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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

La familia es todo

“I Bassano. Storia di una famiglia di pittori”. Dal 3 dicembre al Museo Civico una mostra dal format inedito narra le vicende della dinastia dei Dal Ponte. 40 opere esposte accompagnate dal racconto della scrittrice Premio Strega Melania Mazzucco

Pubblicato il 16-11-2022
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Disse il Canova a Jacopo Bassano: “Fatti più in là”.
Non uno sgarbo tra colleghi artisti - e che artisti - ma solo una necessità contingente.
Per realizzare la mostra “Io, Canova. Genio Europeo” al Museo Civico si è reso infatti inevitabile svuotare le tre sale principali della Pinacoteca al primo piano, dove è allestita l’esposizione del Bicentenario, compresa la Sala Dalpontiana che racchiude i capolavori del nostro Jacopo nazionale e che ospita attualmente la sezione della mostra canoviana dedicata a “L’uomo e l’artista”.

Jacopo Bassano: Sidrac, Midrac e Abdenago nella fornace ardente, dettaglio, 1536

Ma ecco che, come per incanto, i dipinti di Jacopo Dal Ponte (o Da Ponte per gli aficionados come il sottoscritto) e della sua prolifica famiglia riappariranno agli occhi del pubblico in concomitanza con la mostra-evento del genio di Possagno.
Accadrà al Museo Civico dal 3 dicembre al prossimo 2 maggio, quindi anche dopo la chiusura di “Io. Canova” annunciata per il 26 febbraio, con un’inedita “mostra racconto” realizzata sotto la regia scientifica della direttrice Barbara Guidi e con la partecipazione attiva della scrittrice Melania Mazzucco.
La mostra si intitola “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori” e sarà proposta con un format inconsueto. Nessun pannello storico esplicativo, nessuna didascalia che vada oltre l’essenzialità: solo le meravigliose creazioni e l’intenso filo del racconto della vita dei Dal Ponte, poi noti al mondo appunto come “i Bassano”, protagonisti indiscussi della pittura del Rinascimento veneto.
I visitatori si muoveranno di opera in opera (e di opere dei Bassano se ne ammireranno ben 40, oltre ad oggetti e documenti preziosi) sull’onda emotiva di un testo molto particolare.
Si tratta di un libro concepito per l’occasione, edito dagli stessi Musei Civici di Bassano del Grappa in tiratura limitata e scritto da Melania Mazzucco, Premio Strega e autrice di celebri romanzi storico-artistici quali La lunga attesa dell’angelo e L’architettrice.
“L’idea di questa collaborazione con Melania Mazzucco - spiega la direttrice Barbara Guidi - nasce dal desiderio di far conoscere, in un modo nuovo, inedito e sorprendente, l’inestimabile patrimonio conservato nei nostri Musei Civici, facendo entrare il visitatore nelle opere di questi grandi protagonisti della pittura veneta del XVI secolo anche attraverso le storie e vicissitudini dei loro autori e dei luoghi che hanno nutrito la loro opera.”
“Raccontando le passioni e le aspirazioni di Jacopo Bassano e dei suoi figli con parole d’autore - aggiunge la dott.ssa Guidi - si potrà dunque comprendere il senso più profondo e poetico della loro grande arte.”
Alla dimensione visiva delle opere si affiancherà dunque la forza della dimensione narrativa. Per la serie: lo storytelling è servito.
Per arricchire ancor di più il racconto visivo, alle opere in mostra saranno affiancati, in alcuni casi, oggetti o libri come ad esempio il Libro dei conti della bottega dei Bassano, il quaderno di esercizi alchemici di Francesco Dal Ponte il Vecchio, un erbario del Cinquecento che dialoga con le piante dipinte da Jacopo nella Fuga in Egitto o la preziosa Croce decorata del Filarete, capolavoro dell’oreficeria sacra del Quattrocento.

Pensieri parole ed opere, dunque, per raccontare le vicende della dinastia dei Bassano.
La loro epopea ebbe inizio con la discesa a Bassano, nell’anno del Signore 1464, di Jacopo di Berto, conciatore di Gallio. Giunto sulle rive del Brenta, Jacopo trovò dimora in Contra’ del Ponte da cui deriverà il cognome futuro della celebre famiglia di pittori.
Suo figlio Francesco, poi detto il Vecchio perché primo della dinastia, cominciò ad avventurarsi nell’arte della pittura. Alchimista dilettante, cartografo e decoratore più che grande artista, Francesco dette vita a creazioni d’arte sacra che rispondevano alle richieste del mercato locale avviando un’eterogenea, attivissima bottega.
Qui collaboravano i due figli, Giambattista e Jacopo. Quest’ultimo - sì, proprio lui, il nostro Jacopo nazionale - un giovane di immenso talento che, con il suo pennello, avrebbe scritto pagine indelebili della storia dell’arte e della pittura, italiana e non solo. Genio mite e riservato, è a lui che si deve il cambio di passo e quella che sino ad allora era soprattutto una forma di artigianato decorativo prende la valenza di grande arte.
Arte coltivata, con successo, anche dai figli di Jacopo - il talentuoso e melanconico Francesco il Giovane, Giambattista, e poi i diligenti Leandro e Gerolamo, fino al nipote Jacopo Apollonio che disegnava di nascosto - ai quali “il Bassano” seppe trasmettere amorevolmente la sapienza e la poesia della sua arte.
I loro dipinti, ammantati da un ineffabile “mistero del quotidiano”, conquistarono il mercato internazionale: grandi quadri di devozione sacra destinati alle chiese, ma anche ritratti, commoventi notturni e intense pastorali che, dalla piccola Bassano, giunsero ad arricchire le grandi collezioni reali, da quella di Rodolfo II a Praga, alla Madrid di Filippo II, giungendo fino alle Americhe.
Una storia che si conclude quando Jacopo Apollonio, formatosi sotto la guida dello zio Leandro, realizza le ultime repliche prodotte sui disegni e i modelli del nonno Jacopo.
La storia dei Bassano, una vera e propria epopea per immagini iniziata sul finire del Quattrocento, esce così di scena avendo all’attivo oltre un secolo di grandissima fortuna.

La familia es todo”, afferma in una leggendaria scena della pluripremiata serie televisiva Breaking Bad il terribile Hector Salamanca, boss del Cartel messicano della droga.
La famiglia è tutto.
Al netto della fedina penale dell’autore della frase e a giudicare dall’importanza dei legami di sangue per la prosperità artistica dei Bassano, Don Hector ha perfettamente ragione.

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