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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Skill Bill
A proposito delle valutazioni sul danno d'immagine per il Comune e per Bassano della vicenda Ponte, affidate allo studio di comunicazione The Skill di Roma
Pubblicato il 14-08-2019
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Eccolo qua, il nostro Ponte di Ferragosto. Alla vigilia del giorno supremo del chiuso per ferie, voglio occuparmi e parlarvi di un aspetto apparentemente secondario, ma in realtà a suo modo molto significativo, dell'infinita e controversa vicenda del restauro del Ponte di Bassano. Mi riferisco all'incarico legale affidato dall'Amministrazione Poletto in scadenza all'avvocato Leonardo Arnau, dello studio legale Papalia Arnau di Padova, per un parere pro veritate in merito al danno d'immagine patito dal Comune e della città di Bassano proprio in conseguenza alle vicissitudini del Ponte e al continuo braccio di ferro con l'ex appaltatore Vardanega, terminato (per il momento) con la risoluzione in danno del contratto col medesimo. Come la storia sia andata a finire, lo sappiamo già.
Il legale incaricato ha espresso il parere che il danno d'immagine c'è stato, e anche consistente, e che pertanto sussistono le condizioni per intentare una causa di risarcimento contro Vardanega. La palla però non è stata colta al balzo dalla nuova Amministrazione Pavan, che ha annunciato l'intenzione di non voler procedere nella causa giudiziaria, per le motivazioni già spiegate in un nostro precedente articolo.
Non è questo in questa sede, tuttavia, il focus del mio interesse.
Foto Alessandro Tich
Quello che colpisce del parere dell'avvocato è infatti una assoluta novità rispetto agli altri infiniti incarichi affidati dall'Amministrazione Poletto ai professionisti del Foro per il cantiere senza fine. E cioè il fatto che la valutazione legale si è avvalsa della consulenza di un importante studio di comunicazione di Roma.
Si tratta dello studio The Skill, che si occupa in particolare, come spiega il suo sito web molto professional, di “Spin doctoring, Crisis & Litigation Pr”.
Vale a dire della gestione della comunicazione e delle pubbliche relazioni nel corso delle vicende “mediatico giudiziarie” con relativi procedimenti o controversie legali.
La cosa interessante, trattandosi di una verifica legale su un danno d'immagine, è che per la prima volta l'analisi si è concentrata su come le disavventure del Ponte sono state raccontate sui media e non solo. L'agenzia di comunicazione, a tale scopo, ha preso in esame tutto quanto scritto sull'argomento, rilevando che sul Ponte, nel periodo di 32 mesi, sono apparsi circa 650 “scritti negativi”.
Il tutto contenuto in una relazione di 77 pagine che fa le pulci alla rassegna stampa setacciata dal team dell'agenzia, coordinato dall'amministratore delegato e fondatore di The Skill Andrea Camaiora, docente in “Litigation Pr” alla 24Ore Business School e in “Comunicazione” alla Università degli Studi “Niccolò Cusano” di Roma.
E mi auguro, quale parte direttamente in causa, che The Skill abbia setacciato anche gli articoli di Bassanonet, avendo io dedicato in questi cinque anni centinaia di pezzi e di editoriali alla Pontenovela, per la maggior parte molto critici nei confronti della gestione dell'appalto da parte dell'ente pubblico, al netto delle eventuali responsabilità dell'ex appaltatore, tutti documentati e mai smentiti da chicchessia.
Scrivo queste note perché ho rintracciato sulla rete alcuni contributi che riportano le valutazioni conclusive del prof. Camaiora in merito alla ricerca svolta dal suo studio di comunicazione. Il portale engage.it, gestito dalla Engage Contemporary Marketing & Media di Milano, dedica all'argomento un articolo nel quale sottolinea che sul Ponte palladiano di Bassano del Grappa “l'agenzia di Andrea Camaiora ha indagato ogni riflesso connesso alla celebre opera su media e opinione pubblica”.
Ovvero un'indagine che ha messo sotto la lente d'ingrandimento tutto ciò che è stato comunicato “dalla stampa nazionale e locale, ai social network, fino a piattaforme web come Tripadvisor, dalle recensioni redatte su Google fino alle pagine social delle istituzioni locali e al complessivo deterioramento della web reputation”.
Camaiora ha dichiarato ad Engage che nel caso del Ponte di Bassano “la notorietà e il valore dell’opera nella percezione pubblica non hanno bisogno di essere troppo argomentate” e che il tema del contendere “non è solo squisitamente economico”.
