligo di trasformazione da area agricola ad area produttiva.
Condizione sine qua non, quest’ultima, affinché l’aggiudicazione provvisoria diventi definitiva.
Non lo scrivo per giustificare le imprese, ma per inquadrare nei suoi giusti termini lo scenario giuridico nel cui ambito, relativamente all’area ex Campagnolo, tutta questa faccenda è nata.
E voi, per l’appunto, pensate che aziende di questo tipo - siano esse commerciali, produttive o logistiche - investano dei soldi per comprare le aree di San Lazzaro (Pengo ed ex Campagnolo Commercio) o per acquisirne la titolarità (MEB, AGB e Brunello Salumi) per poi dedicarsi in eterno alla produzione dei bianchi turioni primaverili, sempre che il terreno sia sufficientemente sabbioso e argilloso, o alla coltivazione di mais?
Mai dire mais, direbbero gli ottimisti ad oltranza.
Ma l’ottimismo, in questa circostanza, deve lasciare il posto al realismo.

La prossima stagione dell’asparago, oltretutto, arriverà nella primavera 2024.
Troppo tardi. Sono questi i giorni decisivi per la questione Baxi/Pengo, Baxi a sua volta deve rendere conto in tempi strettissimi degli sviluppi della vicenda al suo gruppo proprietario che è la multinazionale olandese BDR e non c’è neppure il tempo per fantasticare eventuali scenari di riconversione agricola definitiva.
Giovedì prossimo 20 luglio si terrà una seduta congiunta delle tre commissioni consiliari Territorio, Servizi alla persona e Attività economiche del Comune di Bassano avente come unico punto all’ordine del giorno “Presentazione Schema Protocollo d’Intesa per il consolidamento della capacità produttiva ed occupazionale di Baxi Spa a Bassano del Grappa ed il contestuale trasferimento delle attività logistico-produttive del Gruppo Pengo presentato in data 05.07.2023 prot. 43711”.
È il passaggio in commissione congiunta che precederà l’atto conclusivo del voto per l’approvazione del Protocollo d’Intesa in consiglio comunale.
Oramai ci siamo, dunque. L’attuale orientamento della maggioranza di governo cittadina, tranne alcune eccezioni, sarebbe quello di giungere alla sottoscrizione dell’accordo con le due aziende.
Non certo una buona notizia per A.RI.A bassanese: niente asparagi dunque, al massimo cavoli amari.

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