“Oltre al danno all’immagine rilevante civilisticamente - ha sottolineato il referente di The Skill -, in determinati casi vi possono essere anche conseguenze di carattere penale, basti pensare al rischio di integrare il reato di diffamazione o quello di trattamento illecito di dati.” Il docente ed esperto rincara la dose nelle dichiarazioni rilasciate nell'articolo dedicato alla questione dal Corriere del Veneto, condiviso nella sezione “media” del sito di The Skill theskill.eu. “Abbiamo realizzato un lavoro molto accurato - afferma il CEO dell'agenzia - che illustra senza ombra di dubbio un danno enorme al Comune, alla comunità e al monumento nazionale Ponte di Bassano.” “Emerge con chiarezza inequivocabile - prosegue - attraverso una ricerca che tiene conto di frasi, commenti, dichiarazioni e pubblico che i singoli mass media e social network hanno. E che ha prodotto già un effetto sulla web reputation di Bassano e del Ponte.”
Benvenuto, prof. Camaiora, nel pianeta dei gufi.
Partiamo dal presupposto che la pur accurata analisi di cui all'oggetto ha il sapore del minestrone, perché pone sullo stesso piano i contenuti di produzione giornalistica e i dibattiti prodotti nei social network e nelle piattaforme web.
Due canali di comunicazione che hanno genesi e logiche totalmente diverse, per quanto i post e i commenti sui social relativi al Ponte siano stati molto spesso stimolati da contributi di matrice giornalistica.
Mi fermo al campo che mi e anzi ci riguarda, in quello che è il rapporto fiduciario tra un cronista e i suoi lettori: quello del racconto giornalistico di questa vicenda.
Siamo davvero sicuri che gli “scritti negativi” siano stati generati dal fumus persecutionis di un deliberato proposito di screditare il Comune e, con esso, la città? Per quale recondito scopo, poi, e a beneficio di chi?
Scrivere ad esempio che il cantiere è stato consegnato senza la disponibilità di una spalla del Ponte, e che la relazione Rizzo che doveva fare definitiva chiarezza su questo cruciale aspetto è diventata lettera morta significa attentare alla web reputation oppure rivendicare la necessità della trasparenza della cosa pubblica?
Sottolineare la gestione a dir poco avventuristica nell'affidamento del cantiere da parte dell'ente comunale nel periodo in cui la titolarità dell'appalto rimbalzava tra il Tar e il Consiglio di Stato vuol dire giocare a carte con la reputazione del Palazzo oppure attenersi al dovere professionale di riferire le cose come stanno?
Dare spazio alle critiche sull'invasione di acciaio in quello che era un Ponte di legno, col progetto Modena prima e con la variante migliorativa Inco poi, corrisponde a un'eresia diffamatoria oppure a un legittimo esercizio di opposizione al pensiero unico?
Potrei andare avanti con i tanti argomenti controversi che hanno contraddistinto questa tanto incredibile quanto infinita storia, ma penso che possa bastare così.
Ci sarà anche stato, in questa Brentana di parole sulla ristrutturazione del Ponte che sono state scritte in questi cinque anni dalle tastiere dei cronisti e dalle tastiere degli utenti, chi è andato oltre le righe e oltre le regole.
Ci saranno magari anche articoli giornalistici che pur avendo rotto le uova nel paniere sono stati bollati dal potere governante alla stregua di fake news. Portando un gongolante allora vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Roberto Campagnolo, in sede di annuncio alla stampa dell'ordinanza del giudice favorevole al Comune sulla legittimità dell'escussione a Vardanega della polizza fideiussoria, a dichiarare che quello del Tribunale era “un atto molto importante perché mette in fila tutto, anche quello che era stato presentato come scoop quando scoop non era”.
Eccessi sulla rete e notizie scomode fanno parte del gioco. Niente di più: e chi assume il potere di governare una città, per quanto non possa gradirlo, dovrebbe ben saperlo ed accettarlo. Un gioco che è tutto, fuorché l'intenzionale progetto di ledere la pubblica reputazione di Bassano del Grappa. Scaturendo anzi critiche e osservazioni negative dall'amore viscerale per la stessa e per il monumento che la rappresenta e non certo da una presunta tendenza a nuocere e a generare danni dai contorni tarantiniani.
Skill Bill.
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